La sua umiltà ed il suo costante dialogo con Cristo crocifisso sono esempio per le donne di oggi.
Edvige Carboni è nata a Pozzomaggiore (piccolo paesino in provincia di Sassari) il 2 maggio del 1880. Era figlia di umili contadini e sin da piccolissima ha cominciato a mostrare di possedere dei carismi particolari. La madre raccontava che la stanza s’illuminò il giorno in cui partorì e sul fondo apparve un ostensorio luminoso. Pochi giorni dopo la sua nascita apparve sul petto della bimba una croce (segno che rimase visibile per tutta la vita) e mesi dopo uno sciame di api bianche volò sopra la sua culla senza nuocerle.
Consacratasi a Cristo da adolescente (fece voto di castità) narrò nel suo diario di aver avuto molte visioni di Gesù, della Madonna e del suo angelo custode. Nel corso della sua vita, proprio per i carismi di cui era dotata, ricevette numerose vessazioni diaboliche e, a 29 anni, il dono delle stimmate. Morì a Roma nel 1952, è stata beatificata dal cardinale Becciu il 15 giugno scorso.
Nel corso dell’omelia in cui è stata consacrata Beata, tenutasi a Pozzomaggiore, il cardinale Becciu (Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi) ha speso parole importanti per questa donna la cui vita di fede e sacrificio è rimasta sconosciuta a molti: “anche una vita semplice e ordinaria può sperimentare una solida comunione con Dio”. Il monsignore ha spiegato che anche una vita ordinaria come quella condotta da Edvige può d’esempio a molti che intendono percorrere la via della santità.
La Beata, infatti, ha avuto un costante dialogo con Cristo in croce, ha accettato di portare le stimmate ed ha sofferto le vessazioni demoniache. Ciò nonostante il suo più grande desiderio è stato quello di portare nella vita degli atei la parola di Cristo. Il tutto lo ha fatto senza cercare alcun onore o gratificazione, perché la sua unica gratificazione era quella di ricevere l’amore di Dio: “Il suo chiodo fisso era il paradiso cui si augurava di arrivare sperimentando, nella prova, il soccorso della misericordia del Signore”, spiega infatti il cardinale Becciu a conclusione dell’omelia.
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Luca Scapatello
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