Chi rinnega l’Inferno non accetta una parte delle rivelazioni contenute nei Vangeli: le fiamme infernali e le punizioni dei dannati sono descritte da Gesù.
L’esistenza dell’Inferno, così come quella di lucifero, sono una realtà contenuta nel messaggio divino di Gesù, sceso in terra proprio per salvarci dalla dannazione eterna.
Non si può accogliere il messaggio divino di salvezza dai peccati senza accogliere quello della dannazione per i maledetti. Gesù si fa portatore della lieta novella, ovvero della possibilità di redenzione per ogni essere umano. Egli illustra agli uomini della Giudea quali sono le linee guida per ottenere la redenzione: una conversione piena attraverso il battesimo e una vita di preghiera e dedizione al prossimo. Il tutto assoggettato all’accettazione dei dogmi di fede.
Chi non crede può sempre redimersi e convertirsi, facendo ammenda per i propri peccati ed intraprendendo un percorso di redenzione attraverso la fede. Nessuno, insomma, è condannato a prescindere, ma qualora la reiterazione del peccato avvenga consapevolmente e per tutta l’esistenza terrena la conseguenza sarà la dannazione eterna. Lo dice lo stesso Gesù Cristo e tale condanna è riportata nei Vangeli: “Allontanatevi da me, maledetti, nel fuoco – in ignem – nella prigione di fuoco ove il fuoco non si spegnerà mai. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi Angeli, e capiranno ciò che avranno fatto di male per essere gettati nella fornace: di fuoco -in camino ignis -“.
Durante tutto il periodo della dannazione, i maledetti saranno dunque avvolti da queste fiamme infernali. Ma in cosa consistono queste fiamme, qual è la conseguenza dell’esserne avvolti? Come tutte le cose che compongono le dimensioni ultraterrene non è possibile descriverle adeguatamente. In una storia ecclesiastica vi è un tentativo di descrizione delle pene infernali, raccontata attraverso la storia di due giovani vissuti ad Alessandria d’Egitto. Questi un giorno assistettero ad una messa, in cui un sacerdote cercava di descrivere le pene dell’inferno. Uno dei due derise il sacerdote, l’altro, spaventato dalla prospettiva, si convertì e scelse la vita consacrata.
Il primo morì qualche tempo dopo e Dio permise all’altro di ricevere una sua diretta testimonianza sulle pene dell’Inferno. Nella visione avuta dal religioso, l’amico dannato gli disse: “la Chiesa predica la verità quando predica il fuoco eterno dell’Inferno. I preti non hanno che un torto, quello di dire cento volte di meno di quel che ce n’è!”. La colpa di tale incapacità non è da attribuire ad una cattiva narrazione del parroco, quanto all’insufficienza da una parte dell’intelletto umano e dall’altro dell’umana comunicazione. Questo infatti in un secondo momento aggiunge: “No, l’occhio umano non ha mai visto, né l’orecchio udito, né il suo spirito ha mai potuto, né potrà mai concepire ciò che la giustizia di DIO riserva ai peccatori impenitenti. Io soffro, io soffro crudelmente in queste fiamme”.
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Luca Scapatello
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