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Fidel Castro ha compiuto 90 anni: decisivi i suoi incontri con tre Papi

Fidel Castro ha compiuto ieri 90 anni. In tutta Cuba sono previsti spettacoli ed eventi per rendere omaggio all’anziano leader. Castro si è allontanato progressivamente dalla vita pubblica da circa dieci anni, quando, dopo un intervento, aveva ceduto il potere al fratello Raúl, nominato presidente nel 2008. Da allora sono state avviate diverse riforme e la normalizzazione delle relazioni con la comunità internazionale. “Nell’apertura di Cuba al mondo e del mondo a Cuba” decisivo è stato il ruolo diplomatico della Chiesa cattolica, prima con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e poi con l’azione di Papa Francesco che ha portato alla normalizzazione delle relazioni tra Washington e L’Avana.

Il 20 settembre scorso Fidel aveva incontrato Papa Bergoglio nella sua residenza nella capitale cubana. Il comandante aveva donato al Papa una copia del libro “Fidel e la religione” di Frei Betto (1997) con una dedica: “Per Papa Francesco in occasione della sua visita a Cuba con l’ammirazione e il rispetto del popolo cubano”. L’ex presidente aveva posto a Papa Francesco alcune domande riferendosi in particolare alla difesa dell’ambiente e alla situazione attuale del mondo. Fidel Castro ha incontrato Papa Wojtyla nel 1996 in Vaticano e nel 1998 a Cuba e Benedetto XVI all’Avana nel 2012. Per tratteggiare il profilo di Castro e la situazione di Cuba in questa fase di disgelo, Marco Guerra ha raccolto il commento di Roberto Da Rin, esperto di questioni sudamericane del Sole 24 Ore:

R. – Castro arriva a 90 anni, innanzitutto lucido e in condizioni di salute discrete. Lui sta accompagnando un Paese che è profondamente trasformato, rispetto agli obiettivi che lui si era posto, anche se in realtà e nonostante le riforme, nonostante il disgelo con gli Stati Uniti, la maggior parte dei cubani continua a vivere in condizioni di ristrettezze palesi. Ovviamente, chi tra i cubani è agganciato al circuito del dollaro, e quindi del turismo, vive una situazione di privilegio, ma questa è una minoranza.

D. – Come è cambiato l’atteggiamento di Castro? C’è un socialismo reale che è si sbiadito?

R. – Dunque, il socialismo reale a Cuba non è mai esistito, semplicemente per il fatto che questo è un Paese tropicale e non è stato possibile trapiantare dei modelli economici ed esistenziali che invece hanno contraddistinto altre regioni. In questi dieci anni sono cambiate, effettivamente, delle cose, nel senso che se dal 2006, quando Fidel ha lasciato di fatto campo libero a Raúl, sono state avviate delle riforme economiche: ora ci sono più di 400 mila “cuentapropistas” – così si chiamano – ossia lavoratori autonomi che non sono dipendenti dello Stato e hanno avviato piccole attività commerciali. Questa fascia di piccoli commercianti si sta espandendo: questo è il dato più rilevante che si può constatare. Ciò che vale la pena rilevare è che sul tavolo rimangono dei problemi di carattere sostanziale: la doppia moneta è il primo; il secondo è il prosieguo delle riforme che sono affrontate ogni settimana, ma che con una potenziale vittoria di Trump – questo viene scritto nei giornali di tutto il mondo – potrebbero subire un arresto.

D. – Come ha contribuito la Chiesa cattolica all’apertura al mondo di Cuba?

R. – La Chiesa cattolica ha contribuito in maniera determinante, perché già Papa Wojtyla e l’attuale Papa Francesco – che in quel momento era arcivescovo a Buenos Aires – furono i grandi tessitori dei rapporti tra la Chiesa e Cuba, tanto che nel viaggio di Wojtyla questa missione venne preparata nei dettagli proprio dall’allora arcivescovo Bergoglio. La Chiesa ha indubbiamente svolto un ruolo rilevante. Ora, naturalmente il ruolo di mediazione che è stato svolto ha consentito il grande disgelo iniziato due anni fa, quindi con questo annuncio contemporaneo di Obama e Raúl Castro, Obama a Washington e Raúl a L’Avana, in cui si diceva: “Non siamo più nemici, ma siamo vicini”.

D. – Un dialogo, quello che Fidel Castro ha tenuto con la Chiesa cattolica fin dal disgelo, nei primi anni Novanta: un filo diretto che non si mai spezzato…

R. – Assolutamente: sì, c’è stato un filo diretto. E poi, non dimentichiamo che Fidel Castro ha studiato dai Gesuiti, che comunque Cuba naturalmente è un Paese in parte cattolico e quindi il terreno era abbastanza fertile …

fonte: radiovaticana

Emanuele

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