Eutanasia: Ragazza schizofrenica “vince” la battaglia sarà soppressa. La storia di Aurelia Brouwers, ventinovenne olandese affetta da disturbi mentali che la portavano all’autolesionismo ha riacceso il focolaio della polemica sulla validità delle leggi sull’eutanasia. Questa ragazza stava vivendo in un inferno fatto di voci ed immagini irreali che la sua mente percepiva come presenti e disturbanti. Decisa a mettere a tacere quelle voci, Aurelia era persino arrivata a bruciare la sua stessa abitazione, motivo per cui è stata imprigionata per più di due anni nel corso dei quali non solo non è stata curata per la sua evidente schizofrenia, ma è stata persino isolata dagli altri carcerati per evitare che facesse loro del male.
La lotta alla schizofrenia è ancora oggi molto difficile da combattere, questo perché non tutti i pazienti presentano gli stessi sintomi e non tutti reagiscono positivamente alle terapie ed alle medicine. In molti casi (secondo alcune persone che con questo male terrificante lottano quotidianamente), la malattia viene acuita dallo stigma che questa comporta: le persone tendono ad isolare il soggetto, spaventati da quella malattia che potrebbe renderlo improvvisamente pericoloso. Ma proprio questo atteggiamento di paura, di ghettizzazione è una della cause preponderanti del peggioramento della malattia stessa.
In base alle minime conoscenze su questo disturbo mentale, dunque, quanto successo ad Aurelia è ancora più grave: la ragazza ha combattuto una campagna social per farsi riconoscere il diritto ad accedere alla dolce morte, una campagna che è stato sostenuta dai follower della ragazza, ma anche da persone in vista che si sono fatte fotografare in sua compagnia mettendo la faccia ed il loro appoggio perché le venisse riconosciuto il diritto di porre fine alle proprie sofferenze. La battaglia di Aurelia è stata “vinta”. Ma questo non fa che acuire i dubbi sulla validità delle leggi sull’eutanasia, qual è il limite oltre il quale una morte per eutanasia non è più valida? Il rischio è proprio quello di trovarsi costantemente davanti a casi limite in cui la necessità (se così la si vuol chiamare) di porre fine alle sofferenze diventa sempre meno giustificabile. Fabio Scapatello
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