Anche in un momento così drammatico a causa del Covid che richiederebbe scelte innovative, la famiglia rimane una sorta di cenerentola.
Il problema è ormai universale. È sufficiente guardare i fondi del recovery plan europeo e ai settori cui è stata priorità.
Ecologia e digitale fanno la parte del leone
All’Italia sono stati destinati circa 209 miliardi di euro, di cui 127,4 miliardi consistono in prestiti. La parte del leone la fanno i fondi per la transizione green (80 miliardi, ovvero il 40,8%) e per la digitalizzazione (45 miliardi, ovvero il 23%). Del restante 36%, soltanto 19,7 miliardi di euro andranno alla sanità: il che lascia quantomeno perplessi, visto lo scenario attuale.
A rimanere con un pugno di mosche in mano sono la famiglia e la scuola, eccezion fatta per alcuni esigui fondi destinati agli asili nido. Anche a livello di politiche nazionali, la famiglia e la natalità sono sempre state sistematicamente escluse dai programmi e dai discorsi ufficiali di Mario Draghi e del suo governo.
Se l’Italia non è ancora caduta nel baratro, lo dobbiamo essenzialmente al welfare familiare e agli ammortizzatori familiari che, per lunghi anni hanno impedito che la crisi economica si trasformasse in una vera crisi sociale. Questo sistema virtuoso, però, ha funzionato finché le famiglie hanno potuto attingere ai loro risparmi.
Le attuali generazioni di 20-30enni e i millennials possono usufruire (ma chissà ancora per quanto…) dei risparmi di una vita dei loro genitori e, soprattutto, dei loro nonni. Una possibilità che, però, per il futuro, è tutt’altro che scontata.
Un futuro di giovani indebitati?
La gran parte del Recovery Fund europeo, infatti, non è a fondo perduto e le prossime generazioni – a torto o a ragione – dovranno rimboccarsi le maniche per restituire i prestiti arrivati dall’Europa. Nel frattempo, però, il conto di papà o di nonno sarà rimasto drammaticamente vuoto.
Il punto è che, nella mente dei grandi ingegneri sociali dell’era post-Covid, la famiglia non è affatto considerata una risorsa. Quando le madri vengono aiutate economicamente, ad esempio, ciò è fatto non in considerazione del loro essere madri ma in quanto lavoratrici.
Manca del tutto, quindi, tra gli strateghi del welfare contemporaneo, l’idea di famiglia come soggetto economico (non come mera somma di membri di un nucleo familiare) e come motore propulsore dell’intera società. Con il risultato che l’inverno demografico non accenna a concludersi.
Aiutare le famiglie non solo a sopravvivere ma a moltiplicarsi e generare vita, è vista da molti politici come un’operazione di troppo lungo respiro, non in grado di garantire un ritorno immediato in termini di consenso elettorale. La politica, tuttavia, come sappiamo, negli ultimi trent’anni, ha perso gran parte della sua autonomia e svolge ormai una funzione ancillare per i potentati economici.
Nessuna meraviglia, quindi, se le lobby a sostegno della tecnologia ecosostenibile considerino le famiglie numerose come una minaccia per l’equilibrio del pianeta o – peggio ancora – il generare figli come un’attività inquinante.
Più Internet per tutti aiuta la famiglia?
Quanto alla digitalizzazione, nessuno si è mai domandato se una società ancora più iperconnessa di quanto già non lo sia ora, sia di aiuto alle famiglie oppure no? Sarà più facile vedere o parlare ai nonni o ai cugini che vivono in un’altra città ma sarà anche di incentivo ad andarli a trovare? Oppure, nell’era delle pandemie, dovremo accontentarci di strumenti d’incontro virtuali?
Cosa sarà della comunicazione tra genitori e figli o tra fratelli in un’epoca iperdigitalizzata? La presenza sempre più massiccia di socialnetwork incentiverà i giovani all’incontro con i coetanei dell’altro sesso e, quindi, a lungo termine, a progettarsi una famiglia per il futuro. Oppure, al contrario, favorirà relazioni umane sempre più superficiali? Ultimo ma non ultimo: gli strumenti digitali saranno veramente di aiuto in campo educativo e didattico?
Se la famiglia sia una risorsa o un problema per il futuro, è un dilemma cui le nostre élite non sembrano riuscire a dare una risposta inequivoca. Fa eccezione, in questo la Chiesa Cattolica, con tutti i documenti pontifici, le esortazioni e le omelie dedicate alla preziosità dell’istituto familiare. Il mondo, però, saprà ascoltarla?
Luca Marcolivio