In un sermone di sant’Agostino, si legge: “Da pochissimi giorni abbiamo celebrato il Natale del Signore, in questi giorni celebriamo con non minore solennità la sua manifestazione, con la quale cominciò a farsi conoscere dai pagani.
Era nato colui che è la pietra angolare, la pace fra provenienti dalla circoncisione e dalla incirconcisione, perché si unissero in lui, che è la nostra pace e che ha fatto dei due un popolo solo.
Tutto questo è stato prefigurato per i Giudei nei pastori, per i pagani nei Magi … I pastori giudei sono stati condotti a lui dall’annuncio di un Angelo, i Magi pagani dall’apparizione di una stella”.
Siamo a 12 giorni esatti dal Natale e celebriamo l’Epifania del Signore, un evento che rappresenta la manifestazione, la presentazione, di Gesù Bambino al mondo conosciuto. Lo stesso termine “Epifania” deriva dal greco “Epifàino”, ossia “mi rendo manifesto”.
Con la ricorrenza dell’Epifania, chiudiamo liturgicamente il Tempo del Natale. Iniziamo a parlare del Signore venuto nel mondo come del Messia atteso e fattosi uomo per la sua gente, per coloro che lo aspettavano e per tutti gli “altri” che ancora non lo conoscevano (o non lo conoscono).
E’ lui l’Emmanuele, il Dio con noi, sceso sulla terra per richiamare ogni uomo alla verità divina e a partecipare al progetto della salvezza eterna, al Regno di Dio.
Nel Martirologio Romano (il Libro liturgico, in cui sono contenute le date e le vicende riguardanti le vite dei Santi e le feste religiose), si legge, in merito alla data del 6 Gennaio: “Solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai Magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria”.
L’Epifania per i primi cristiani
Infatti, sin dal III secolo, i cristiani indicarono con il termine “Epifania” ogni manifestazione divina di Gesù, espressa nei miracoli, come nelle guarigioni e in tanti altri segni.
L’adorazione dei Magi a Betlemme, il Battesimo di Gesù al Giordano ed il primo miracolo di Gesù alle nozze Cana, né erano un esempio emblematico.
Oggi, invece, col termine “Epifania”, si intende la prima manifestazione pubblica della sua divinità, quella relativa alla visita dei Magi, nella grotta della Natività.
Sembra che, già nel II secolo, il Battesimo di Gesù, fosse celebrato dal gruppo dei cristiani Basiliani, una setta gnostica, perché credeva che l’incarnazione di Cristo Dio, in un uomo, avvenisse al momento del suo Battesimo e non per mezzo della sua nascita dalla Vergine Maria. L’istituzione della festa dell’Epifania, come la conosciamo noi oggi, venne (ripulita dalle credenze errate dello gnosticismo) propagata, in seguito, dalla Chiesa cristiana Orientale. A partire dal IV/V secolo, anche da quella Occidentale.
I Re Magi omaggiarono il Re dell’Universo, posto in una fredda mangiatoria. Un riconoscimento reso ancora più importante dal fatto che essi rappresentavano, non il popolo che attendeva il Messia, ma tutti gli “altri”, quelli che non sapevano affatto della possibilità che Dio si manifestasse agli uomini.
I doni dei Magi
I doni che portarono con se furono il segno del loro tributo, nel riconoscere in Gesù il salvatore della storia.
L’oro, portato in dono dai Magi, è simbolo, infatti, della regalità. L’incenso segna il suo sacerdozio divino. La mirra (utilizzata, all’epoca, per preparare i corpi alla sepoltura) annunciava il suo incontro con la morte terrena.
“Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”, dice Matteo al Capitolo 2.
Così, la grazia del Bambinello comincia a risplendere al cospetto di tutti coloro che a lui si presentano. Alcuni lo riconoscono (poiché ne avevano sentito parlare), altri lo scoprono, ma nessuno rimane indifferente alla bellezza della sua ingenua amorevolezza. Egli esprime la potenza dell’Altissimo nel sorriso accogliente e indifeso di Gesù Bambino, di colui che concede all’umanità una possibilità di redenzione totale.
Gli ortodossi, usano il calendario giuliano, non quello gregoriano (il nostro), per cui celebrano il Natale il 7 Gennaio. Conseguentemente, l’Epifania ortodossa è celebrata il 19 Gennaio (sempre a 12 giorni dal Natale).
In Italia, L’Epifania è anche una festa civile, (non è stata tale negli anni dal 1978 al 1985). Lo è pure in Austria, in Croazia, in Finlandia, in molti luoghi della Germania, in Grecia, in Slovacchia, in Spagna, in Svezia, in alcuni cantoni della Svizzera, nella Repubblica Dominicana, in Polonia, a Porto Rico, in Inghilterra, nel Galles, nell’Irlanda del Nord.
Antonella Sanicanti
© Riproduzione riservata
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI