Il Coronavirus non è certo la prima epidemia della storia. Nel corso della terribile “peste nera” del Trecento, il testo dell’Ave Maria mutò nella forma.
Un radicale cambiamento nella forma scritta dell’invocazione mariana affonda le sue radici in un momento storico in cui la popolazione mondiale visse una situazione non troppo distante dai recenti vissuti.
Erano infatti gli anni Cinquanta del XIV secolo, quando l’Europa fu infestata dalla terribile epidemia denominata “peste nera”. In quell’occasione, come in tante altre, il popolo si affidò alla protezione della Vergine Maria. E proprio durante quei terribili istanti, come riporta Aleteia, venne aggiunta alla preghiera la frase “Adesso e nell’ora della nostra morte”.
La peste nera cambiò il testo dell’Ave Maria
Il prezioso contributo storico in materia ci viene consegnato, come leggiamo dalla fonte, da Monsignor Fulton J. Sheen. L’Arcivescovo e scrittore statunitense (1895 – 1979) arricchì la storia della Chiesa con un’opera molto importante: Il primo amore del mondo. In quest’opera, il Vescovo menzionava proprio l’aggiunta della frase nel testo dell’Ave Maria. La frase, sosteneva il Vescovo, ” è un grido spontaneo del popolo in un tempo di grande calamità. La morte nera, che falcidiò l’Europa”.
Struttura della preghiera
Questa particolare aggiunta, dovuta alla situazione di calamità e difficoltà che l’intera Europa stava percorrendo, si andava ad aggiungere alla struttura di invocazione già presente nel canone. Infatti, la preghiera mariana, inizialmente, si componeva di sole due grandi parti. La prima era relativa all’Annunciazione: “Rallegrati, piena di Grazia, il Signore è con te”. La seconda parte era invece relativa alla Visitazione di Elisabetta, di cui parla Luca nel suo Vangelo: “Benedetta tu sopra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”.
Ora e nell’ora della nostra morte
La frase “Ora e nell’ora della nostra morte” venne dunque aggiunta quando le disastrose conseguenze della peste nera incitarono i credenti ad “implorare la Santa Madre di Dio”, per usare le parole del Vescovo Sheen, affinché potesse proteggere l’intera popolazione dalla minaccia. Come leggiamo dalla fonte, la preghiera, nella sua forma completa, è stata poi pubblicata nel Catechismus ad Parochos del Concilio di Trento, il diciannovesimo concilio ecumenico della storia, che, con diverse interruzioni, si concluse nel 1563.
Fabio Amicosante
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