Ecco il motivo per cui siamo chiamati a credere nelle Profezie

Quando si parla di profezie, c’è chi afferma che non si tratta altro che di superstizioni e che i cristiani che ci credono sarebbero dei creduloni. Nulla di più errato e menzognero. 

Le Sacre Scrittura e la storia dell’umanità dimostrano infatti qualcosa di molto diverso.

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L’assunto che le profezie sarebbero qualcosa di irrealistico o persino di farneticante è qualcosa di estremamente lontano dalla verità. Tutto il cristianesimo, infatti, a ben vedere non sarebbe tale se non si fosse creduto, fin da principio, nelle cosiddette “profezie”, compresa la capacità che Dio dona ad alcuni uomini di avere preveggenze sul futuro.

L’inganno di chi vorrebbe annullare ogni profezia

Si tratta infatti di un inganno, quello di credere che non esistano profezie, che purtroppo spesso colpisce anche teologi o uomini di Chiesa, destando quindi grande doloro e segnando una ferità nel cuore della cristianità che sarà dura da rimarginare. Una teologia che si focalizza solo sul Nuovo Testamento, dimenticando tutto l’Antico, è una teologia che si tronca da sola.

L’intero Antico Testamento, è una grande profezia che anticipa l’avvento di Gesù e del suo Regno, che un giorno si compirà. Di questo, infatti, i cristiani ne sono ben certi, come ha spiegato anche lo scrittore e apologeta cristiano Vittorio Messori in uno dei suoi scritti pubblicati di recente con il titolo “Vivaio”.

Le Scritture sono pieni di riferimenti profetici, da Adamo che è modello di Colui che doveva venire all’Esodo ebraico che è preannuncio del Battesimo cristiano. L’arrivo di Gesù è poi tutto caratterizzato da una profezia che annuncia la sua nascita a Betlemme da una vergine, la sua discendenza dalla stirpe di Davide, la sua sofferenza fino alla Croce che precede la sua Gloria. 

Alla radice dell’annuncio di Gesù c’è proprio la Profezia

In sostanza, fin dall’inizio della storia l’annuncio di Gesù ha fatto strada tra le genti per culminare con l’Incarnazione. Di conseguenza, il Nuovo Testamento trova tutta la sua forza e la sua essenza proprio nell’Antico. Eppure oggi c’è chi rifiuta l’idea della profezia come di un annuncio rispetto a qualcosa che dovrà arrivare. 

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“Crediamo che occorra guardarsi, da un lato, dall’ossessione di chi cerca nelle antiche Scritture il preannuncio di ogni minuzia; e, dall’altro lato, guardarsi anche dal pensare che i termini «profeti» e «profezie» siano sempre da leggere senza riferimento al preannuncio del futuro”, specifica a tal proposito Vittorio Messori, ricordando però senza alcun dubbio “che , stando alla dottrina indiscussa, l’anticipo del futuro è possibile, ed è un miracolo di ordine morale che attesta l’onniscienza di Dio. Egli conosce il futuro e può partecipare, secondo Sue scelte imperscrutabili, questa conoscenza dell’uomo”.

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“Mi capita di leggere in opere teologiche attuali che questa sarebbe una concezione «grossolana, inattendibile, premoderna» della profezia”, è il commento dello scrittore. Mi riesce difficile capire perché. Forse, basta, anche qui, non lasciarsi impressionare dalle mode e stare con i santi, i quali – tutti – non solo credettero alla possibilità di questo miracolo di prescienza ma, spesso, furono essi stessi privilegiati dalla conoscenza del futuro“.

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