Su invito di Monsignor Villegas, i cattolici filippini hanno iniziato tre settimane di preghiera per chiedere a Dio di guarire il Paese.
L’impegno dei fedeli è iniziato il giorno successivo alle celebrazioni per la Madonna del Carmelo ed è stato preso da tantissime famiglie.
Fino al mese di maggio la situazione sanitaria nelle Filippine non era così grave da far pensare che il Coronavirus si diffondesse a macchia d’olio. Verso l’inizio di giugno, però, il numero di casi giornalieri si è attestato intorno ai mille ed è stato chiaro a tutti che era necessario effettuare il lockdown. Ad oggi il numero dei contagi è salito sino ai 65 mila, dei quali ieri ne sono stati registrati 1.735 ed oggi addirittura 2.303. Il Paese è dunque in piena crisi sanitaria ed al momento non è chiaro quando passerà la fase acuta del contagio. Per il momento il numero dei decessi è relativamente basso (1.701 vittime), ma dati i numeri del contagio è destinato malauguratamente a salire.
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Alla crisi sanitaria si aggiunge chiaramente quella economica. Molti hanno già perso il posto di lavoro e non sanno quando ne potranno trovare un altro. Un dramma, quello del lavoro, che in un Paese povero come le Filippine è ancora più sentito. A mitigare i danni causati dalla diffusione della pandemia ci sono gli aiuti governativi e quelli della Chiesa. Le parrocchie cattoliche sono un punto di riferimento per molti cittadini. Qui possono trovare sia sostegno spirituale che una mano d’aiuto, giovani, anziani e famiglie, qualunque sia la loro fede.
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Vista la grave situazione sanitaria ed economica, l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, monsignor Socrates Villegas, ha indetto tre settimane di preghiera per tutti i cattolici. Lo scopo è quello di riunire tutte le famiglie cattoliche in preghiera e fare giungere il loro grido d’aiuto a Dio. La speranza è quella che il Signore ascolti le preghiere ed aiuti il suo popolo ad uscire da una crisi di cui non si conosce la fine.
Intervistata da ‘Vatican News’, la giornalista Nilda Castro spiega: “Siamo certi che la preghiera è potente per far fronte al nostro senso di smarrimento e sconcerto dovuto a vari fattori”. Oltre ai già citati c’è anche la preoccupazione che il governo voglia limitare la libertà d’espressione e di parola con la nuova legge sul terrorismo: “la definizione di terrorismo è troppo vasta e può essere interpretata in modo arbitrario. Abbiamo vissuto sotto la legge marziale, quando persone sono state arrestate e messe in prigione senza chiara prova di colpevolezza, e non si vuole tornare a quella situazione”.
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Luca Scapatello
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