Dare la propria vita per qualcun altro non è un gesto da supereroi ma un comandamento impresso nel Vangelo (cfr Gv 15,13).
La storia, drammatica e al contempo di grande luce e speranza, che vi raccontiamo è la dimostrazione che tale azione eccezionale è più che mai alla portata di persone “della porta accanto”.
Dopo Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi e Louis e Zélie Martin, sarà presto beatificata una terza coppia di sposi. I polacchi Józef e Wiktoria Ulma, tuttavia, saranno elevati agli altari assieme ai loro figli.
Come (e più di) Schindler e Perlasca
La Polonia è terra di molti martiri, la maggior parte dei quali si collocano durante il terribile cinquantennio nazi-comunista. È proprio durante l’occupazione tedesca che si colloca la storia incredibile di questa famiglia, per la quale, sabato scorso, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che li porterà entro un anno alla beatificazione.
Di Józef (1900-1944) e Wiktoria Ulma (1912-1944) e dei loro sette figli (uno dei quali ancora nel grembo della madre), la Santa Sede ha riconosciuto l’attributo di martiri della violenza nazionalsocialista.
Questa straordinaria famiglia polacca riuscì a nascondere in casa un nutrito gruppo di ebrei, altrimenti destinati ai lager. Una vicenda che ricorda, per volti versi, quelle di Oskar Schindler (1908-1974) o di Giorgio Perlasca (1910-1992), che però non furono martirizzati.
Ebrei nascosti in casa e in campagna
Gli Ulma erano residenti a Markowa, piccolo villaggio nella Polonia sud-orientale. Una famiglia di estrazione contadina, umile ma molto dignitosa.
Józef era un agricoltore assai intraprendente, conosceva le tecniche di coltivazione più all’avanguardia ed era anche dedito all’allevamento di api e bachi da seta. Era anche appassionato di fotografia ed era molto attivo nella sua parrocchia.
Fu proprio in ambiente parrocchiale, che Józef Ulma conobbe Wiktoria, dodici anni più giovane di lui. I due si sposarono nel 1935 e dal loro matrimonio nacquero Stanisława (1936), Barbara (1937), Władysław (1938), Franciszek (1940), Antoni (1941) e Maria (1942).
La serenità della famiglia Ulma fu spezzata a partire dal 1942, quando i nazisti avevano ucciso o deportato quasi tutti gli ebrei abitanti a Markowa. I pochi sopravvissuti al genocidio si erano rifugiati nelle campagne circostanti: otto di loro trovarono ospitalità in casa Ulma. Non potendo accogliere in casa propria tutti i fuggiaschi della zona, Józef si prodigò a trovare un rifugio in campagna ad un’altra famiglia.
Consapevoli del rischio che correvano
Purtroppo, gli Ulma e i loro ospiti furono vittime della delazione di un poliziotto locale, che informò i gendarmi nazisti. La spedizione punitiva ebbe luogo all’alba del 24 marzo 1944.
I primi a venire fucilati furono gli ebrei. Poi fu il turno dei genitori, sullo sfondo delle strazianti grida dei bambini. I gendarmi non avevano avuto pietà nemmeno di Wiktoria, che pure era al settimo mese di gravidanza.
Gli aguzzini discussero a lungo su che sorte riservare ai piccoli Ulma ma, alla fine, uccisero anche loro. Secondo una testimonianza, il gendarme li umiliò con queste parole: “Guardate come finiscono i porci polacchi che nascondono gli ebrei”. Aggiungendo l’agghiacciante insulto finale, riferito ai genitori appena freddati: “Vi abbiamo tolto il fastidio di dover pensare a loro”.
Dopo la sconfitta dei nazisti, furono almeno 17 gli ebrei che ebbero la vita salva, grazie alla generosità degli Ulma. Il sacrificio eroico di questa famiglia, perfettamente consapevole del rischio che correva non fu vano.
Primo nascituro beatificato
A Markowa, un paio di anni fa, è stato eretto un monumento alla famiglia Ulma, su cui sono impresse le seguenti parole: “Salvando la vita degli altri, sacrificarono la loro. Józef Ulma, sua moglie, Wiktoria e i loro figli: Stasia, Basia, Władziu, Franuś, Antoś, Marysia e il figlio non nato. Nascondendo 8 dei nostri fratelli maggiori nella fede, gli ebrei della famiglia Szall e Goldman, perirono insieme ai loro a Markowa il 24 – III – 1944 per mano della gendarmeria tedesca. Che il loro sacrificio sia l’invito a rispettare e amare ogni uomo. Erano figli di questa terra e rimangono nei nostri cuori”.
Proprio in omaggio agli Ulma, il Parlamento polacco ha dichiarato il 24 marzo “Giornata nazionale della memoria per i polacchi che salvavano ebrei durante l’occupazione tedesca”.
Nel 1995, gli Ulma sono stati riconosciuti “Giusti tra le Nazioni”, Il processo diocesano di beatificazione dell’eroica famiglia di Markowa e di un altro centinaio di martiri polacchi della Seconda Guerra Mondiale è iniziato nel 2003.
A vent’anni di distanza, il 2023 dovrebbe essere l’anno in cui Józef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli saranno beatificati. Per la prima volta nella storia della Chiesa viene elevato agli altari anche un non nato.