Tanti sono i popoli in fuga dalla guerra, dai disordini, dalle epidemie, ma non sempre vengono accolti nel segno della pietà: è ciò che sta accadendo nei Balcani.
Oltre 16 mila sono le persone in fuga nei Balcani e, in Bosnia, sono entrate tantissime persone. Ma ancora 11mila sono bloccate lungo i confini.
L’accoglienza di chi fugge dovrebbe essere sempre la base della civiltà di un popolo e di una Nazione. Ma non sempre è così. Spesso ci si dimentica di quello che comunemente (e forse, in modo troppo blando) viene definita “pietà”. Avere pietà di una persona non significa esprimerla solo a parole; ma significa provvedere in modo concreto all’accoglienza, perchè nessuno si senta abbandonato o emarginato.
L’Europa appare divisa sul fronte dell’accoglienza, e se da un parte esorta l’Italia ad aprisi al flusso di immigranti, e dal canto suo il nostro Paese sta facendo uno sforzo immane e in solitaria, dall’altra ci sono Paesi del continente che non offrono lo stesso tipo di accoglienza. Un esempio, è ciò che sta accadendo nei Balcani, al confine tra Croazia e Bosnia. Tantissimi sono i profughi in fuga, provenienti anche dalla Turchia e dai Paesi vicini, in fuga verso l’Europa. Non tutti vengono accolti e, per quanto possibile, si rifugiano anche sulle montagne, creando accampamenti e campi di fortuna, gelati e coperti di neve in questa stagione.
I respingimenti dai Paesi Ue alla Bosnia non conoscono sosta, e nemmeno pietà. Respingimenti anche di persone disabili, anziani…tutti. Nessuno può più entrare.
Farid è uno dei tanti profughi in fuga dalla sua terra. Si è svegliato a Sarajevo e si è accorto di non avere più una gamba. Eppure era sicuro di averla ancora dopo l’incidente stradale capitato al camion sotto al quale si era nascosto per sfuggire alle guardie di confine. Lui è solo l’ultimo, in ordine cronologico, di coloro che fuggono ma che non trovano accoglienza.
Secondo le autorità di Sarajevo nel corso del 2020 sono entrate in Bosnia poco più di 16mila persone, altre 11 mila sono state bloccate lungo i confini a sud. Nei centri d’accoglienza sono registrati 6.300 migranti. Secondo le stime del Ministero altri 1.500 soggiornano in sistemazioni private o vagano all’aperto, nei boschi o in edifici abbandonati, dove ad esempio, si trova Farid.
Farid aveva chiesto di ottenere protezione internazionale. Invece è stato caricato su un’ambulanza e scaricato come accade a chi viene acciuffato lungo la traversata dalla Croazia all’Italia e lasciato in un ospedale di Lubiana. Qui poi, contando solo sulle sue forze, ha deciso di attraversare l’intero paese sotto un camion. A causa di un incidente si è ritrovato in Bosnia senza una gamba.
Ad oggi, nessuno dei Paesi europei ancora si interessa alla delicata questione balcanica. Da Zagabria, nonostante le accuse, fanno finta di niente, non c’è nessuna intenzione di accogliere altri migranti. Mentre la Slovenia dal canto suo, procede ad erigere un muro che dovrebbe proteggere il confine, lungo più di 40 chilometri nelle zone maggiormente pericolose.
Tanti in fuga, ma nessuno che li accoglie e li si lascia morire al freddo o, peggio ancora, nell’indifferenza dell’intera collettività.
Fonte: avvenire.it
ROSALIA GIGLIANO
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