Troppo spesso sono molti i cattolici che, inconsapevolmente, commettono errori liturgici quando partecipano alla liturgia
Questa infatti richiede degli atteggiamenti e dei comportamenti a cui dobbiamo necessariamente far fronte ogni volta che ci rechiamo in Chiesa per la Messa. Scopriamoli insieme
I riti e le liturgie sono scanditi passaggio per passaggio da regole ben fissate, e se non si è pienamente a conoscenza di tutti i dettagli di cui sono composti, il rischio di incappare in piccoli errori liturgici è sempre dietro l’angolo. Senza contare, poi, il disagio che il fedele può vivere proprio durante la Messa nel momento in cui non sa come comportarsi.
Gli errori liturgici più diffusi. Quando inginocchiarsi?
Uno degli errori liturgici più diffusi riguarda l’inginocchiarsi in Chiesa. Quando farlo? E quando restare in piedi? Spesso ci comportiamo in linea con quanto fa il resto dell’assemblea, ma sicuramente è bene averne piena contezza, così da poter adempiere in pieno al giusto comportamento, ed eventualmente correggere anche quello del nostro vicino, inducendolo a fare meglio.
Il Messale Romano spiega che i fedeli che partecipano al rito della Messa si inginocchiano nel momento della consacrazione, a meno che non ci siano motivi pratici che lo impediscano, come problemi di salute o la ristrettezza o l’affluenza nella Chiesa in cui si sta celebrando la Messa. Il consiglio tuttavia che viene dato è quello di rimanere nella posizione inginocchiata per tutto il tempo della consacrazione e alzasi sono nel momento in cui viene pronunciata la formula: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.
Lo scambio della pace
Altra questione di grande importanza riguarda il momento dello scambio della pace. Tanto fondamentale che addirittura Papa Benedetto XVI ha voluto specificare, all’interno dell’’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, che durante il momento in cui si compie questo gesto, è opportuno che ci sia una moderazione nello scambio della pace con la mano, perché il rischio è che vengano assunte dai fedeli espressioni talvolta un po’ “eccessive”, finendo però per recare in maniera infausta qualche confusione negli altri fedeli e quindi in tutta l’Assemblea, in un momento che peraltro precede di poco quello della Comunione.
Come comportarsi
Allora come fare per comportarsi nel migliore dei modi? Lo spiega in una lettera il cardinale spagnolo Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo metropolita di Valencia. Il porporato, nel documento, sostiene la legittimità del fatto che non è assolutamente necessario invitare gli altri a scambiarsi reciprocamente la pace in maniera meccanica, perché si rischia di non effettuare questo scambio in maniera adeguata. Quindi evitare spostamenti troppo forzati, o che il sacerdote abbandoni l’altare, ma al contrario sarebbe consigliabile effettuare questo gesto solo se ogni volta si ha la piena consapevolezza di ciò che si sta compiendo. Questo rito ha la funzione di manifestare pace, comunione e carità, partecipando all’implorazione della pace e dell’unità della Chiesa stessa e per l’intera famiglia umana. Con quel darsi la mano allo stesso tempo esprimiamo “la comunione ecclesiale e l’amore vicendevole”.
Un errore poco conosciuto. L’Amen dopo il Padre Nostro
A differenza di ciò che molti credono, durante la liturgia non è bene terminare la preghiera più nota della cristianità, il Padre Nostro, pronunciando la parola Amen. Non è infatti come quando preghiamo in casa, o in altri luoghi. Infatti, in Chiesa, quando finisce la recita del Padre Nostro la preghiera continua per bocca del presbitero. Nel momento in cui l’assemblea afferma “liberaci dal male”, il sacerdote deve ancora pronunciare l’ultimo passaggio della preghiera con la frase: “Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”. Questo è il momento nel quale pronunciare finalmente il nostro: “E così sia!”
L’errore di sovrapporsi al sacerdote in preghiere che spetta solo a cui recitare
Altro errore che spesso si commette è quello di sovrapporsi al sacerdote per alcune formule di preghiera che invece spetta solamente a lui pronunciare. Come ad esempio nella formula con la quale il celebrante chiude la parte centrale della Messa, in cui si dice “Per Cristo, con Cristo e in Cristo…”, e la cui pronunciazione è riservata a lui. Un passaggio che può trarre in inganno i fedeli è quello in cui afferma “tutti insieme”. Nonostante ciò, bisogna rispondere amen solamente alla fine della preghiera, e per il resto rimanere fermi e in silenzio. Lo stesso vale per la preghiera della pace, quella in cui il sacerdote dice “Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’…”
Il bisogno di dare giusta importanza al digiuno eucaristico
Infine, un ultimo elemento a cui spesso non sì dà la giusta importanza è quello del digiuno eucaristico. Secondo le norme della Chiesa infatti, è richiesto un digiuno di un’ora da qualsiasi tipo di bevande o cibo prima di prendere la Comunione durante la Santa Messa. Ad eccezione, ovviamente, di acqua e medicine. Ma che comprende, invece, la gomma da masticare, sia prima che dopo la celebrazione. Una regola che di fatto non è facoltativa, e che infrangerla in maniera coscientemente rappresenta un andare contro alle norme della Chiesa, che in quanto tali sono sacre.
Norme, dunque, che non devono essere recepite come l’imposizione di un arcaico protocollo comportamentale ma come l’indicazione per dare, nel modo corretto, il pieno rispetto alla liturgia e all’identificazione della presenza reale di Gesù Cristo all’interno dell’Eucarestia.
Giovanni Bernardi
Fonte: iotibenedico.info
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