C’è l’ombra di una sfida mortale lanciata sul social TikTok dietro la morte di una ragazzina di appena dodici anni. L’ennesimo evento nefasto dietro questo social.
Una tragedia che fa gridare con tutta la voce al cielo: è ora di fare basta. C’è bisogno di regole, di educazione per i giovani, di controllo e soprattutto è arrivato il momento di mettere chiaramente in luce cosa è bene e cosa è male. Non è accettabile che continuino a verificarsi tali tragedie.
Il fatto è ancora da accertare, ma non si esclude l’ipotesi di un suicidio. La bambina, di dodici anni, è stata trovata senza vita nel bagno di casa. Si è impiccata con la corda di un accappatoio legata intorno al collo.
Il tragico evento è accaduto nel pomeriggio di domenica 14 marzo a Borgofranco, in provincia di Ivrea. Il papà della giovanissima vittima ha lanciato l’allarme ma non c’è stato nulla da fare.
La drammatica ipotesi che è stata formulata dagli investigatori è che abbia partecipato ad una folle sfida lanciata su TikTok, la “blackout challenge”. L’ennesimo dramma, in sostanza, legato a questo “gioco” a tutti gli effetti demoniaco .
La bimba avrebbe quindi legato la corda dell’accappatoio intorno al collo, e l’altra estremità è stata sospesa ad un mensola. In pochi secondi il suo cuore ha smesso di battere. Il padre della figlia ha rinvenuto il suo corpo senza vita e non c’è stato nulla da fare, nonostante l’intervento tempestivo del 118.
Subito sono arrivati sul posto i carabinieri del Comando locale, che ora stanno indagando sulla tragedia dopo avere sequestrato smartphone e pc della bimba. Insomma, le circostanze del decesso fanno pensare a un dramma simile a quello della piccola Antonella, la bimba palermitana di 10 anni morta soltanto alcuni mesi fa sempre per aver aderito a una simile “sfida” social.
Purtroppo però ad avere dubbi pesanti sembra essere proprio lo zio della bambina, Domenico. “È colpa di quel social network che hanno i ragazzini, TikTok”, ha dichiarato l’uomo a Repubblica. “Non un suicidio? No, non lo avrebbe mai fatto, era una ragazzina senza nessun problema. Solo ieri abbiamo parlato di quello che avrebbe voluto studiare alle superiori”.
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L’uomo ha tuttavia concluso spiegando che “le indagini sono in corso. Per fortuna siamo riusciti a sbloccare il cellulare e lo abbiamo consegnato ai carabinieri che indagano. Ma non riesco a trovare nessuna altra spiegazione. Ieri ci siamo visti tutti insieme, abbiamo parlato. Era tranquilla. Purtroppo questo non è un bel periodo perché un mese fa è mancato anche il nonno e ieri abbiamo celebrato la messa di trigesima”.
Purtroppo, la vicenda è solo l’ultima di una lunga serie di eventi mortali soprattutto tra i giovanissimi. Qualcosa di simile è successo anche nei giorni scorsi a Roma, in Corso Francia, dove un gruppo di giovani si lanciava contro le auto per gioco. Anche in questo caso, l’ombra di una folle sfida sui social.
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Ora, nel disperato tentativo di arginare il fenomeno mortale per numerosi giovanissimi sul social network, il garante della privacy ha chiesto controlli più stringenti a partire dal prossimo 9 febbraio, e soprattutto per cercare di evitare che i minori di 13 anni possano connettersi alla piattaforma del social cinese.
Tuttavia, ciò è giusto ma non sufficiente per analizzare cosa si nasconda dietro un dramma di queste proporzioni. Ci si chiede infatti chi si nasconda dietro questi eventi nefasti, con quale intenzione e motivazione si permetta che ignari bambini finiscano uccisi per tali stupidi eventi, e si è certo che non è soltanto la mano umana a muovere le mani di ignori agenti del male che, nell’oscuro, permettano o addirittura provochino drammi di questa portata.
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Il demonio, purtroppo, lavora nell’oscuro ed è sempre in agguato. Oggi, come sempre, è necessario combatterlo con tutte le forze.
Giovanni Bernardi
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