Molti fedeli, in tempi di Coronavirus, hanno sollevato diversi dubbi sulla possibilità di prendere con le mani l’Eucaristia: Padre Angelo offre una chiara ed esaustiva risposta.
Tempi di Coronavirus: posso prendere l’Eucaristia con le mani? Oppure commetto sacrilegio? Questo è solo uno dei tanti dubbi sollevati da molti fedeli, che spesso hanno chiesto delucidazioni al Reverendo Padre Angelo dei Domenicani, il quale, ancora una volta, ha risposto con estrema chiarezza. Molti fedeli,afferma il domenicano, sostengono di preferire la Comunione Spirituale a quella Sacramentale, pur di non riceverla sulla mano. A tal proposito, è bene far chiarezza sull’argomento.
Eucaristia sulla mano: Padre Angelo fa chiarezza
Padre Angelo, nel rispondere a cotanti dubbi, parte da un presupposto. Dal protocollo Cei-governo, da lui stesso citato, non si evince che la Santa Comunione debba essere data sulla mano. Il protocollo dice infatti che il Sacerdote e l’eventuale ministro cureranno l’igiene delle mani e, con apposita mascherina avranno “cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli”. Poi è possibile che ogni Vescovo abbia dato misure più restrittive, e può farlo. Ma, questo è fondamentale, non ci si può appellare al protocollo per fare determinate affermazioni.
Ricevere l’Eucaristia sulla mano non è sacrilegio
Altro punto importante, su cui Padre Angelo fa luce. A tutti quelli che si chiedono se prendendo l’Eucaristia in mano si commette sacrilegio, Padre Angelo rigira la domanda: “Ci si può chiedere se i Vescovi mettano i fedeli nella condizione di fare dei sacrilegi. È assurdo solo pensarlo”. In tal senso, Padre Angelo richiama alla mente di tutti il Sacramento Battesimale, col quale tutti noi siamo stati “unti con il Sacro crisma”.
L’esempio di San Tarcisio
Emblematico, in tal senso, è l’esempio di San Tarcisio, il quale, ancora adolescente, per cui né diacono, né, tanto meno, Sacerdote, morì martire, il 15 agosto del 257, proprio mentre portava, con le sue mani, l’Eucaristia alle persone in carcere.
Cosa dice San Tommaso d’Aquino?
È vero: molti si appellano a quanto dice San Tommaso, il quale sostiene “che compete al Sacerdote la distribuzione della Santa Comunione” e ne offre tre validi motivi basandosi sulla figura del Sacerdote come intermediario tra Cristo e i fedeli (Somma Teologica, III). Ma, al tempo stesso, San Tommaso conclude così: “A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di un caso di necessità”: se, per esempio, continua Padre Angelo, stesse per cadere a terra, o in altri casi simili. Dunque, i motivi riportati dal Santo sono di grande convenienza, ma non si tratta di “verità di fede, dunque dogma”.
Comunione Sacramentale e Comunione spirituale
In tempi di Coronavirus molti dubbi sono stati sollevati circa la scelta di fare solo la Comunione spirituale, pur di non riceverla sulle mani. Anche qui, l’intervento del Reverendo Padre, è più che mai prezioso. “La Comunione Spirituale è una Comunione di desiderio”. Ma un desiderio sarebbe vano se, quando l’opportunità ce lo concede, non venisse appagato. Per di più, spiega Padre Angelo, la Comunione Sacramentale produce l’effetto del Sacramento più perfettamente del solo desiderio.
Richiamo alla storia
Padre Angelo, nel chiarire tutti i passaggi, ha voluto inoltre richiamare uno tra i più importanti Concili ecumenici della storia della Chiesa: il Concilio di Trento. Quest’ultimo disse: “Il Santo Concilio desidererebbe che ad ogni Messa i fedeli presenti si comunicassero non soltanto spiritualmente, con il desiderio interiore, ma anche Sacramentalmente, attraverso il ricevimento dell’Eucaristia, che apporterebbe loro più abbondantemente i frutti di questo sacrificio” (fonte: Amicidomenicani.it).
Fabio Amicosante
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