Quando la fede passa, anche, attraverso la letteratura e, in questo caso, la poesia dialettale. E proprio al tema della devozione, il poeta Trilussa dedicò una lirica.
La poesia alla fede: una sorta di storia vera e propria, venne recitata durante un’udienza da Papa Giovanni Paolo I, il quale rimase colpito da alcune frasi in particolare.
Non è sempre facile parlare di fede e, soprattutto, spiegarne il significato dal proprio punto di vista. Certo, l’argomento risulta esser semplice per coloro che la teologia la masticano ogni giorno come pane quotidiano, ma non è lo stesso per chi, invece, “mastica” la letteratura.
Tutti hanno fede ed ognuno la esprime in un modo differente. Anche chi fa poesia dialettale. Non a caso, Carlo Alberto Salustri, conosciuto ai più con l’anagramma “Trilussa”, uno dei più grandi poeti della poesia dialettale romana, ha voluto spiegare ai posteri, grazie ad una sua lirica, cos’era per lui la fede.
La fede è “colei che cammina accanto a noi”, è l’essenza stessa di un uomo che crede di camminare per strade oscure, ma poi si rende conto di avere avuto, sempre, accanto a lui, una luce. Quella che gli indicava il cammino da seguire, mentre lui credeva di barcollare nell’ombra.
Per Trilussa, la fede si tramuta in una vecchietta che, seppur cieca lo conduce, con mano ferma, nelle vie del quotidiano. Questo a farci capire che solo Dio sa già qual è la strada scelta per ognuno di noi, e solo potrà condurci attraverso di essa.
Una spiegazione tanto semplice quanto efficace, che lo stesso Papa Giovanni Paolo I, ha citato in una sua udienza, per spiegare al popolo di Dio chi fosse il Padre buono che può conoscere ed indirizzare ognuno di noi verso la sua strada, anche nella notte e nelle tenebre, decise di leggere a tutti questa lirica di Trilussa:
“Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: – Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la Croce…
Io risposi: – Sarà … ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede … –
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: – Cammina! – Era la Fede”.
Davanti a tribolazioni, abbandoni, lutti o quanto altro noi non comprendiamo, solo la fede ha quel “quid” in più per farci andare avanti. E quel rifugiarci e chiedere aiuto al Padre buono che è nei cieli, ci permetterà sempre di non abbandonare la strada che lui ha tracciato per noi.
Fonte: acistampa.com
ROSALIA GIGLIANO
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