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Notizie

La ferocia sui gemelli uccisi a Lecco affonda le radici in una società malata

La tragedia di cronaca nera che è avvenuta in provincia di Lecco, legata al quarantacinquenne Mario Bresso, è purtroppo sintomo di una società fortemente malata che ha bisogno di rivedersi dal profondo.

Di ritornare cristiana, non dalla superficie ma dall’intimo del nostro cuore. Solo per dovere di cronaca, l’uomo ha ucciso i suoi due figli dodicenni, prima di suicidarsi buttandosi da un ponte e di avvertire la moglie, che stava per lasciarlo, che non avrebbe più rivisto i suoi figli. Una storia spaventosa e terribile, su cui è inutile indugiare, come troppo spesso fanno tv e giornali, cercando i dettagli di vicende profondamente dolorose, di tragedie che segnano i nostri cuori nel profondo gettandoci in abissi di sconforto.

La tragedia di Mario Bresso e le colpe di tutti noi

L’uomo è stato descritto come il vicino di casa normale, l’uomo della porta accanto. La storia però ci invita a guardare in faccia alla durezza della vita che ci siamo costruiti con le nostre mani, e alla spietatezza di una società che non guarda in faccia nessuno. Che purtroppo, dietro la “normalità” cela un abisso di ferocia, disumanità, freddezza. Una società dove tutto è dovuto, dove ci è stato insegnato che possiamo comprare tutto e fare ciò che vogliamo.

(Websource/Archivio)

Oggi pensiamo in qualche modo di essere delle nuove divinità. L’io contemporaneo è assolutamente divinizzato e idolatrato, la pubblicità ci convince ogni giorno che tutto ci è dovuto, che possiamo in un click realizzare qualsiasi sogno, anche quelli contro natura. Possiamo fare tutto: comprare un figlio con l’utero in affitto, sposare una persona del nostro sesso, morire con l’eutanasia se ne abbiamo voglia. Lasciare il proprio partner senza starci a pensare troppo (i numeri dei divorzi, oltre il 50 per cento delle coppie, parlano da soli).

Indagare gli errori comuni per capire l’abisso del male

Tutta una serie di assunti che ci illudono di poter fare ciò che vogliamo della propria vita, quando in realtà non è così. Si vive per gli altri, alla luce della volontà del Signore. Non si vive per sé stessi, ma si serve il prossimo. “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” dice Gesù nel Vangelo di Luca (Luca 17,26-37).

photo web source

Se però ci viene insegnato che anche decidere di morire in una clinica, con il suicidio assistito, solamente per un malessere interiore o perché lo vogliamo, non solo è possibile ma è anche cosa buona e giusta, un diritto progressista politicamente corretto, allora nella nostra morale, nella nostra interiorità, cosa ci impedirà di arrivare a pensare che, di fronte a un dolore estremo come quello di una separazione, si può arrivare ad uccidere qualcun’altro?

Non si vive per sé stesso ma per gli altri. Serve un ripensamento totale

Se pensiamo che i figli e il proprio partner siano un prolungamento di noi stessi, una proiezione del nostro io, il frutto del nostro successo professionale o umano, allora il rischio è di andare incontro a storie tragiche come quella che abbiamo letto sui giornali, avvenuta a Lecco. Purtroppo è la concezione umana che si è instaurata della contemporaneità, che va stravolta e rivoluzionata dal profondo. Dobbiamo tornare alla fede in Cristo. 

Non bastano gli appelli al buonsenso, all’orrore del femminicidio, al maschio bianco cattivo e alla società buona che ne è vittima. Dobbiamo ripensare dalle radici il senso dell’esistenza umana nel ventunesimo secolo. Bisogna ricordare che non si vive per il piacere ma per l’amore, che non si possono servire due padroni. “Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16,13).

Chi vive per sé stesso, morirà. Chi vive per gli altri, chi santifica la propria vita per il Signore, vivrà in eterno. Preghiamo perché tragedie come quelle di Lecco possano avere fine, e che il Signore possa salvare l’uomo dalla corruzione di questo mondo, che sempre più vuole insegnarci di vivere per sé stessi e non per il Signore. Che Gesù ci possa salvare dalla nostra miseria, preghiamolo con tutto il nostro cuore.

Giovanni Bernardi

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