Specialità della tradizione dedicata a santa Cecilia, le pettole sono buonissime e perfette in questa stagione. Ecco la ricetta per realizzare questa prelibatezza stuzzicante.
Il 22 novembre ricorre la memoria liturgica di santa Cecilia e tradizionalmente la gastronomia popolare rende omaggio a questa martire del III secolo con una bontà adatta a far da antipasto o da snack salato. Si tratta delle pettole, specialità tipica di alcune regioni dell‘Italia meridionale come Campania, Calabria, Basilicata e Puglia.
Come accade per molti piatti dedicati ai santi, anche le pettole hanno un’origine ormai remota e sono state ideate in modo del tutto inaspettato. In perfetta linea con il periodo di tardo autunno in cui vengono preparate, le pettole sono accompagnate da un mood festoso che fa in qualche modo anticipare un po’ le feste natalizie.
Composte in globi irregolari di media dimensione, le pettole sono composte da pasta lievitata che risulta perciò particolarmente morbida. Fritte in olio bollente, per poterle gustare appieno vanno mangiate prevalentemente calde appena fatte.
Le origini delle pettole sono incerte. Ci sarebbe una tradizione che le fa appartenere all’arte culinaria arabo-turca o greca. Ma nello specifico, quelle che si preparano per santa Cecilia sono da ricondurre ad un’usanza pugliese, relativa in modo particolare alla città di Taranto.
La devozione a santa Cecilia si è mantenuta sempre forte nel corso del tempo attraverso i secoli. La patrona della musica è stata tanto venerata nel Sud Italia e per caso hanno avuto origine queste morbide palline di pasta soffice e fritta.
Possono rappresentare un antipasto per iniziare un pranzo o una cena, ma le pettole si prestano anche ad essere consumate come snack per un aperitivo sostanzioso. Per certi aspetti possono esser paragonate a delle frittelle, e sono diverse le varianti con cui vengono tradizionalmente realizzate.
Le più classiche sono salate, ma si possono fare anche dolci e il gusto varia in base a piccoli dettagli e alla manualità di chi le prepara. Questa prelibatezza è associata alla santa martire perché per una serie di coincidenze ha avuto origine nel giorno in cui la si commemora.
In un’epoca imprecisata una donna tarantina era impegnata a preparare l’impasto per il pane quando si dimenticò di controllare l’andamento della lievitazione e questo lievitò troppo a lungo. Non era più adatto per la preparazione del pane, così lei, per non sprecarlo decise di staccarne piccole parti e gettarle nell’olio bollente.
Le famose pettole nascono quindi come ricetta di recupero e anti-spreco, un piatto povero e semplice, estremamente economico e tanto gustoso. Inizialmente furono chiamate Pettel, che significava “piccola focaccia” poiché nel dialetto pugliese essa veniva definita “pitta”. Da qui la derivazione del nome “pettole”.
Affinché non appesantiscano e risultino leggere e ben digeribili, è bene asciugare accuratamente le pettole dall’olio in eccesso dopo la frittura. Munirsi perciò di abbondante carta assorbente per catturare i residui di olio. Inoltre, per un risultato più morbido e una consistenza meno pesante è consigliabile friggerle in olio di semi, di girasole o di arachidi, anche se originariamente la ricetta prevedeva la frittura in olio di oliva.
Ingredienti
Preparazione
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