In questi giorni di coronavirus, ci sono persone costrette a uscire per svolgere lavori essenziali. E altre che si approfittano dell’emergenza in maniera vergognosa.
L’Italia intera è in lotta contro l’epidemia. Si parla di medici, infermieri, farmacisti, forze dell’ordine, operatori della Protezione civile, cassieri, tabaccai, giornalai, uffici pubblici. E anche stare a casa significa fare la propria parte. Ma quello dei farmacisti o degli operatori sanitari è un ruolo molto particolare, perché garantendo l’acceso ai farmaci restano esposti alle malattie e al virus.
Tuttavia, ci sono anche, come in ogni tragico momento, gli sciacalli. Ovvero la parte peggiore del paese. Si parla infatti di speculatori che sull’onda dell’emergenza ne approfittano per far crescere in maniera spropositata i prezzi delle mascherine o di altri beni fortemente necessarie, sfruttando questo bisogno e prendendosi gioco degli altri concittadini.
Le farmacie infatti, nonostante rappresentino un servizio pubblico, restano comunque delle imprese private. Quindi devono reperire in maniera autonoma i prodotti che metteranno in vendita. Sappiamo tutti come in questo momento si tratti di un lavoro molto difficile. Per esempio, per quanto riguarda le mascherine, trovarne è una vera fortuna. O richiede molto impegno e lavoro.
Il lato peggiore della cosa, tuttavia, è che i costi sono cresciuti fino a dieci volte tanto. Ci sono quelli che stabiliscono addirittura un minimo di ordinativi a quattro zeri. Su internet molti consumatori protestano per aver dovuto sborsare fino a 15 euro per acquistare una mascherina. Ci sono perciò commercianti che, in protesta, hanno smesso di fare ordinativi.
Con il rischio però di non avere più mascherine accessibili al pubblico. Un farmacista italiano, Daniele Spataro, in un’intervista ha esternato il suo rammarico spiegando che molti accusano le farmacie di approfittarsi della situazione, quando la verità è che loro sono le vittime dei fornitori. Da 25 o 50 centesimi a mascherina, dentro confezioni con più pezzi, la media dei prezzi ha ormai raggiunti i due euro ciascuna.
Lo stesso accade per le mascherine che utilizzano gli infermieri e i medici. Se soltanto due mesi fa il prezzo andava dai due ai sei euro ciascuna, oggi i fornitori chiedono ordini minimi da cinquecento a duemila pezzi, con un costo dai sei agli otto euro per ogni mascherina. Nell’intervista il farmacista racconta di avere ricevuto, nell’ultima offerta che rappresentava la più economica tra le altre, un ordine minimo di cinquantamila pezzi.
“A chi le vendo tutte queste mascherine?”, ha commentato in maniera ironica ma anche tragica, se pensiamo al contesto. Pensando poi alle attività che vengono svolte a porte chiuse tramite la finestrella, il problema diventa la privacy del cliente. I farmacisti hanno il dovere di tutelare le informazioni sulla salute dei pazienti. Per questo molti continuano a fare entrare le persone nei propri locali.
Ma in questo modo, la paura di venire contagiati aumenta. Anche perché ai farmacisti non viene fatto alcun tampone. Nè tantomeno vengono forniti dispositivi di protezione. Perciò la necessità è quella di essere creativi. C’è chi indossa mascherine da giardinaggio, chi installa pannelli trasparenti di fronte al bancone.
E in tutto questo, come si comporta lo Stato? “Ci manda i Nas e la Guardia di finanza, che in alcuni casi hanno addirittura multato dei colleghi per aver venduto mascherine singolarmente dopo aver aperto il pacco che le conteneva”, spiega un altro farmacista, Ivan Tortorici, membro di Federfarma.
Federfarma nelle scorse settimane aveva invitato i suoi associati a vendere le mascherine singolarmente, per evitare la necessità di vendere scatole di mascherine da duecento euro. “Noi farmacisti a Roma siamo ancora senza mascherine, dalla Protezione civile e dalla presidenza del Consiglio non ci è arrivato nulla”, denuncia invece Andrea Cicconetti, segretario Federfarma Roma e consigliere Federfarma Lazio. “Lavoriamo con gli stessi sistemi di protezione di venti giorni fa”.
La questione non riguarda però solo le mascherine ma anche guanti, alcol etilico, saturimetri e termometri frontali. Tutti con i prezzi alle stelle o altri problemi come la mancanza di certificazione sanitaria, che fa pensare all’inaffidabilità dei prodotti. C’è poi il caso della clorichina, di cui si è parlato nei giorni scorsi dopo che il presidente americano Trump ne aveva fatto il nome pubblicamente.
La disponibilità di questo farmaco c’è, ma molti scienziati si sono scagliati contro l’informazione che è stata data a riguardo. Il rischio di utilizzo di questo farmaco è molto alto, non esistono studi che ne comprovino l’efficacia e il pericolo di una medicina fai da te con effetti collaterali sconosciuti fa pensare a scenari non del tutto sani.
Insomma, nel caos dell’emergenza e della paura non smettono mai di prosperare approfittatori e sciacalli, pronti a fare di tutto per guadagnare alle spalle del prossimo.
Giovanni Bernardi
Fonte: news.upday.com
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