La confessione è quel momento durante il quale ci riconciliamo con Gesù e chiediamo a Lui perdono per i nostri peccati.
Ma la difficoltà nasce quando ci sentiamo in imbarazzo davanti al sacerdote, preoccupati del fatto che possa più giudicarci che assolverci.
Alcune volte può capitare, però, di trovarci davanti ad un confessore più invadente che comprensivo, come è capitato a questa fedele.
Il verso senso della Confessione
Confessarci: ritornare a Dio con il cuore contrito e pentito e chiedere a Lui perdono. È un momento particolare quanto speciale per ciascuno di noi. Come il Figliuol prodigo che torna dal padre, consapevole di tutte le sue mancanze. Così anche noi, peccatori, torniamo dal Padre a chiedere perdono per ciò che abbiamo commesso.
La nostra anima anela di chiedere perdono a Dio, di purificarsi e di togliersi quella macchia grigia che la opprime e di lasciarsi, nuovamente, illuminare dalla luce di Cristo.
Ma riusciamo sempre a trovare un sacerdote che ci ascolti e non ci giudichi? Nella stragrande maggioranza dei casi è cosi, ma ci può essere anche l’eccezione.
Una fedele racconta la sua esperienza negativa
Una fedele chiede proprio consiglio su questo, ovvero quando un sacerdote diventa invadente nel momento della confessione: “[…] Io mi sono imbattuta in un sacerdote che, nel confessionale, invece di manifestare spirito di accoglienza e di ascolto, ha rivelato un atteggiamento morboso ed invadente chiedendo cose davvero molto intime.
Ritengo quindi che non tutti i preti siano in grado di svolgere un accompagnamento spirituale perché tale compito richiede un autentico cammino di fede personale. Come posso uscire da tale situazione?”. – inizia a spiegare una donna nella sua lettera a Famiglia Cristiana.
Domanda lecita, specialmente quando, come nel suo caso, si è sentita in imbarazzo e il sacerdote non ha avuto un atteggiamento corretto verso a donna nel corso della confessione.
La risposta del teologo
Non è sempre facile, anche per i sacerdoti, avere capacità di ascolto. La risposta del teologo, però, ha chiarito molti punti.
“[…] Cara amica, che tutti i sacerdoti non siano in grado di fare direzione spirituale credo che sia indubitabile. E nemmeno sarebbe possibile. Si tratta, infatti, di un carisma personale da sentire e coltivare. Questo ministero nella Chiesa, infatti, richiede come base un cammino personale autentico e profondo di ricerca del Signore e di intimità con Lui, oltre che una esperienza provata nella vita interiore” – spiega.
La capacità primaria di un sacerdote, nell’atto della confessione, è quella di saper ascoltare ed aiutare il singolo fedele che si pone davanti a lui, a riconoscere i propri peccati, a comprenderli per evitare di non cadere più nella stessa tentazione, ma non di giudicare o emettere sentenze in merito a ciò che la persona sta confessando.
Come il caso nel quale si è trovata questa fedele che, oltre all’imbarazzo, si è sentita come invasa, nella sua sfera personale da chi, come dicevamo prima, aveva il solo compito di ascoltare, di comprendere e di aiutare invece che di giudicare.
Ma un episodio negativo, non deve scoraggiare il fedele, un incidente di percorso purtroppo può capitare, anche i sacerdoti hanno le loro fragilità e possono commettere errori, ma siamo chiamati a perdonarli e pregare per loro, e a perseverare nel nostro cammino, certi del fatto che il Signore non mancherà di farci trovare il confessore giusto, a cui poter aprire il cuore con fiducia. Noi chiediamoglielo con cuore sincero.