Il Reverendo Padre Angelo dei domenicani offre importanti delucidazioni circa un quesito ricorrente: perché il pane consacrato deve essere di frumento?
Con l’occasione di rispondere alla domanda di un fedele, il Reverendo Padre Angelo dei domenicani ci ha offerto un importante insegnamento in materia telogico-dottrinale. Un quesito che più volte ricorre tra i fedeli è la motivazione per cui il pane consacrato debba essere un pane di frumento e il vino debba essere un vino di vite. Si tratta di un dogma di fede? Padre Angelo chiarisce tutti i dubbi.
Il Reverendo Padre Angelo, le cui parole sono riportate da Amici Domenicani, ci ricorda come la Chiesa non abbia mai stabilito come “dogma di fede” che il pane debba essere di frumento e che il vino debba essere di vite. Ma attenzione, questo rientra però nell’insegnamento della Chiesa e “condanna chi dice il contrario”. Riecheggiando il Concilio di Firenze (17° ecumenico), Padre Angelo ce ne ricorda un passo emblematico: ““Il terzo sacramento è l’Eucaristia, la cui materia è il pane di frumento e vino di uva”.
C’è un altro aspetto fondamentale, da tenere in considerazione. Di questa tematica, ne parla anche il Catechismo Romano, che, come ricorda Padre Angelo, è il Catechismo del Concilio di Trento. Il codice di Diritto Canonico definisce infatti che l’Eucaristia debba essere celebrata con pane e vino e “Il pane deve essere solo di frumento e confezionato di recente, in modo che non ci sia alcun pericolo di alterazione”.
Entra allora in gioco un aspetto che, nella prassi eucaristica, riecheggia al “memoriale”. Perché la Chiesa ha sempre detto “no” a un pane che non sia di frumento? Padre Angelo chiarisce questo punto. Il memoriale, in tutto e per tutto, va a rappresentare un evento compiutosi nel passato. Il memoriale ripresenta quel simbolismo rappresentato nell’evento dell’ultima cena. Dunque, ci si chiede il perché l’utilizzo del pane di frumento. La risposta è nel rimando a quell’evento: Cristo usò quel pane.
L’utilizzo di questo preciso pane, che, come ricorda il portale Amici Domenicani, è materia facilmente reperibile in tutto il mondo, rispecchia un valore rimandabile alla “Consuetudo Ecclesiae”, ovvero alla consuetudine della Chiesa. Come ci ricorda Padre Angelo, è lo stesso San Tommaso, nella sua Somma Teologica, a ribadire come la “consuetudine della Chiesa” abbia la massima autorità. La Chiesa, come chiarisce il Reverendo Padre, difficilmente muterà questa prassi, proprio perché si basa sull’autorità di questa consuetudine: Gesù, dopo aver spezzato il pane (di frumento) e bevuto il vino (di vite), disse: “Fate questo, in memoria di me”.
Fabio Amicosante
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