Una grave emorragia, dovuta al parto, le stava portando via la vita, ma Anne avvertì qualcosa di straordinario e rassicurante.
“… Prima uscii dalla stanza, poi mi mossi a gran velocità verso una luce di grande splendore. Non avevo più dolori. All’improvviso mi fermai, con l’impressione di galleggiare sull’acqua.
(…) La luce verso la quale prima mi ero mossa era adesso ovunque intorno a me: non più così sfavillante, ma più morbida, più dolce. Mi sentivo incredibilmente bene.
Ora sentivo che qualcuno si avvicinava a me, superava i confini del mondo (o dello stato di coscienza?) in cui mi trovavo. Sapevo anche che stava venendo da destra, rispetto a me. In pochi secondi lui (l’Angelo) entrò nel mio mondo, da una distanza di cento, mille anni luce; mi venne accanto e mi prese la mano destra.
Appena mi ebbe preso la mano, io seppi che era il migliore amico che avevo. Seppi anche che io ero una persona speciale per lui. (…) Ci incontrammo, ci capimmo, ci sentimmo, pur senza vederci. Senza parole mi disse che era venuto per la mia creatura. La mia creatura? -chiesi io piena di gioia e felicità, per il fatto che uno dei miei bambini sarebbe andato con lui: ero addirittura sopraffatta dalla gioia! Sapevo che era un onore essere la madre di un bambino che lui aveva scelto di tenere con sé (parlavamo della sua vita, non della sua morte!).
(…) Fece un gesto con la mano nell’aria e improvvisamente potei vedere i medici e le infermiere con la mia bambina. Il dottore la visitava e la metteva su una specie di bilancia che doveva indicare la durata della sua vita (non il suo peso!). Ci rendemmo conto che lo strumento non funzionava a dovere e dava dati sbagliati. Il dottore disse che la bimba sarebbe vissuta ottant’anni, ma l’Angelo accanto a me scosse la testa e mi disse: “Gli uomini si fidano tanto delle loro macchine che non vedono la verità. La bilancia sbaglia, la bimba vivrà soltanto quattro giorni …”.
(…) Lui mi lasciò la mano ed io sentii che mi allontanavo, che scendevo in fretta; intanto continuavo a ripetere che dovevo ricordare …”.
Anne si svegliò, vide la sua bambina appena nata e sembrava si fosse dimenticata della visione, mentre i dottori le spiegavano che aveva subito un grave shock pressorio.
La bimba il quarto giorno morì e fu allora che Anne ricordò ogni cosa, avvenuta durante il suo stato comatoso. Quell’esperienza di premorte divenne per lei e per la sua grave perdita un momento di consolazione, nella fede.