Da decenni ormai si è abituati ad associare il femminismo con la lotta in favore della depenalizzazione dell’aborto. Le campagne femministe, infatti, sono al 99% in favore della scelta della donna in ambito di maternità, poiché secondo il punto di vista main stream del movimento per i diritti delle donne l’interruzione di gravidanza è l’emblema massimo della libertà femminile sul proprio corpo. In molti casi da ambienti pro life è stato fatto notare che ritenere l’aborto un diritto della donna è una convinzione errata poiché nell’uccidere un nascituro (e quindi nel privare del diritto alla vita un altro essere umano) non possa fondarsi un diritto individuale, ma questa posizione è stata vista come bigotta ed è stata screditata da anni di informazione scientifica che puntava a convincere gli scettici che fino ad un dato lasso di tempo non si può parlare di vita umana formata all’interno dell’utero.
Oggi ad abbracciare la visione pro life sull’aborto è anche una scrittrice maltese, Fiorella Nash, che sin dalla sua adolescenza ha lottato per i diritti delle donne, ma che allo stesso tempo sostiene il diritto alla vita. Nel suo ultimo libro, intitolato ‘The abolition of woman. How radical feminism is betraying women‘, la scrittrice fa notare le contraddizioni maturate con il tempo all’interno del movimento femminista. A suo avviso con il passare degli anni le attiviste si sono radicalizzate ed hanno perso l’obbiettivo primario del femminismo, ovvero lottare per i diritti delle donne.
Spesso, infatti, le attiviste si focalizzano su lotte minori, come quella appunto sul diritto di abortire (diritto su cui ha un’interessante visione, ma ci torneremo dopo), e si trascurano quali sono le reali ingiustizie che milioni di donne continuano a vivere ogni giorno in varie parti del mondo: “In molte parti del mondo le donne combattono ancora per i diritti più elementari, come il diritto a non essere abusate e il diritto di dare alla luce una bambina”, spiega infatti la scrittrice che poi calca ulteriormente la mano su queste mancanze: “Dov’è la loro appassionata indignazione quando le donne cinesi vengono forzatamente abortite e sterilizzate? Dov’è la loro preoccupazione per le migliaia di bambine uccise dall’aborto ogni anno perché le loro vite sono ritenute inutili semplicemente per il fatto di essere femmine? Che dire delle migliaia di donne usate come [madri] surrogate per coppie occidentali benestanti, trattate come schiave e private dei più basilari diritti umani?”.
Da questa serie di recriminazioni è facile notare come Fiorella sia maggiormente vicina al movimento pro life che non a quello femminista mainstream, ed in effetti la scrittrice è una femminista pro life, visto che da anni collabora con un’associazione in difesa del diritto di nascita chiamata ‘Spuc‘. In una recente intervista, la scrittrice ha sostenuto che l’interesse verso l’aborto del movimento femminista sia legato: “All’idea del sesso senza legami”, poiché sanno che la contraccezione non è affidabile al 100% e dunque ritengono l’aborto la misura ultima per non perdere la libertà di avere rapporti occasionali.
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Luca Scapatello
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