Oggi è una delle testimonianze più importanti che ci siano state tramandate, fu messo sulla croce al di sopra del suo capo.
Insieme alla stessa croce di Cristo ed alle altre reliquie che ricordano il momento più tragico della vita terrena del Signore.
È, oggi, conservato nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme ed è stato (lo è ancora oggi) oggetto di osservazione di molti esperti del settore.
È conosciuto ai più con l’appellativo di “Titulus Crucis”. Si tratta della tavoletta che fu posta sulla croce di Gesù sulla quale era inciso, in diverse lingue, il motivo della sua condanna a morte: “Gesù Nazareno, il Re dei Giudei”. Per noi, oggi, è una delle più importanti reliquie che abbiamo di quel momento così doloroso.
Elena, la madre dell’imperatore Costantino, dopo essersi recata in Terra Santa nei luoghi dove si era compiuta la passione di Gesù, tornò a casa con diverse reliquie. Nella sua residenza, fece edificare una cappella all’interno della quale vi pose questi oggetti sacri.
Essi erano alcuni frammenti della croce di Gesù, alcuni dei chiodi e, soprattutto, il cartiglio posto sulla croce stessa, il famoso Titulus Crucis. Ma di cosa si tratta nello specifico? È una tavoletta in legno con l’iscrizione, posta su tre righe e in diverse lingue, ebraico, greco e latino. Su di essa era scritto: “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, “Gesù Nazareno re dei giudei”. Quella che, noi, oggi, conosciamo anche come sigla “I.N.RI.”.
Sulla croce di Gesù posero il motivo della sua condanna, come era di norma nel diritto romano. Gesù si era proclamato re dei Giudei e, per questo, era stato condannato a morte. Ma tutti avevano il cartiglio sulla croce? No, può esser definito una sorta di privilegio per i condannati a morte definiti “speciali”.
I tre simboli della sua condanna, come spiega un articolo di Vatican News, ovvero la corona di spine, il cartiglio e la canna nella destra posta in mano a Gesù quando tutti iniziano a prendersi beffe di lui, era il modo più comodo ed anche più semplice per umiliarlo. Un re (così come si definiva) che non ha nessuno che lo difende nel momento della maggiore difficoltà.
Ancora oggi, come le altre reliquie che si rifanno alla passione e morte di Gesù, continuano ad esser oggetto di studio, sia come approfondimento sulla vicenda stessa, sia per verificarne l’autenticità con strumenti sempre più sofisticati.
Stando a Vatican News, sono due le tesi più accreditate circa l’autenticità del Titulus Crucis. La prima, dopo l’ultima analisi eseguita nel 2002 al radiocarbonio, afferma che si tratta di una tavoletta di legno databile intorno al X secolo d.C. e che, quindi, non potrebbe esser dell’epoca di Gesù nella quale sono avvenuti i fatti.
La seconda tesi, invece, la ritiene una copia quanto meno fedele di epoca contemporanea alla morte di Gesù, in particolare per i caratteri paleografici riconducibili, proprio, al I secolo d.C.
Una delle più importanti reliquie che ci conduce, con mano, al momento più difficile per Gesù dove, davvero, era stato lasciato da solo.
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