I sacerdoti che oggi si formano per avversare e neutralizzare le possessioni diaboliche hanno, purtroppo, un duro lavoro da fare.
Sempre più il maligno infatti si insinua nei gangli della società e nei cuori delle persone, fingendosi talvolta buono, misericordioso, politicamente corretto.
Padre Amorth è stato uno dei più grandi esorcisti dell’epoca moderna, e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto importante tra gli esorcisti in Italia e nel mondo.
La sua eredità però contempla importanti accorgimenti per i religiosi che si confrontano con le possessioni diaboliche. Utili a comprendere se il caso che hanno davanti riguarda una persona solamente con dei problemi di tipo psicologico o psichiatrico. Oppure se si tratta seriamente di una possessione messa in atto dal maligno in persona.
Tra questi accorgimenti, ad esempio, ci sono i segni che il demonio lascia sul corpo della persone impossessata. Come ad esempio quello di una pupilla dilatata in maniera eccessiva, che nel momento in cui si direzione contro una luce diretta non si chiude nemmeno. Un altro segno può essere quello dell’arrossamento della sclera dell’occhio, come ad esempio nei casi di una banale congiuntivite.
Un terzo segno che deve mettere i sacerdoti in allarme è quello della voce, che diventa inspiegabilmente roca e baritonale. Questo anche nel caso si tratti di una ragazza. Altri sintomi straordinari riguardano, ad esempio, un improvviso allungamento del volto. O una forza straordinaria che si manifesta all’improvviso, il rifiuto violento di immagini sacre.
O ancora, quando la persona comincia a parlare fluentemente lingue sconosciute, oppure se comincia a manifestare di possedere una conoscenza improvvisa di cose occulte. Tutti casi che dovrebbero mettere in allarme i sacerdoti e farli immaginare che quella che hanno davanti potrebbe essere a tutti gli effetti una possessione demoniaca.
Di recente è stato pubblicato, a questo proposito, un libro molto utile. Il titolo è “Linee guida per il ministero dell’esorcismo – alla luce del rituale vigente”, ed è curato direttamente dall’Aie, l’Associazione internazionale esorcisti, per le edizioni Messaggero di Padova. Si tratta di un vero e proprio vademecum, in quanto a struttura.
Nel volume vengono infatti indicati per filo e per segno tutti i segni che permettono di riconoscere una possessione, una ossessione o una vessazione diabolica. Spiegando anche, di conseguenza, come comportarsi con le preghiere di liberazione e quelle di guarigione. In questo modo il manuale aiuta gli esorcisti e i membri dell’Aie “a evitare, nell’esercizio del loro munus, prassi o metodi non corrispondenti alle norme con le quali la Chiesa regola il ministero dell’esorcistato”.
Lo ha spiegato chiaramente, nell’introduzione al libro, il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma. L’esorcismo cattolico, ha scritto De Donatis, non è infatti una realtà “scabrosa, violenta, oscura quasi quanto la pratica della magia, alla quale lo si vuole contrapporre, ma, in ultima istanza, finendo per metterlo sullo stesso piano delle pratiche occulte”, e “non è frutto di un sapere esoterico; al contrario, corrisponde pienamente al ‘dettato’ dell’autentica tradizione“.
Un ruolo delicato e importante, quello dell’esorcista, che non può limitarsi ad essere una sorta di distributore di benedizioni. Ma deve invece contrastare con forze e impegno il contesto imperante di neo-paganesimo e di secolarizzazione anti-cristiana che, purtroppo, causa anche l’annacquamento o la perdita della fede.
Un ruolo in Italia svolto da 240 sacerdoti, a fronte delle circa 500 mila le persone che ogni anno chiedono aiuto. Numerosi importanti, che spingono a fare saldo riferimento alla linee guida esaminate e corrette dalla Congregazione per il Clero con il contributo della Congregazione per il Culto Divino e della Congregazione per la Dottrina della Fede.
“Il relativismo e la generale confusione lo deve spingere a curare maggiormente la vita spirituale dei suoi pazienti per farsi veramente prossimo di chi assiste”, spiega il religioso. Sottolineando che l’esorcista non può fare di testa sua, procedere su questioni e vicende così delicate e complesse “a proprio arbitrio”. In quanto sta operando “nel quadro di una missione ufficiale che lo rende in qualche modo rappresentante di Cristo e della Chiesa”.
Al contrario il sacerdote deve conoscere a menadito le norme stabilite dalla Chiesa, a cui deve attenersi con scrupolo. Norme che comprendono, ovviamente, la corretta celebrazione del sacramentale dell’esorcismo.
Giovanni Bernardi
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