Di sicuro i testimoni di Geova hanno una lettura particolare dei Testi Sacri. La loro opera di evangelizzazione è costante e martellante e fa leva su di una differente idea della fine del mondo (per loro è già avvenuta e si verifica ai giorni nostri) proponendo una salvezza immediata in vita senza dover passare dalla “Seccante” idea di un aldilà da conquistare.
Non è difficile comprendere come l’idea di trovare la salvezza già in vita possa aver attirato un gran numero di adepti, i dati statistici parlano di 8.340.847 fedeli suddivisi in 119.485 congregazioni che si trovano in 240 paesi differenti. Più difficile comprendere come si possa applicare alle loro regole ferree ed alla loro idea esclusività la misericordia Divina sulla quale si basano le Sacre Scritture.
Ci sono infatti differenti testimonianze di membri usciti dalle sette di tutto il mondo che ci mostrano come all’interno di un gruppo di Testimoni di Geova viggono delle leggi folli che tendono a proteggere i membri della setta anche dalle regole della legge. L’ultima testimonianza, in ordine di tempo, è quella di Riccardo Maggi (34 anni) raccolta da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’.
In questa l’ex testimone racconta di essere nato in una famiglia che faceva già parte della setta, di non aver mai avuto possibilità di scelta e quindi di essere costretto a partecipare alle adunanze per l’indottrinamento e alle riunioni obbligatorie. Per anni ha vissuto nella comunità ‘Betel’ di Roma, dove lavorava come cuoco dall’età di 18 anni, e li è venuto a conoscenza di segreti e misfatti che i Testimoni tenevano segreti persino alla polizia.
Quando il giornalista gli chiede a cosa si riferisce con misfatti, Riccardo risponde: “All’interno ho visto di tutto, cose ben diverse da quello che si predica. Tutto tenuto nascosto”, poi specifica ci sono scambi sessuali in cambio di favori, alcol, droga, incontri con la massoneria, persino pedofilia e truffe monetarie, tutto viene ovviamente occultato in favore di un immagine positiva della congregazione.
Tutto questo lo ha convinto ad uscire dalla comunità, Riccardo infatti vedeva troppa discrepanza tra gli insegnamenti ed i reali comportamenti e non riusciva a sopportare quella ipocrisia. Uscito allo scoperto l’ex Testimone di Geova ha confessato tutti reati della sua congregazione alla Procura di Roma che adesso sta indagando per trovare ulteriori prove che confermino le sue accuse.
Nonostante sia evidente come la denuncia dei reati commessi dalla congregazione fosse un passo necessario da affrontare, tutti gli amici ed i parenti di Riccardo gli hanno voltato le spalle perché considerato un traditore (si tratta di un modus operandi tipico della setta). Da questo racconto sorgono spontanee diverse domande: in questa dottrina dove si cela la libertà concessa ai figli di Dio? Dove la misericordia?E sopratutto, vale davvero la pena abbandonare la fede cattolica per una simile setta?