In questi giorni di isolamento ci si comincia a chiedere in maniera sempre più concreta se l’emergenza può riportare le persone alla fede.
Nel dolore, infatti, è atteggiamento diffuso che si ritorni a sperare nella misericordia del Signore. E i primi segni ci testimoniano come in parte questo stia già avvenendo.
La Messa e il Rosario sia in televisione che sui social stanno avendo ascolti molto anni, tanto da fare decidere alla Rai di trasmetterli anche più volte al giorno sulle proprie reti. La preghiera del Papa di fronte a una piazza San Pietro desolata ha tenuto incollati agli schermi ben 17 milioni di italiani.
Numeri molto alti, se si pensa all’insistente narrazione della fine della religiosità nel nostro paese. Sta succedendo però che anche tra i non credenti si stia verificando, in alcuni casi, uno straordinario riavvicinamento alla fede.
Lo racconta la rivista Il Timone, prendendo come esempio la testimonianza di Jason M. Opal, storico e docente alla McGill University di Montréal e autore per la Oxford University Press. Opal ha più volte affermato di essere un “non religioso”, ha parlato di Montréal come una città “che prende molto seriamente la laicità”, e in accordo con la moglie non ha nemmeno fatto battezzare i suoi figli.
Di fronte alla pandemia determinata dal Coronavirus, tuttavia, Opal ha dovuto fare un’inversione di rotta. Così, in questi giorni ha ammesso di essersi dedicato alla preghiera. “Ero decisamente sprezzante nei confronti della religione“, ha affermato. Tuttavia, ora è tornato a chiedere conforto alla stessa religione.
In un lungo articolo redatto per il quotidiano canadese The Globe and Mail, ha affermato: “Non rinnego nulla di ciò che sono stato”, “eppure, in questi giorni di prova, a volte chiudo gli occhi e unisco le mani. Mi allontano da tutti, anche da mia moglie, così da essere pienamente solo con il mio vago ma potente senso del divino“.
Una preghiera per niente vaga o ambigua, ma rivolte a Dio, nello specifico al Dio cristiano insegnatogli da un pastore della Chiesa congregazionale. “Se devo essere onesto con me stesso, mi rendo conto che sto recitando le preghiere che ho ascoltato da un pastore nella Chiesa congregazionale che frequentavo con i miei genitori”, ha infatti confessato.
“Attingo a quella tradizione semplicemente perché la conosco, perché vivono nei miei ricordi, un miscuglio di immagini di giorni commoventi”, è stata la spiegazione fornita dallo storico. Lo studioso proviene da ambienti di tipo protestante e nonostante la sua affermazione, non risulta ancora essersi convertito.
Tuttavia, le sue parole sono molto significative per ciò che riguarda un sentimento diffuso, e un meccanismo che si verifica da più parti e in maniera quasi automatica.
Di fronte a chi si ostina continuamente ad affermate che la fede non può nulla, al contrario della scienza che conosce tutto, vediamo che la prova dei fatti è piuttosto differente. Di fronte allo scoramento dovuto da un’imprevisto, da un dolore o da una difficoltà, continuiamo a convincerci che la scienza possa risolvere il nostro problema. La verità è che non è affatto così.
In questi giorni vediamo continuamente scienziati darci spiegazioni confortanti in televisioni e su ogni mezzo mediatico e informativo. Purtroppo, però, spesso si limitano a questo, a confortarci. La maggior parte delle volte, infatti, vengono offerte spiegazioni che possiamo tranquillamente già conoscere.
Lo abbiamo visto bene all’inizio della diffusione del virus: gran parte degli scienziati invitati nei talk-show continuava a ripetere frasi dette in precedenza da un collega, ovvero che in Italia il rischio era zero e non c’era motivo di preoccuparsi. Salvo poi accorgersi che tutti stavano dicendo la cosa sbagliata.
Così abbiamo visto politici scendere in piazza per fare l’aperitivo, e pochi giorni dopo chiudersi in casa per l’isolamento derivato dalla positività al virus. Un meccanismo simile di fallacia dell’informazione a quanto si è verificato, ad esempio, con la Brexit, o negli Stati Uniti con la vittoria del repubblicano Donald Trump contro ogni previsione mediatica, in cui era data per favorita la sua avversaria democratica Hillary Clinton.
Nel caso del Coronavirus, tutti aspettiamo dagli scienziati il vaccino e le cure per questa terribile malattia, che giustamente spettano ai medici e ai ricercatori realizzarle. Ma al momento, l’unico mezzo di contrasto che abbiamo contro il virus è quello di stare a casa, evitando contagi. Una risposta di buon senso, più che scientifica.
In tutto ciò, pochi riescono a pensare alla cura dell’anima, dei milioni di italiani rinchiusi nelle proprie case, e dei miliardi di cittadini che sono costretti a fare lo stesso in tutto il mondo. Che oggi si trovano faccia a faccia con le proprie esistenze, con il senso della vita e con la paura della morte.
A queste domande la scienza non ha le risposte. E allora ci si rivolge alla fede, e si pongono le stesse domande al Signore.
Allora nei Vangeli leggiamo: “Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia. E ancora: Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani. Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1Corinzi 3, 18).
E sempre nella Bibbia, troviamo scritto: “Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede“. (Salmi 32, 10-12)
Giovanni Bernardi
fonte: iltimone.it
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