Durante il Venerdì Santo, l’università Francescana di Staubenville ha pubblicato un’immagine di Cristo in croce come pubblicità. Una pratica che in molti hanno fatto durante quel giorno sacro, ma che per qualche motivo non è risultata adeguata per Facebook. L’immagine è stata infatti etichettata come violenta e ne è stata bloccata la diffusione. Viene da chiedersi come mai l’immagine di Cristo in croce possa essere etichettata come un’immagine violenta, laddove comunemente viene accettata come un’immagine religiosa tesa a ricordare il sacrificio di Dio per noi. E la medesima domanda che si è posto il responsabile delle comunicazioni sul web della facoltà Tom Crowe, che il giorno stesso ha scritto un articolo di critica sulla scelta di Facebook denunciando una palese intolleranza religiosa nella scelta del social.
La denuncia dell’università di Staubenville e le scuse di Facebook
In seguito all’articolo di denuncia pubblicato da Crowe, l’emittente americana ‘Fox News‘ ha intervistato il responsabile delle comunicazioni dell’università di Staubenville per permettergli di spiegare cosa fosse successo e questo ha dichiarato: “Facebook ha approvato altri annunci con la stessissima immagine, il che mi porta a pensare che non si sia trattato di un algoritmo, ma di un impiegato di basso livello che (lascia passare) molti, molti annunci e finisce per avere qualcosa di personale contro questo”.
Intolleranza dunque? Secondo il portavoce di Facebook si è trattato di un semplice errore: “La nostra équipe processa ogni settimana milioni di annunci, e qualche volta commettiamo degli errori”. Insomma ha ragione Crowe quando sostiene che il blocco è stato fatto da un umano, ma dietro a questo non c’è un episodio di intolleranza bensì un errore: “Questa immagine non viola le nostre politiche pubblicitarie. Ci scusiamo per l’errore e abbiamo già informato il mittente del fatto che abbiamo approvato il suo annuncio”. Dopo le scuse dovute, l’immagine è stata reintegrata il lunedì di Pasquetta, troppo tardi per mettere alla pubblicità di essere fruita.
Tutto finito? Non proprio, Crowe non crede ad un errore ingenuo e sostiene: “Ribadisco che non reclamo un’intolleranza religiosa sistematica su Facebook, ma in questo caso sembra che sia successo qualcosa in una situazione specifica” ed ha aggiunto, approfittando della situazione per evangelizzare: “Spero che la gente torni a guardare la croce e veda ciò che Dio ha fatto per noi, e si promuova un ritorno alla fede o una ricerca su questa cosa strana chiamata cristianesimo”.
Luca Scapatello