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Dialogo tra un esorcista e il demonio che possedeva Anneliese Michel

Anneliese Michel

Anneliese Michel apparteneva ad una famiglia tedesca molto credente, ma, all’età di 14 anni, iniziò a stare male: si assentava, cadendo in una sorta di trance, aveva delle convulsioni inspiegabili e non ricordava, poi, cosa accadeva in quei momenti.
Il neurologo che la visitò all’epoca disse che aveva un’epilessia del lobo temporale. Secondo il dottore, anche l’ossessione per il Signore che Anneliese Michel stava manifestando, come le allucinazioni visive e uditive, potevano essere spiegate in quel modo.

Ma le cure mediche non diedero nessun esito e la ragazza iniziava a mostrare rigidità del corpo e impossibilità parlare.
Anneliese Michel cominciò a vedere il demonio, che le presagiva che sarebbe finita all’Inferno. Allora, alcuni sacerdoti cominciarono ad occuparsi di lei, ritenendola preda di una possessione demoniaca.
In 5 anni, i disturbi si erano centuplicati, ma tanto ci volle per trovare un esorcista che si potesse davvero interessare a lei.

A quel punto, lei era ridotta a strisciare per terra, leccando il suolo, mangiando insetti e rifiuti. Per il tempo rimanente, stava in ginocchio, come in preghiera.
Il suo Calvario durò ben 10 anni, mentre gli esorcisti dichiaravano che fosse posseduta da 6 demoni, che identificarono con Hitler, Caino, Nerone, Fleischmann (un sacerdote scomunicato), Giuda, Lucifero.
Anneliese Michel ricevette un totale di 67 esorcismi, ognuno dei quali durava 4 lunghe ore.
Purtroppo, il 1° luglio del 1976, Anneliese Michel morì, a soli 24 anni, di malnutrizione e disidratazione, poiché era arrivata a pesare solo 30 chili.

La sua vicenda fu molto controversa, tanto che sia i suoi genitori, che i suoi esorcisti furono accusati e processati per omicidio colposo. L’opinione pubblica ritenne, infatti, che avrebbe potuto salvarsi se, ricoverata in ospedale, fosse stata alimentata forzatamente, tramite flebo.
La storia di Anneliese Michel ha ispirato uno dei film horror più impressionanti: “L’esorcismo di Emily Rose”.

Antonella Sanicanti

 

 

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