“Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.
Questo rispose Gesù, secondo il Vangelo di Matteo, parlando di una delle caratteristiche peculiari del cristiano: la capacità, l’impegno, a concedere il perdono a coloro che ci hanno fatto del male, per l’amore che Cristo ci ha insegnato e ci chiede di avere nei confronti del prossimo.
Molti sono i numeri che, nella Sacra Scrittura, ricorrono più volte e che hanno un significato preciso (oltre a quello meramente numerico), in quanto definiscono una certa situazione e la inquadrano sotto una prospettiva storico/spirituale pregna di valenza.
Il numero 7 è certamente uno di questi numeri e ricorre, nei vari Libri della Bibbia, moltissime volte; è sempre segno di compimento, di “opera” portata al termine, di completamento di un proponimento, di raggiungimento di un obiettivo.
Inoltre, è sempre indice di un azione divina mirata e risolutiva.
Ecco alcuni esempi: Dio creò in mondo, in un susseguirsi di giorni (“E fu sera e fu mattina”), per giungere al settimo, in cui si riposò dalle fatiche e contemplò quanto aveva creato: “E Dio vide che era cosa buona”.
Per gli ebrei -ricordiamolo- il sabato, il settimo giorno della settimana, era (ed è) sacro ed inviolabile, una giornata in cui doveva assolutamente cessare ogni attività.
Nel Libro di Giosuè, quando gli israeliti si preparavano a conquistare Gerico, parte della terra promessa, che Dio aveva destinato loro, dopo la fuga dalla schiavitù d’Egitto, si dice: “Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno, poi, girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno d’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà”.
Il numero 7, anche in questo caso, circoscrive l’opera di Dio, la esalta e la realizza.
Nel Salmo 119, si legge: “Io ti lodo sette volte al giorno per i tuoi giusti giudizi. Grande pace hanno quelli che amano la tua legge”, riferendosi al Signore, ovviamente.
Ricordiamo anche che Giuseppe, il figlio di Giacobbe, “capitato” in Egitto, dovette interpretare il sogno che continuamente tormentava il Faraone e che rappresentava 7 vacche grasse e 7 magre, riferibili (dirà Giuseppe) a 7 anni di abbondanza e a 7 anni di carestia.
Sappiamo, inoltre, che, in Palestina, ogni 7 anni, si smetteva di lavorare la terra. Quell’anno veniva chiamato “anno sabatico” (e da ciò deriva la definizione che conosciamo tutt’ora), perché si riteneva che la terra dovesse riposare. Tutto era fatto in onore di Dio e della legge di Mosè. Nell’anno sabatico, si condonavano anche i debiti e poteva essere concessa la libertà agli schiavi. Inoltre, dopo 7 volte 7 anni (quindi 49), il cinquantesimo anno era di Giubileo.
Nell’Apocalisse si parla di sette chiese, sette candelabri, sette sigilli, sette trombe, sette coppe, sette stelle, sette angeli: “Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora. Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe”. (…) I sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle”.
E non dimentichiamo che sono 7 anche gli Arcangeli (anche se solitamente se ne nominano 3), come afferma lo stesso San Raffaele Arcangelo, nel Libro di Tobia: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso alla maestà del Signore”.
E anche la chiesa ha proseguito l’ “uso” del numero 7 (traendone indicazione, ovviamente, dalla Bibbia). Sono 7 le piaghe di Gesù; sono 7 i dolori della Vergine Maria; sono 7 i doni dello Spirito Santo; sono 7 i Sacramenti, le Opere di Misericordia Corporali e Spirituali; sono 7 le virtù: 3 teologali e 4 cardinali. E non finisce qui.
Avvertiamo, però, che il significato dato ai numeri è anche sfruttato dalla cabala e, in generale, dalle pratiche del mondo dell’occulto, che ritengono il numero 7 spiritualmente potentissimo.
Già Gesù aveva insegnato che, quando uno spirito malefico lascia un uomo, può ritornare, in seguito, in compagnia di altri spiriti: “Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima”.
Il Vangelo racconta anche che furono espulsi ben 7 demoni dalla Maddalena e 7 sono anche i vizi capitali, quelli che tentano i devoti, rendendoli aridi, intrattabili, egoisti e li conducono lontani dalla grazia di Dio.
Antonella Sanicanti
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