Straordinaria testimonianza di una giovane donna sulla forza della preghiera umile e sull’importanza di abbandonarsi a Dio.
Spesso ci facciamo poco caso, distratti come siamo dal rumore assordante dal male, ma sulla rete anche il bene viaggia e ci mette in contatto con testimonianze che nel clima politicamente corretto dei nostri giorni – peraltro sempre più soffocante e dittatoriale – suonano veramente come “scandalo e follia”.
Un esempio lo troviamo in un’intervista di Rita Sberna apparsa qualche giorno fa sulla Nuova Bussola Quotidiana. L’intervistata, una giovane donna di nome Sabrina Buonadonna, ha raccontato alla giornalista la sua incredibile testimonianza sul grande – e spesso sottovalutato – potere della preghiera.
Sabrina, napoletana di 33 anni (anche se vive a Gaeta), spiega di aver «vissuto nell’inganno dell’omosessualità per ben 15 anni», iniziando una relazione con una ragazza conosciuta alle scuole media pur sapendo «che era sbagliato».
È cominciata così una relazione durata 6 anni alla quale ne sono seguite altre più o meno significative. In questi anni Sabrina si è sempre più convinta di essere lesbica (inizialmente non si considerava tale, dato che provava attrazione per i ragazzi).
Quel desiderio di famiglia che non se ne andava
Il punto di svolta, in questo senso, è stata la seconda relazione importante con un’altra ragazza, con la quale ha fin da subito convissuto: «Da lì in poi iniziai a convincermi di essere lesbica», racconta la 33enne. Questo malgrado fin da piccola avesse sentito una forte vocazione al matrimonio e soffrisse all’idea di non potersi sposare con un uomo quando stava con delle donne. Un desiderio che non era sparito però dal suo cuore e che la «faceva dubitare di essere lesbica».
Già durante la prima relazione Sabrina ricorda di aver cominciato a soffrire di attacchi di panico per la possessività della sua partner, da lei più volte lasciata durante quei primi sei anni e che ogni volta cercava di dissuaderla affermando di volersi togliere la vita, talvolta arrivando ad alzare anche le mani o a ricattarla con la minaccia di rivelare della loro relazione ai suoi genitori (ignari di tutto).
E così Sabrina finiva per tornare insieme a lei anche se, per dispetto, aveva cominciato a tradirla. Il primo attacco di panico la portò in ospedale, impedendole di respirare. Per diversi anni l’ansia e gli attacchi di panico le avrebbero fatto compagnia.
Il grido d’aiuto, la preghiera, il sogno con Maria e Gesù bambino
Qualcosa cominciò a cambiare, confessa Sabrina, dopo l’ultima relazione quando «iniziai a stare male perché sentivo sempre di più dentro di me che non ero lesbica, ero molto confusa». Per sfuggire da quello che definisce un vero e proprio «inganno d’identità» cominciò a pregare Dio e la Madonna con queste parole: «Ti prego, Signore, aiutami tu… sono così confusa ho bisogno del tuo aiuto».
A questo grido d’aiuto seguì un colloquio con un sacerdote consigliatole da una cugina di Aosta, dove Sabrina si era rifugiata per avere un momento di conforto. La notte prima di parlare col sacerdote la giovane spiega di aver sognato di passeggiare per strada e di aver visto in cielo, sempre in sogno, un’immagine della Madonna con Gesù bambino in braccio. Al risveglio, dopo aver raccontato del sogno alla cugina, quella mattina andò insieme con lei a Messa, prima di andare dal sacerdote.
Durante la funzione Sabrina cercava un segno, chiedendo: «Madonnina cosa significa questo sogno?». Bene, alla fine della Messa passò una signora a distribuire delle immaginette sacre, un fatto inusuale per quella chiesa. Non appena Sabrina ne prese in mano una rimase senza fiato: si trattava proprio di un’immagine della Madonna con Gesù in braccio. Sì, come quella che aveva visto in sogno. «In quel momento avvertii una sensazione di gioia, emozione, pace, amore, un senso di calore che passava dalla testa ai piedi. E da quel giorno aprii il mio cuore ed il Signore iniziò ad operare».
Medjugorje come posto del cuore
Il vero cambiamento nella vita di Sabrina è avvenuto così: con grido di aiuto, con l’apertura del cuore, la disponibilità a accettare la presenza di Dio nella sua vita. «Io ho semplicemente chiesto aiuto per la prima volta a Dio… e lui ha fatto tutto. Io ho solo aperto il mio cuore e gli ho permesso di entrare nella mia vita. E Lui ha trasformato completamente la mia vita. Ero morta spiritualmente e lui mi ha riportato alla vera vita. Perché la vera vita è solo in Cristo».
Oggi Sabrina evangelizza e diffonde la Parola di Dio attraverso la pagina Instagram Catholic blogger. Anche Medjugorje ha avuto un ruolo importante nel suo cambiamento di vita. Dopo la prima volta, dove era andata di controvoglia con la famiglia, è ritornata in altre occasioni a Medjugorje, anche insieme alla sua ex.
E ogni volta, sebbene il suo cuore fosse ancora chiuso all’azione della grazia, la «Madonna ha avuto modo di mettere un piccolo seme nel mio cuore che con il tempo pian piano ha portato i suoi frutti», sottolinea Sabrina. Che adesso dice di considerare Medjugorje come la sua seconda casa. «Almeno una o due volte l’anno sento il bisogno di andare per ricaricarmi, per affrontare poi il mondo che viviamo, le varie difficoltà. Medjugorje è il mio posto del cuore».