La notizia del cambio improvviso di Facebook preoccupa, perché l’intenzione è nient’affatto chiara. Le ipotesi sono quindi due, una delle quali apre una moltitudine di domande sul mondo in cui stiamo vivendo.
L’ad di Facebook Mark Zuckerberg ha infatti annunciato che la sua società darà vita a un cambiamento molto importante, che sicuramente è di forma ma vorrebbe essere anche di sostanza. Cosa ci aspetta?
La società che controlla l’omonimo social network, ma anche altre tra le piattaforme più famose e utilizzate al mondo, come Instagram e WhatsApp, cambierà infatti il suo nome in “Meta”. Nome che ha a che fare con quella che viene definita la costruzione del “metaverso”, nome che riflette un concetto piuttosto oscuro e che per Zuckerberg dovrebbe definire quello che l’azienda “farà in futuro”.
Il social network continuerà a chiamarsi Facebook, ma al momento cambierà il nome della società che controlla le piattaforme. Anche il logo, presentato da qualche giorno in videoconferenza, è azzurro come quello di Facebook ma allo stesso tempo ricorda il simbolo dell’infinito.
La decisione è arrivata a pochi giorni dalla diffusione di numerosi documenti interni forniti a vari giornali americani da una ex dipendente dell’azienda, Frances Haugen, creando quello che è stato definito come lo scandalo dei “facebook papers”, che ha preceduto alcuni inaspettati blocchi della piattaforma social.
I più scettici pensano quindi che possa semplicemente trattarsi di una trovata di “restyling” del brand, dopo i problemi che hanno caratterizzato la compagnia in queste settimane, che evidenziano numerosi fallimenti in capo alla dirigenza di Facebook. Alcuni si soffermano però anche su un altro specifico aspetto meno “politicamente corretto“, ovvero che oggi Facebook sia evidentemente diventato un bacino di dissenso, in cui le persone fanno sentire con sempre maggiore chiarezza la propria voce.
Una situazione piuttosto scomoda anche per le democrazie occidentali, che sempre più analisi vedono chiaramente andare nella direzione autoritaria della Cina, dove peraltro il social è sempre stato direttamente vietato.
Tuttavia, al netto delle diverse ipotesi in campo, il processo di denominazione è abbastanza diffuso per aziende di questo genere, come accade nel 2015 per Google he raccolse i propri servizi all’interno di Alphabet. Tornando al concetto espresso dal nome, la denominazione di metaverso indicherebbe un vero e proprio “universo” di esperienze di realtà virtuali.
A detta dell’imprenditore, nel giro di un decennio questi servizi dovrebbero coinvolgere oltre un un miliardo di persone. Una proiezione che probabilmente racchiude in sé molto della propria ambizione e dei propri obiettivi, più che di un ragionamento di tipo razionale o scientifico.
Se quindi si volessero prendere davvero sul serio i piani di Zuckerber, in quel caso potrebbe esserci seriamente di cui preoccuparsi. Stiamo infatti parlando di una vita parallela in un universo parallelo. Qualcosa di molto simile a tanti inquietanti film di fantascienza che abbiamo visto negli ultimi anni, in cui i protagonisti si ritrovano catapultati in realtà virtuali, con avatar che agiscono in nome e per conto nostro, e con rischi mentali e sociali che verrebbero esponenzialmente aumentati rispetto a quelli vissuti al giorno d’oggi.
Da diversi anni pare però questo il sogno nella mente di Zuckerberg, prima con la creazione di due criptovalute poi con app di realtà virtuale per fare meeting a distanza. Dal punto di vista filosofico, il termine metaverso indica una nuova dimensione dove le persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire contenuti attraverso, appunto, delle simulazioni di sé stessi.
Gli esempi attualmente più vicini a questo concetto sono quelli di videogiochi di larga diffusione tra i giovani, come Fortnite, Minecraft e Roblox. In questi infatti è possibile intrattenere relazioni sociali con persone che non si conoscono e che si trovano nei posti più lontani del pianeta. Si possono anche ricoprire cariche sociali, partecipare a eventi online, insomma vivere in tutto e per tutto una realtà fuori dalla realtà.
In questo contesto, l’ad di Facebook punterebbe con sempre maggiore decisione ad opporre una realtà virtuale a quella reale in una sorta di stile di vita ibrido. “Il metaverso incarna la nuova era di internet“, ha detto Zuckerberg, intenzionato a investire in partenza dieci miliardi di dollari l’anno nel progetto, con diecimila assunzioni in Europa per portarlo avanti. Si parla, come tempistiche, di dieci anni.
L’idea sarebbe quindi porre le basi per un insieme interconnesso di esperienze in uno spazio 3D, una sorta di “internet incarnata”, si è detto. Un ecosistema sia digitale che fisico, che sarà un’esperienza continua, che ingloberà tutti gli aspetti della vita degli esseri umani, e non solo una singola parte. Senza possibilità di annullamento o ripristino, esistendo costantemente per tutti e in tempo reale, proprio come accade con i motori di ricerca e i social, e senza limiti riguardanti il numero di utenti.
“Individui e gruppi saranno in grado di creare, possedere, investire, vendere ed essere ricompensati per una gamma incredibilmente ampia di “lavoro” che produce “valore” riconosciuto dagli altri”, si è spiegato. Ora la domanda però viene piuttosto in automatico: siamo proprio sicuri che sia questo il mondo che vogliamo venga creato? E come sia possibile che non c’è alcun modo, per la popolazione, di fare sentire la propria voce di fronte a progetti di tale portata, e che fanno francamente preoccupare e non poco?
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Forse siamo arrivati al punto della storia in cui c’è veramente bisogno di fare sentire la propria voce, di scendere in piazza e di alzare, di usare tutti gli strumenti a propria disposizione affinché questa realtà non pervada ogni ambito dell’esistenza umana, prima che sia troppo tardi.
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