In Romania il nuovo governo ha deciso, in maniera meritoria, di istituire per la prima volta la memoria nazionale per i cristiani perseguitati nel mondo.
Eppure tutto questo è stato visto, in maniera a dir poco incredibile, come qualcosa di scorretto da parte dell’Unione europea. Diversi Paesi infatti in Europa si stanno mobilitando per difenderne le radici cristiane, con azioni e scelte molto chiare e inequivocabile.
Ma tutto questo pare non vada molto giù a funzionari e burocrati di un’Europa, per citare Francesco, vecchia e stanca, dedita ai conti di ragioneria piuttosto che andare a scavare a fondo in ricerca della vera anima del Vecchio continente.
Un’anima inequivocabilmente cristiana ma che si vorrebbe cancellare dalla storia. Non si può però cancellare il Salvatore dalla storia nell’uomo. Altrimenti se ne pagheranno le conseguenze.
Si sta parlando ad esempio dell’Ungheria di Orban o della gloriosa Polonia di Giovanni Paolo II, il cui spirito di popolo si sta risvegliando per mettere in discussione scelte sempre più scellerate prese a Bruxelles.
Questi due paesi hanno infatti firmato un importante memorandum per i cristiani perseguitati. Nonostante ciò, è continua l’opera di denigrazione e sbeffeggiamento nei loro confronti. Tanto dai principali mass media quanto da gran parte dei politici europei.
Come noto infatti il cristianesimo è in assoluto la fede più attaccata al mondo. Ogni giorno migliaia di cristiani vengono barbaramente uccisi in paesi del Medio Oriente, dell’Africa o dell’estremo Oriente, solo per avere testimoniato la fede, magari con una preghiera o con una croce al collo.
Cristiani che vengono sempre più attaccati anche in Europa, e lo dimostrano le chiese bruciate giorno dopo giorno. L’ultimo caso che fa rabbrividire riguarda l’Italia, e in particolare il Santuario di San Gaspare ad Albano Laziale. Da luglio ormai si parla poi della nomina dell’Incaricato Speciale Europeo per la Libertà religiosa nel mondo, ma ancora non si vede nulla all’orizzonte.
Il memorandum che Polonia e Ungheria hanno firmato dà il via a progetti e iniziative comuni e coordinate ovunque ci siano cristiani perseguitati. Orban sta cercando di mettere in piedi un programma in cui impegnare concretamente il suo paesi sia a livello diplomatico che finanziario per aiutare ad esempio la Comunità Yazida siriana. Le cui donne, come spesso viene testimoniato da tanti reporter, vengono ogni giorno rapite e stuprate dai terroristi del califfato.
In Romania si è poi sorprendentemente trovato un accordo tra i partiti di maggioranza e quelli di minoranza sulla celebrazione memoria nazionale per i cristiani perseguitati nel mondo. La data stabilita è quella del 16 agosto.
Una sorpresa meravigliosa per un Paese a lungo insanguinato dal regime comunista di Ceausescu. Il nome della giornata è quello della “consapevolezza della violenza contro i cristiani”. Un nome che onora i tanti martiri cristiani e che allo stesso tempo dimostra la scarsa conoscenza di una realtà tragica.
La data cade in corrispondenza della festa ortodossa per il martirio del principe Costantino Brâncoveanu, dei suoi quattro figli e di uno dei suoi consiglieri, tutti canonizzati dalla Chiesa ortodossa rumena nel 1992. Catturati dai turchi ottomani musulmani durante l’invasione della Romania nel 1714, in seguito torturati e decapitati per non aver abiurato alla propria fede cristiana.
L’idea è perciò che chiunque ami “la società aperta” non possa sopportare la fede cristiana. Il che è inverosimile, in quanto la fede cristiana è la prima a voler portare amore, apertura e condivisione al prossimo, tra le persone e i popoli. Evidentemente, ciò che dà fastidio non è altro che Cristo in persona, portatore di una Parola che rivoluziona la nostra concezione del vivere altrimenti imperniata sul peccato, l’avidità, la perdizione.
Cristo è venuto a scardinare ogni regola della nostra vita per farcene adottare solamente una, quella dell’amore senza limiti e condizioni che si promana dalla Sua Parola di vita eterna. Per questo le radici cristiane della cara e vecchia Europa vanno difese con le unghie e con i denti.
Giovanni Bernardi
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