Negli scorsi mesi ha letteralmente scandalizzato la volontà dell’Unione europea di cancellare la parola Natale e i riferimenti ai nomi cristiani nelle proprie comunicazioni. Tuttavia, si tratta di una strategia ben organizzata che affonda le radici indietro nei decenni.
Ormai da vent’anni infatti la burocrazia europea cerca in tutti i modi di sradicare la cultura cristiana dai popoli europei, e questa non è che l’ultima prova.
Anche il presunto dietrofront che è stato effettuato, purtroppo, sarà probabilmente solo una questione di tattica. Di fatto, però, le loro intenzioni sono uscite allo scoperto, e nell’era del web in cui i cittadini non sono più obbligati a subire ogni imposizione e notizia in maniera passiva, le voci piuttosto scontente per tutto questo si stanno facendo sentire e in maniera rumorosa. Sarà difficile per l’Europa fare finta di niente.
Il progetto di scristianizzazione del Continente, infatti, affonda le proprie radici diversi decenni addietro, almeno negli anni in cui venne firmata la Convenzione Europea che stilò i principi di una Costituzione Europea. Siamo tra il 2001 e il 2003, un biennio nero e inconcludente per gli europei che però vide l’entrata in funzione della moneta unica, l’euro.
Anno in cui i burocrati europei decisero di voltare letteralmente le spalle alla visione dei padri fondatori europei, tutti cristiani e molti in odore di santità, ma anche e soprattutto alla storia che ha plasmato questo continente negli ultimi duemila anni, testimoniata dalle imponenti cattedrali che ancora resistono in tutte le nazioni europee.
Tuttavia, il diavolo ha messo il suo zampino in questo processo di unificazione europea corrompendo le menti di tanti governanti che hanno cominciato a fare di tutto per cancellare, a colpi di penna e di freddi documenti burocratici, l’amore in Gesù da parte dei suoi figli cristiani.
Un ruolo rilevante in questo triste processo lo giocò l’ex-presidente francese Giscard d’Estaing, promotore di divorzio e aborto nel suo Paese, dando vita a una vera e propria sovversione degli ultimi valori cristiani nel mezzo del Vecchio continente. La sua intenzione di smantellarli definitivamente era contenuta nella Convenzione Europea.
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La testimonianza più triste di questo convincimento ateo fu incarnata in un momento preciso. Quando rifiutò la lettera inviatagli nientemeno che Papa Giovanni Paolo II. La risposta fu piena di volgarità: “É bene che la tenga in tasca e non me la consegni”, disse al politico incaricato di consegnargliela.
Sapeva bene che in quel testo veniva smascherato tutto il suo ateismo e la sua visione ideologica e laicista che puntava in ogni modo a relegare ai margini l’identità cristiana in Europa. Non c’era la volontà di misurarsi con il pensiero cristiano, consapevole della debolezza del proprio.
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Da allora, però, la strada del cammino europeo è continuata sempre più verso il baratro. In soli due decenni, i palazzi di Bruxelles sono diventati la roccaforte di uomini e donne impregnati di ideologia anticristiana e promotrici di gender, aborto, eutanasia, utero in affitto nella maniera più spietata e radicale. Al punto da volere vietare le festività cristiane e persino l’uso di nomi che rimandino alla tradizione cristiana.
“Sono vent’anni che Bruxelles sforna documenti con quei contenuti“, ha spiegato al giornale l’ex ministro della Difesa italiano Mario Mauro, oltre ex vice presidente del Parlamento Europeo. “Non lasciamoci ingannare il politicamente corretto non è un innocuo galateo, ma l’ideologia e lo strumento di una sinistra transitata dal desueto linguaggio della lotta di classe alla teoria dei nuovi diritti”, ha continuato il politico cattolico.
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“Nella Genesi l’uomo s’appropria della realtà quando Dio ordina di dare un nome alle cose. Un principio applicato da tutte le rivoluzioni e sancito per la prima volta dal Pcus sovietico che definì «politicamente corretto» ogni atto in linea con i suoi dettami. Un secolo dopo il politicamente corretto è lo strumento usato della sinistra radicale americana e da quella europea per cambiare la realtà“.
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