Lo scrittore Roberto Saviano parlando di mafia attacca la famiglia in una maniera sconcertante: scoppiano le reazioni alle sue parole.
Tra le pagine addirittura del Corriere della Sera, Saviano ha infatti fatto sfoggio di un’affermazione a dir poco inqualificabile. O meglio, inquietante, se si dubita del fatto che dietro queste tesi ci sia un progetto ben preciso, che speriamo non corrisponda a realtà. Purtroppo, però, diceva un grande Papa, con un aforisma ripreso dal celebre politico democristiano Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
Le tesi dello scrittore Saviano e la pioggia di critiche
Domenica 8 agosto 2021 Saviano ha scritto un articolo su Maria Licciardi, boss della Camorra arrestata nei giorni scorsi all’aeroporto di Ciampino, portando alla luce una figura ai più assolutamente sconosciuta, ad eccezione di chi si occupa di tematiche mafiose o di criminalità organizzata in genere. Nell’analizzare questa vicenda, lo scrittore campano residente a New York avrebbe messo in discussione, in maniera del tutto inaccettabile, il ruolo chiave della famiglia nella nostra società.
Saviano, nel suo articolo, scrive: “Quando mi chiedono quando finiranno le mafie, rispondo quando finiranno le famiglie. Quando l’umanità troverà nuove forme d’organizzazione sociale, nuovi patti d’affetto, nuove dinamiche in cui crescere vite”. Insomma, per Saviano le famiglie sono qualcosa che si paragona alla mafia, quasi un sinonimo, una sovrapposizione. Chiusura, egoismo, esclusivismo. Non apertura totale e incondizionata all’amore verso i propri figli, altruismo totale nel dono della vita, della propria e di quella che nasce. Per Saviano la famiglia è il possesso della felicità per sé a discapito degli altri.
Il parallelo dello scrittore tra mafia e famiglia che fa rabbrividire
“Se non esistesse il concetto di famiglia, non esisterebbero le organizzazioni criminali”, scrive Saviano nel suo articolo. “La famiglia è innanzitutto organizzazione, è mutuo soccorso, ma solo verso chi ha il merito di condividere lo stesso sangue. Il matrimonio è un patto economico tra gruppi. I figli sono protezione del patrimonio e eredità. Le amicizie sono momentanee e utili se arrecano vantaggio”.
Concetti che, a detta dello scrittore, equiparano tutte le famiglie tradizionali alle “famiglie” mafiose, ovvero alle organizzazioni criminali. Nella nostra società contemporanea, insomma, per Saviano la famiglia è una “macchina di controllo e competizione, di accordo e feroce ricerca di profitto”. Ma come si può anche solamente arrivare a pensare una cosa del genere? Ci si chiede se la visione di Saviano sia irrimediabilmente distorta dalla visione degli argomenti di cui si occupa, quelli mafiosi, da un’ideologia mortifera e anti-umana che in un mondo liquido e senza riferimenti sta prendendo ogni giorno sempre più piede, oppure se sia tutto parte di una strategia ben precisa e potentemente organizzata a livello internazionale per sradicare l’istituto della Famiglia?
Saviano finge di criticare il capitalismo ma fa il gioco dei poteri forti
D’altronde, Saviano finge di criticare il capitalismo, ma forse non sa – o fa finta di non sapere – che di fronte alle spietate leggi del mercato l’unica resistenza alla disumanità è proprio l’amore della famiglia. Che un individuo solo, senza l’amore dei propri cari alle spalle, come si usa dire è “figlio di nessuno”, è un individuo alla mercé di ogni ricatto, di ogni pretesa, di qualsiasi sfruttamento. Può essere schiavizzato senza alcuna paura da qualsiasi grande multinazionale, perché non avrà nessuno a difenderlo, a prendere le sue parti, ad accoglierlo, a mostrargli la vita e indicargli strade alternative contro il male.
Questo è in realtà il progetto del grande capitale quando è privo di moralità, e che alla fin fine, però, è il progetto del principe degli inferi, del demonio, che tende continuamente ad attaccare ciò che c’è di bello e di buono a questo mondo proprio per gettare l’uomo nella fiamme della schiavitù infernale. La profezia di Suor Lucia di Fatima lo spiegava in maniera assolutamente sconvolgente: lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio.
Suor Lucia di Fatima aveva profetizzato tutto: l’invito a non avere paura
La veggente aggiungeva però l’invito a non avere alcuna paura, “perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo”. La suora di Fatima, infatti, sosteneva che la Madonna ha già “schiacciato” la testa a Satana. Lo stesso spiegava Giovanni Paolo II: la famiglia è il nodo, senza di essa si tocca “la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni. Se si tocca la colonna portante crolla tutto l’edificio”.
Alla conclusione imbarazzante del ragionamento di Saviano, molti hanno perciò inevitabilmente commentato stupefatti e rattristati. Tra questi, ne prendiamo alcuni, come il quotidiano online Il Sussidiario: “È un ragionamento perverso, anche se espresso in una forma linguistica seducente. Per la stessa strada si potrebbe infatti affermare che la corruzione finirà quando finirà la democrazia, con i suoi politicanti di professione e le clientele elettorali che vi fanno seguito”.
La camorra finirà quando verrà ritrovata sul serio la fede cristiana
“Forse la camorra finirà non quando finirà la famiglia, come asserisce Saviano, ma quando verrà ritrovata la fede e si disinnescherà il materialismo puro e il consumismo più sfrenato” come affermano i detenuti di Castelvetrano”, chiosa il quotidiano online. “Credo che abbia torto Saviano ed abbiano ragione quest’ultimi: anziché abolire la famiglia occorrerebbe abolire lo stupidario dei consumi ostentatori sui quale l’aristocrazia mafiosa sfoggia la propria onnipotenza”.
A questi, fa eco il presidente del Forum delle Associazioni familiari Gigi De Palo, che in poche parole lapidarie liquida su Facebook lo scrittore campano di “Gomorra”. “Scrivi un libro sulla camorra, ti arricchisci sceneggiando serie tv che esaltano i camorristi e poi, come per magia – in Italia – diventi esperto di tutto”, scrive De Palo. “Io non ce l’ho con Saviano, ma con chi lo prende sul serio quando scrive su argomenti che non conosce. Quando scrive di educazione o famiglia sembra me quando vorrei scrivere di fisica nucleare…”.
Il cortocircuito innestato dalle parole di Saviano
Un altro cortocircuito innestato dalle parole di Saviano lo fa notare la rivista di destra “Il primato nazionale”. “Saviano attacca la famiglia in una fase in cui la sinistra ha smesso di volerla decostruire, preferendo semmai integrarla nel suo orizzonte”, scrive il giornalista, ponendo una domanda piuttosto scomoda. “Ma come, dopo le lotte per il «matrimonio egualitario», la stepchild adoption, l’adozione ai gay, dopo tanti cortei all’insegna del «famiglia è dove c’è amore», dopo le pubblicità delle caramelle e dei sofficini in cui lui, lui e un frugoletto si sorridono vicendevolmente in cucina, ora veniamo a scoprire che questo bel valore che si voleva estendere a tutti i tipi possibili di unione è in realtà un ricettacolo di violenza e sopraffazione?”.
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Insomma, scrive il magazine con ironia pungente, “abbiamo subito ore di talk show e lenzuolate di articoli su povere coppie Lgbt la cui vita era letteralmente resa insopportabile dal fatto di non poter mettere su una famiglia come quella dei vicini etero. Ora scopriamo che concedere loro questo diritto sarebbe un po’ come affiliarle a una ‘ndrina. È la solita sinistra omofoba: le meraviglie del mondo senza famiglie vogliono riservarle sono a quei privilegiati degli eterosessuali”.
La risposta più dura e autorevole arriva da don Maurizio Patriciello
La risposta più dura e autorevole arriva però da don Maurizio Patriciello, prete che da sempre conosce in prima persona, e non attraverso i racconti delle cronache, la durezza della mafie e delle persone che finiscono dentro questi terribili circoli infernali. Don Patriciello bolla infatti, senza acredine, le parole dello scrittore come “sbagliate”. “Non si sconfigge la mafia calunniando la famiglia”, è la frase lapidaria del religioso. “Si rimane basiti”, spiega Patriciello. “È partito dall’arresto di una nota criminale per sferrare un attacco alla famiglia? È proprio vero, la lingua batte dove il dente duole”.
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Per prete anti-mafia, infatti, “converrebbe ricordare, tra l’altro, che se le mafie si sono arricchite a dismisura con il traffico di droghe e di donne destinate al mercato della prostituzione è perché milioni di persone ‘perbene’ fanno uso delle une e delle altre. Se non si riesce a estirpare il cancro maledetto delle mafie è perché l’asfissiante abbraccio mortale con i colletti bianchi e i danarosi moralmente miseri non è mai venuto meno. Certo, tutto si può regolamentare. Potremmo esporre in vetrine le prostitute come in Paesi definiti ‘più avanzati’ e rendere legali le droghe, ma non avremmo risolto il problema”.
Don Patriciello: Saviano allude a barbarie come l’utero in affitto?
Insomma, per Don Maurizio “ben altra chiusura meritava quell’articolo. Meglio, a riguardo, rifarsi ai libri di Isaia Sales e di tanti altri scrittori che hanno affrontato la questione. Conoscendo, purtroppo, la simpatia di Saviano per l’utero in affitto – obbrobrio tra i più odiosi che si consuma, ancora una volta, soprattutto sulla pelle delle donne povere e dei bambini venduti e comprati come merce – mi domando se alludesse a questo lo scrittore quando parla di nuove dinamiche in cui crescere vite”.
Tuttavia, “ci vuole davvero una grande dose d’ingenuità – ingenuità che chi ha imparato a conoscere il cuore dell’uomo non possiede – per credere che con il lucroso commercio delle industrie dei bambini ‘fabbricati’, e offerti a facoltosi acquirenti, le mafie sarebbero sconfitte. Per illudersi che la bramosia per il denaro e per il potere sarebbero spente. Per pensare che i cuori degli uomini sarebbero purificati come per incanto”.
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Al netto di tutto, quindi, conclude il religioso, si è compreso che Saviano detesta la famiglia. “Lo abbiamo capito e ce ne dispiace. Fatti loro, verrebbe da dire. A ognuno le sue esperienze, i suoi affetti, le sue idee. A nessuno però è concesso di calunniare la famiglia – le nostre famiglie! – che nonostante i limiti di ogni realtà umana, resta la prima fonte di vita, di relazioni, di crescita umana e spirituale per ogni essere umano”.
Giovanni Bernardi