“Ero pronto a morire. Poi l’incontro col vescovo Negri” cambiò radicalmente le cose, racconta un uomo di Ferrara, che lo scorso Marzo aveva deciso per il biotestamento.
Salvatore Vono, 57 anni, malato di SLA, aveva scelto anche la buona morte, ma, poi, è accaduto qualcosa: “Perché io voglio vivere”, anche se immobilizzato su una sedia a rotelle e per dire “si” o “no” può muovere solo gli occhi.
La sclerosi laterale amiotrofica ha cominciato a colpirlo inesorabilmente nel 2014 e, ora, convive con un respiratore e una protesi all’ occhio destro.
“La solitudine è devastante. Lo Stato ti fa sentire solo e ti fa capire che sei un costo, un disturbo, un peso per la famiglia”.
Ecco perché aveva deciso di non combattere più, di preferire la morte alla vita.
E’ stato Monsignor Luigi Negri a farlo riflettere.
“Ero pronto a morire”, ora solo a combattere per la vita
A raccontare quell’incontro è la moglie di Salvatore, Silvia: “Gli disse che Dio aveva scelto lui, come aveva fatto con suo figlio Gesù. E che valeva la pena provarci, andare avanti, continuare a vedere fiorire le piante, anche con quella malattia, anche senza più la sua voce e la mobilità di braccia e gambe”.
Così, Salvatore ha scelto di vivere ancora, nonostante tutto, e, quando la moglie Silvia sembra domandarsi cosa può fare per aiutarlo, di cosa potrebbe aver bisogno Salvatore per stare un po’ meglio, lui indica una sola parola, tra quelle poste sul tabellone che usa per comunicare coi familiari: “A-M-O-R-E”.
Antonella Sanicanti