E’ incredibile! Il presidente del Comitato per l’VIII Incontro mondiale delle Famiglie di Philadelphia, Robert Ciaruffoli (nella foto con papa Francesco), negli ultimi 16 anni ha versato ingenti cifre di denaro per dare ampio e convinto sostegno ad esponenti politici dichiaratisi pro-aborto e favorevoli alle “nozze” gay. L’accusa – chiara, precisa e circostanziata – è giunta da un rapporto appena diffuso dal Lepanto Institutestatunitense, rapporto al momento non smentito ed anzi rilanciato prontamente dall’autorevole agenzia LifeSiteNews.
Da notarsi come l’evento, del cui staff Ciaruffoli è il vertice, sia espressamente ecclesiale. Ospitato dall’Arcidiocesi di Philadelphia, avrà due momenti clou: dal 22 al 25 settembre un importante congresso sulla Famiglia e dal 26 al 27 settembre la presenza niente meno che di papa Francesco.
E’ evidente come le accuse mosse al presidente della manifestazione ne mostrino una condotta in aperto contrasto con la Dottrina della Chiesa. Nello specifico, Ciaruffoli nel 2008 avrebbe versato mille dollari ad Allyson Schwartz, fondatrice e direttrice esecutiva fino al 1988 del Centro per donne Elizabeth di Philadelphia, sorta di filiale locale diPlanned Parenthood: «Sono molto orgogliosa di essermi impegnata per questa realtà sanitaria, perché ha fornito una gamma completa di servizi per la salute delle donne – ha dichiarato alla stampa Schwartz, candidatasi nel 2000 contro il senatore della Pennsylvania, Rick Santorum – Io sono pro-choice», ha precisato, convinta che lo fosse anche «la maggior parte» degli elettori e addirittura «dei cittadini americani». Troppo fiduciosa, è stata provvidenzialmente sbaragliata dal suo concorrente, rinnovato nell’incarico.
Ma le posizioni politiche di Schwartz si sono dimostrate in netto contrasto con la Dottrina cattolica anche in altre circostanze: nel 2005 si trattò di decidere se consentire o meno alle minorenni decise ad abortire di potersi trasferire negli Stati, ove ciò fosse permesso. Lei votò a favore. Così come votò a favore di un’estensione, in pratica di una liberalizzazione della ricerca sulle cellule embrionali. Nel 2006 votò contro un emendamento, che codificasse nella Costituzione americana come matrimonio solo quello tra un uomo ed una donna; votò invece a favore della distribuzione indiscriminata di abortivi (la cosiddetta «contraccezione d’emergenza») alle donne vittime di stupro, negli ospedali. Poi, nel 2011, ha votato a favore del fatto che le spese per gli aborti fossero a carico dello Stato; nel 2013, ha espresso il proprio netto veto ad alcune misure pro-life, che si riproponevano di limitare l’accesso alle interruzioni di gravidanza.
Ma Ciaruffoli ha finanziato anche altri candidati pro-choice e gay friendly. Ad esempio, ha staccato assegni da mille dollari pro capite per Chaka Fattah e Robert Brady nel 2006, altri mille per Robert Andrews nel 2008. Secondo il rapporto del Lepanto Institute, avrebbe versato anche 2 mila dollari al Vicepresidente Usa, Joe Biden. Il quale nel 2000 votò a favore della facoltà di aborto nelle basi militari; nel 2004 votò contro l’introduzione di sanzioni penali per chi, commettendo un crimine, provocasse lesioni ad un feto; nel 2006 votò contro l’obbligo di notificare ai genitori il tentativo dei figli minorenni di abortire fuori dai confini dello Stato e contro l’introduzione nella Costituzione di un esplicito divieto per le “nozze” gay. Ciaruffoli ha inoltre donato 2.300 dollari anche al Governatore del New Mexico, Bill Richardson, politico anch’egli di nota militanza pro-aborto e gay friendly.
Certo, pare abbia paradossalmente e contraddittoriamente sostenuto anche qualche politico pro-life e pro-family, ma questo non rende Ciaruffoli adeguato a ricoprire l’incarico di presidente del Comitato per l’VIII Incontro mondiale delle Famiglie: «Indipendentemente da ciò, infatti – ha dichiarato il presidente del Lepanto Institute, Michael Hichborn, all’agenzia LifeSiteNews – è difficile immaginare una qualsiasi giustificazione» per i soldi versati ad esponenti, rivelatisi espressione della peggior politica anticristiana. Per questo Hichborn ha chiesto formalmente le sue dimissioni dall’incarico.
Sconcertante, però, il fatto che, incredibilmente ed inspiegabilmente, Kenneth Gavin, direttore dell’Ufficio Comunicazioni dell’Arcidiocesi di Philadelphia, abbia puntato l’indice non contro Ciaruffoli, bensì proprio contro il Lepanto Institute, “reo” a suo dire di non voler presentare le notizie in modo “propositivo”: «Né l’Incontro mondiale delle Famiglie, né la sua leadership sostengono Planned Parenthood – si legge nella nota diffusa – Il solo intento del Lepanto Institute è quello di creare divisione, confusione e conflitti all’interno del tessuto ecclesiale. Azioni di questa natura sono in contrasto con la tradizione della Chiesa. Il loro rapporto pertanto non deve essere tenuto in alcuna considerazione».
Una sentenza imbarazzante, specie in un’Arcidiocesi, quella di Philadelphia, guidata da un “bergogliano” doc, mons. Charles Joseph Chaput: fu lui a definire il regnante Pontefice, in occasione della sua elezione, come «la medicina di cui abbiamo bisogno come Chiesa», «la prova che Dio esiste e lavora attraverso la sua Chiesa ed i suoi leader».
L’Incontro mondiale delle Famiglie fu voluto nel 1992 da Giovanni Paolo II, che diede all’evento cadenza triennale proprio per rafforzare la sacralità dell’istituzione familiare. Fatti come quelli citati nel dossier diffuso dovrebbero indurre quanto meno ad un atteggiamento prudenziale ed a far percepire l’urgenza di una verifica. Con certe sponde curiali, però, pronte a vomitare il classico “fuoco amico” contro chi si preoccupi di tutelare la retta Dottrina, i progressisti dentro e fuori i Sacri Palazzi possono dormire sonni tranquilli. Per ora. Ma fino a quando durerà questo strano andamento? Fino a quando il Signore lo consentirà?