Il cielo stellato è stato sin dall’antichità fonte d’ispirazione di artisti, filosofi e pensatori, li ha spinti a domandarsi cosa si celasse dietro a quel manto nero costellato di luci e se non fosse quello la chiave del mistero della vita umana. La speculazione filosofica sul cielo si è persa con l’evoluzione della scienza e dei metodi di osservazione, la consapevolezza che le stelle, altro non sono che pianeti gassosi che, come il nostro sole, irradiano i sistemi da loro dipendenti con radiazioni che potrebbero o no permettere l’esistenza di altre forme di vita ha tolto mistero al cielo, sebbene la possibilità di altre forme di vita dovrebbe essere uno stimolo intellettivo sufficiente a porsi delle domande.
Difficile spiegarsi il perché di tale perdita d’interesse nei confronti del cosmo, probabilmente le vite frenetiche ed altamente inquadrate delle civiltà occidentali rubano tempo alla speculazione filosofica, oppure la falsa consapevolezza di non essere il popolo eletto da Dio o che dietro a quel manto pieno di luci non ci sia il Signore ha spento la curiosità di molti. Eppure dietro la perfezione dell’Universo, all’ordine preciso che permette l’esistenza ed il funzionamento delle galassie c’è ancora un impronta indelebile di Dio, il segno tangibile che proprio nelle profondità dello spazio risieda il significato ed il destino della stirpe umana.
Di questo è convinto il famoso astrofisico italiano Marco Bersanelli, autore di oltre trecento saggi scientifici sull’argomento, membro del Planck Science Team ed è tra i responsabili scientifici della missione spaziale Planck dell’ESA e professore ordinario di Fisica e Astronomia all’Università di Milano. Il professore ritiene assurdo che con il grado di consapevolezza odierna si sia perso l’interesse nei confronti delle stelle e dei pianeti: “Oggi la tecnologia ci permette di scrutare le profondità dell’universo a un livello inconcepibile anche solo pochi decenni fa, eppure questa è la prima generazione che ha perso l’abitudine di esporsi alla meraviglia del cielo stellato. Non ci stupiamo più di quel che ci circonda”.
Bersanelli ritiene che ci sia scritto il destino dell’uomo nelle stelle ed invita i suoi studenti a non perdere la sana abitudine di porsi domande sull’esistenza, lo fa citando i grandi del passato come Van Gogh e Leopardi a cui aggiunge delle nozioni scientifiche che dimostrano quanto lavoro si debba ancora fare prima di potersi arrendere all’idea che non c’è più nulla da conoscere. Ad esempio in riferimento alla recente divulgazione di informazioni su Exoplanet (i pianeti appartenenti ad un sistema solare gemello al nostro che presentano condizioni simili alla terra) dice: “C’è stato un eccessivo clamore mediatico. Alcuni pianeti erano già noti e non è vero che sono paragonabili alla Terra, hanno solo alcune grossolane caratteristiche simili. La presenza di acqua non è sufficiente per dire che sono “abitabili”. E di pianeti extrasolari di questo tipo ne sono stati censiti già a migliaia”.
In una recente intervista riportata dal sito ‘Unione Cristiani Cattolici Razionali’, il fisico conclude la sua riflessione sull’universo citando una frase di Robert Boyle in cui dice: “Io studio il libro della natura, mi ritrovo spesso ad esclamare con il Salmista: ‘Quanto son numerose le tue opere, o Signore! Tu le hai fatte tutte con sapienza’ “.
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