Il re del liscio, così è noto a Reggio Emilia, ha affrontato una terribile prova a causa del Covid. Ma nel momento più atroce gli è accaduto qualcosa di veramente speciale.
“Ho passato 50 giorni all’inferno” – ha commentato Felice Tavernelli. Pensava di non farcela ma, alla fine, è stato più forte lui ed ha vinto la sua battaglia contro il virus.
Una lotta durata ben 50 giorni, i “50 giorni all’inferno” come lui stesso li ha definiti. Felice Tavernelli, il re del liscio di Reggio Emilia, è tornato a casa dopo aver trascorso un periodo di degenza in ospedale a causa del Coronavirus.
Non è stato facile per lui: “Nessuno può immaginare cosa significhi essere contagiato dal Covid ed esserlo così pesantemente come è capitato a me. Ho visto di tutto. Sentito ogni cosa. Eh sì, ci sono stati momenti in cui ho pensato di non farcela. Di non avere più la forza di reagire. Ero disperato” – ha commentato durante un’intervista.
La battaglia contro il Covid è iniziata qualche giorno dopo Natale, quando ha iniziato ad avere i primi sintomi: “Prima una brutta tosse. E una grande stanchezza. Ho fatto il tampone e sono risultato positivo. Ho iniziato le terapie a casa, ma giorno dopo giorno peggioravo, fino a quando mi è stata diagnosticata la polmonite bilaterale. Il 3 gennaio ero all’ospedale” – ha continuato.
Felice è stato sottoposto a pesanti terapie: “Mi sentivo sempre più debole. Poi la terapia intensiva, durissima, per venti giorni. E ogni giorno poteva essere l’ultimo” – racconta l’uomo.
I pensieri, la sua famiglia, il sentire la presenza di sua figlia, morta prematuramente nel 2017 per un incidente stradale: “Poi sentivo la mano di mia figlia sulla fronte, e trovavo la forza di reagire. Un giorno, è passato il diacono e mi ha detto che era stata ricoverata anche mia moglie. Un’altra mazzata. Per fortuna lei si è ripresa abbastanza velocemente”.
La domanda che, in molti, hanno fatto a Felice è quella per sapere come si esce dopo aver contratto il Covid: “Diversi. Cambiati. Un esempio: io non sono credente. Ma ho saputo che tantissimi amici e conoscenti, mentre ero all’ospedale, si riunivano in piccoli gruppi di preghiera. Per me. Perché guarissi. Questo mi ha fatto pensare molto. Vedere le cose in modo diverso. Adesso mia figlia la vedo in Paradiso”.
LEGGI ANCHE: Il Covid la separa dal suo cane ma lui arriva a sorpresa in ospedale
Anche se stanco dopo dieci giorni di riabilitazione, non vede l’ora di ritornare a casa, e riprendere una normalità e potersi finalmente fare la barba da solo, racconta con un sorriso. L’artista non dimenticherà mai “la professionalità, la serietà e l’umiltà del personale sanitario, e dagli infermieri. I loro sguardi sono stati cura” – conclude Felice.
Fonte: lagazzettadireggio
ROSALIA GIGLIANO
“Fammi sentire la tua presenza”. È la preghiera della sera da recitare questo Giovedì per…
Gesù ci ha offerto molti insegnamenti di vita cristiana attraverso le sue parabole. Tra queste,…
La commovente storia di un uomo concepito da uno stupro che esalta il coraggio della…
Nell'attesa del Giubileo, Papa Francesco istituisce una festa davvero particolare per dare maggior risalto a…
Tutto ha inizio con la venerazione di un sacerdote alla Madonna del Lume che si…
Per nove giorni consecutivi ci rivolgiamo con fiducia alla Vergine Maria che per il tramite…