Oggi sempre di più siamo posti di fronte a un bivio, in cui scegliere la strada indicata dal Signore Gesù oppure la perdizione della mondanità e l’egoismo che troppo spesso la società contemporanea ci offre.
Ma bisogna allo stesso tempo anche fare attenzione al rischio di manicheismo, cioè al vedere il nero e il bianco in ogni cosa senza invece accorgersi dell’infinità delle sfumature della vita umana, e al fatto ultimo che Gesù Cristo è la salvezza, che ha portato a tutti gli uomini attraverso la Redenzione della Croce.
Con la Sua venuta, infatti, Dio ci ha testimoniato il Suo amore misericordioso e infinito, e questo ci indica che dobbiamo fare molta attenzione nell’identificare bene e male in questa terra. La Salvezza non è di questo mondo, come anche il diavolo opera in questo mondo ma solamente a un livello spirituale, che ha effetti sul materiale, ma non si può rischiare di replicare, nel ventunesimo secolo, la caccia alle streghe.
Al contrario, c’è bisogno che il cristiano preghi sempre per la salvezza dell’anima del nostro prossimo e fratello, e per la conversione in questa vita alla fede in Gesù. In tutto ciò, la figura di Papa Francesco si erge a riferimento imprescindibile, per la misericordia che testimonia ogni giorno come elemento centrale del suo Pontificato, che si riannoda direttamente alla misericordia che il Signore offre a tutte le Sue creature.
Nel libro di Riccardo Cristiano “Bergoglio o barbarie. Francesco davanti al disordine mondiale”, edito da Castelvecchi, l’autore lo chiama “il bivio del nostro tempo”. Un bivio dove da una parte c’è Papa Francesco, attento al bene di ogni singolo individuo, e dall’altro “la barbarie post-moderna”, dove la vita non viene rispettata, la dignità della persona viene calpestata, dove ognuno pensa a sé stesso e si dimentica di servire il prossimo e la comunità.
Dove si vive una bolla social costantemente aggiornata ma si dimentica di chiedere al vicino di casa come se la passa, o di andare a trovare l’amico che non vediamo da tanto tempo. Un tempo, quello in cui viviamo, dove chiedere l’elemosina è diventato un reato. Mentre invece rubare denaro al prossimo, speculando in borsa o anche solo schiacciando la concorrenza con la propria industria, non solo è ben visto ma diventa anche una spilla al merito, da appuntarsi al petto e in maniera pubblica.
Il titolo del libro ricorda lo scontro tra socialismo e capitalismo, e vuole indicare che un’intera epoca è stata superata con la caduta del Muro di Berlino. Oggi, infatti, ci si confronta più che altro con la globalizzazione. Papa Francesco fin da subito ha individuato quali sono le difficoltà immanenti che ci chiedono di essere affrontate al più presto. Ad esempio: la globalizzazione dell’indifferenza, la cultura dello scarto, la teoria del gender, l’aborto e l’eutanasia come pratiche da sicari.
Se infatti l’epoca precedente della Guerra fredda, con i suoi punti di riferimento, non c’è più, oggi ci resta la società liquida e il nuovo disordine mondiale, con un mondo senza centro e un pianeta che, per l’appunto, rischia di precipitare nella barbarie. Per questo, scrive il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, nel mezzo del “cambiamento d’epoca” che segna l’inizio di millennio, è perciò necessario ancora oggi scegliere da che parte stare. Con il bene o con il male.
“Il magistero pontificio vive della convinzione opposta. Della consapevolezza che in un tempo di globalizzazione serve un dialogo positivo e paziente; che in un mondo più confuso occorre fare chiarezza; che alla deriva dei continenti deve rispondere una stagione di connessioni. Perché alla globalizzazione ha condotto la storia, argilla nelle mani di Dio“, afferma Impagliazzo intervistato dal giornale ytali.com.
Per questo, “nel labirinto del presente si tratta di piegare verso la strada dell’incontro, e non di imboccare la via dello scontro. È il compito di ogni presente, in ogni labirinto. Guardiamo ai Vangeli. C’è un tempo – e quel tempo ritorna continuamente – in cui occorre scegliere tra Gesù e Barabba, tra Dio e la ricchezza”, dice Impagliazzo. “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza (Luca 16,13)”, è scritto nel Vangelo. “Il fatto è che a volte si preferisce il percorso che conduce alla tragedia”, annota Impagliazzo.
Il bene che siamo chiamati a scegliere, tuttavia, ribadiamo, non può essere però un bene di questo mondo, perché altrimenti il rischio dietro l’angolo, nemmeno troppo nascosto, è quello del manicheismo. Il vero bene, non è di questo mondo, e la strada per arrivarci è Gesù, Via Verità e Salvezza. Che si dona a noi nell’Eucarestia, nella Santa Messa, donandoci il bene della Sua presenza Reale nella nostra vita.
Ne abbiamo viste troppe, nella storia, di guerre di civiltà, di roghi, cacce alle streghe, lapidazioni, crocifissioni. Oggi c’è bisogno di riconoscerci tutti miseri, per chiedere a Lui la Sua misericordia. Degli applausi del mondo, un cristiano non se ne fa nulla. La salvezza di Dio, invece, è il traguardo più importante che abbiamo.
“Il mondo è tentato infatti dallo scontro tra le civiltà. È l’idea che le diversità siano irriducibili. Che l’incontro con l’altro sia una trappola, il dialogo una chimera. Un carattere della nostra epoca, che ha come prodotto il fondamentalismo e il terrorismo, è la frammentazione: si disgregano le reti che tengono insieme la polis; si indeboliscono i soggetti statuali; si accentuano le divisioni tra le nazioni, tra le culture, tra i continenti. Una comunicazione senza mediazioni, soggetta all’istinto e aliena dalla riflessione induce a chiudersi, illude di poter fare da soli”.
Tutt’altre convinzioni di quelle proposte da Papa Francesco, ben radicate nel Vangelo e nella Parola che Gesù offrì ai suoi apostoli e alla Chiesa.
Giovanni Bernardi
fonte: ytali.com
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