La virologa Maria Rita Gismondo ha espresso la propria opinione sulla situazione dei trasporti pubblici dal punto di vista sanitario.
Con il ritorno a lavoro di milioni di italiani, potrebbero essere presto non rispettate le misure sul distanziamento sociale.
Siamo finalmente giunti al 4 maggio, data in cui il lockdown è ufficialmente finito ed in cui i cittadini possono tornare a muoversi con maggiore libertà. Adesso è possibile spostarsi verso un parco cittadino per l’attività motoria e per quella sportiva, e più lavoratori si muoveranno verso i luoghi di lavoro in cui è possibile andare a lavorare. La parola d’ordine di questa fase è “Distanziamento sociale”, una misura che dovrà essere adottata sia all’interno dei supermercati che dei luoghi di lavoro che dei trasporti pubblici.
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Proprio questi ultimi sono i luoghi ristretti che potrebbero veicolare il maggior numero di casi di contagio. A sottolinearlo è la virologa dei laboratori di Microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo. Intervistata da ‘Adn Kronos’, l’esperta spiega il perché di questa sua preoccupazione: “Io resto preoccupata. Non credo che la gente possa osservare sui trasporti la misura consigliata di almeno un metro di distanza dagli altri”.
Se in un primo periodo, infatti, il distanziamento sarà facilitato dal timore e dalla mancata ripresa di alcune attività, con il passare del tempo le buone abitudini potrebbero perdersi: “però ci sarà anche la paura di non arrivare in tempo al lavoro, il timore di perderlo, e la preoccupazione è che tra dubbi vari le persone finiscano per derogare alle misure di sicurezza e che in troppi si ritrovino l’uno accanto all’altro”.
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La preoccupazione della virologa è sacrosanta ed è anche plausibile che ci siano persone che con il passare dei giorni possa dimenticare le regole di prudenza. Al momento non ci troviamo certo a tal punto e dalle immagini scattate sui mezzi pubblici sembra che tutti abbiano compreso il pericolo derivante dal mancato rispetto. Inoltre i vari comuni hanno applicato alla lettera tutte le indicazioni contenute nel decreto del Ministero dei trasporti (ecco qui il testo completo).
Se il rischio esiste, però, non è solo perché le persone potrebbero non rispettare le regole. In molte città d’Italia, infatti, la mancanza di mezzi pubblici sufficienti a garantire un servizio efficiente era un problema ancor prima dell’arrivo del Coronavirus. Spesso i passeggeri si trovano costretti a prendere bus sovraffollati perché sanno che se non lo prendono potrebbero aspettare anche delle ore. E allora cosa si sta facendo per evitare questi inconvenienti? Come si pensa di ovviare per evitare che i lavoratori arrivino in ritardo al lavoro?
La speranza, dunque, è che in un Italia che è costretta a ripartire, lo si faccia con l’idea che si debba farlo con i giusti criteri. I trasporti pubblici diventano un problema poiché insufficienti e mal gestiti. Nel momento in cui ci saranno abbastanza vetture, tra metro, bus, tram e treni, non ci sarà più bisogno di affollarne uno sino al punto che sia stipato, poiché si sa che dopo poco ne arriverà un altro puntuale.
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Luca Scapatello
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