La vicenda giudiziaria che si sta consumando in questi giorni in Vaticano, che ha portato all’arresto del broker molisano Gianluigi Torzi, presenta purtroppo ancora alcuni punti oscuri che le indagini della magistratura stanno cercando di portare alla luce.
Come è avvenuta l’estorsione, nel dettaglio? Siamo sicuri di conoscere già tutto? Come è possibile che una somma così cospicua sia stata consegnata al finanziere molisano, fino a quel momento sconosciuto, senza un minimo di prevenzione? Quali sono le tessere mancanti del puzzle?
Papa Francesco ha affermato pubblicamente in più occasioni di avere piena fiducia nella magistratura vaticana, spiegando che si tratta, stavolta, della prima volta “che la pentola viene scoperchiata dall’interno”. Come dimostrato, inoltre, anche dalla nomina di una personalità pubblica molto stimata alla guida del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano come Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo della Repubblica di Roma, che ha preso il posto di Giuseppe Dalla Torre.
La triste vicenda del noto palazzo in Sloane Avenue, ovvero l’’investimento immobiliare effettuato dalla Segreteria di Stato a Londra, è avvenuta durante il periodo in cui il Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato del Vaticano era il cardinale Giovanni Angelo Becciu. Il porporato, tuttavia, ad Adnkronos ha perseverato nel sostenere che se il palazzo “venisse venduto ora, consentirebbe alla Santa Sede di incassare il doppio di quello che è costato inizialmente”.
L’inchiesta, culminata con l’arresto di Torzi, è nata da due denunce, presentate prima dallo Ior nel luglio 2019, e poi dall’Ufficio del Revisore Generale ad agosto del 2019. Nella seconda, in cui si origina il mandato di cattura nei confronti del broker, si “ipotizzava la commissione di gravissimi reati, quali truffa e altre frodi, appropriazioni indebite, corruzione e favoreggiamento, ricatto”.
Le indagini sono guidate dall’Ufficio del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano, e dal suo aggiunto Alessandro Diddi. Gli inquirenti, come scrive l’Adnkronos, ricostruendo la vicenda sono giunti alla conclusione che la la Segreteria di Stato avrebbe concluso “senza alcuna preventiva istruttoria sulla fattibilità giuridica e sulla convenienza economica dell’operazione“. Ci si chiede: come è stato possibile?
Il Palazzo è stato acquistato attraverso la sottoscrizione del fondo Athena Capital Commodities Fund, poi ridenominato Athena Global Opportunities Capital Fund, facente capo all’imprenditore Raffaele Mincione, che è stato indagato inseme a Torzi per peculato.
In queste operazioni rientra il versamento di 40 milioni di euro ad Athena Capital Fund Sicav in cambio dell’acquisizione della catena di società titolari della proprietà dell’immobile di Londra. Soldi che si sommano agli altri 200 milioni versati dalla Segreteria con la sottoscrizione del fondo e ai 125 milioni di sterline del mutuo gravante sul palazzo.
L’esborso complessivo restituito da parte della Santa Sede è di 350 milioni di euro, per rilevare un immobile acquisito da Time and Life Sa nel 2012 ad un valore di 129 milioni di sterline. Ingenuità, incapacità, incomprensione, o c’è dell’altro?
Adnkronos ha pubblicato alcune carte dell’inchiesta in cui si parla dei contatti dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato vaticana e Gianluigi Torzi, incaricato in seguito di condurre la trattativa con Mincione.
Carte che rappresentano la ricostruzione del legale di Torzi, l’avvocato Manuele Intendente, chiamato a risolvere anche la questione della cessione delle quote residue di Gutt Sa. Passaggio in cui si sarebbe consumata l’estorsioni di 15 milioni di euro alla Santa Sede da parte di Torzi.
Sarebbe stato cioè Intendente, per quanto risulta dalle indagini, ad introdurre Torzi a Tirabassi, dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Intendente avrebbe spiegato che “fu organizzato un aperitivo in un bar di via del Babbuino”. E che “nella circostanza Torzi ribadì di conoscere Mincione e riferì che quest’ultimo era consapevole dell’opportunità di far uscire la Santa Sede dal fondo“.
Come? Intendente spiega che “Torzi disse di aver detto a Mincione che il modo migliore di far uscire la Santa Sede dal fondo era quello di far prendere alla Segreteria di Stato l’immobile e di lasciare la parte mobiliare”. E che “Tirabassi e Crasso subito manifestarono condivisione a questa linea”.
Permettendo di trovare l’accordo con Mincione “senza alcun intoppo in poche ore nel corso di una riunione a Londra”. “Anche in considerazione della immediata disponibilità di Fabrizio Tirabassi a riconoscere a Raffaele Mincione una somma di 40 milioni di euro a titolo di conguaglio”.
Un passaggio della vicenda, quest’ultimo, molto delicato. Che al momento “è oggetto di un’attenzione particolare” da parte degli inquirenti. “Perché fa rilevare l’enorme sproporzione tra il valore dell’immobile (peraltro gravato da un onerosissimo mutuo) e il prezzo corrisposto”.
E che porta alla luce “un’altra anomalia”. Quella legata al fatto che la Segreteria di Stato vaticana, per rilevare l’immobile, decise di concludere l’acquisto attraverso la Gutt Sa di Gianluigi Torzi. Soggetto che “risulta aver avuto rapporti con Athena Global Opportunities Capital Fund”, “per ragioni che risultano ancora tutte da chiarire“, secondo la giustizia pontificia.
Alla base di questa decisione “la Segreteria di Stato rilevava la società che deteneva l’immobile di Londra e lo intestava alla Gutt Sa. Le cui quote erano detenute a titolo fiduciario da Gianluigi Torzi”. Nel frattempo, versando i 40 milioni di euro a Raffaele Mincione, a titolo di conguaglio del prezzo dell’acquisto.
Prima della stipula dei contratti emerge un altro incontro relativo all’operazione immobiliare. Quello tra Intendente e mons. Alberto Perlasca, responsabile dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Incontro avvenuto in Vaticano, in cui Intendente ha riferito agli inquirenti che “Perlasca si congratulò per l’ottimo lavoro svolto”.
In questo contesto, secondo il legale di Torzi, il broker molisano, che rivendicava il fatto di avere agito fino a quel momento a titolo gratuito, sarebbe venuto a conoscenza di una sua estromissione dall’affare.
In quel momento si sarebbe maturata l’idea dell’estorsione da parte di Torzi, condizionando la restituzione delle azioni al versamento della somma di denaro.
Giovanni Bernardi
fonte: adnkronos
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI
“Donami la pazienza”. Questa è la preghiera della sera da recitare questo venerdì per meditare…
In molti si chiedono se Padre Pio avesse una devozione verso le anime sante del…
Due avvenimenti ritenuti miracolosi sono legati alla devozione marina della Madonna della Guardia di Gavi,…
Specialità della tradizione dedicata a santa Cecilia, le pettole sono buonissime e perfette in questa…
Per nove giorni consecutivi ci rivolgiamo con fiducia alla Vergine Maria che per il tramite…
San Francesco d'Assisi è uno dei Santi più venerati e conosciuti da tutto il mondo…