“Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”, così, il neo Ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, cita Gilbert Keith Chesterton, per spiegare cosa sta accadendo in questi giorni, in cui si commentano le sue lecite affermazione sulla famiglia tradizionale, e per mettere in guardia contro la galoppante dittatura del relativismo.
“Abbiamo affermato cose che pensavamo fossero normali, quasi scontate: che un Paese per crescere ha bisogno di fare figli, che la mamma si chiama mamma (e non genitore 1), che il papà si chiama papà (e non genitore 2)” e che dovranno essere i genitori naturali, una mamma e un papà, ad occuparsi dell’educazione dei bambini, che saranno il futuro del nostro Paese.
Ma l’ideologia relativistica ha risposto a tutto questo con degli insulti molto pesanti, negando ciò che è semplicemente evidente. Frasi del tipo “Caro Ministro, la famiglia è qualunque tipo d’amore” sono tuonate anche dallo schermo tv.
Forse i “relativisti”, in nome del qualunquismo con cui misurano i “fatti sociali”, dimenticano, insieme alle basilari nozioni di anatomia e biologia, che anche la Costituzione italiana, all’articolo 29, dice: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Il Ministro prosegue: “la rivolta delle élite non ci spaventa e non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico. Andiamo avanti, con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare. Lo facciamo con i tantissimi che – come Voi – ci hanno manifestato la loro solidarietà”.
E termina col citare il Santo Papa Pio X, che diceva: “Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!”.
Come lui, anche noi siamo fieri di dichiaraci cristiani e di lottare perché nessuno dimentichi che ciò che siamo è un atto d’amore del Creatore; che nessun uomo nasce o muore, crea o distrugge se non per volere di Dio.
“Mai come in questo momento battersi per la normalità è diventato un atto eroico”, conclude il Ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana.
Antonella Sanicanti