Un’immagine che colpisce più di ogni altra e lancia un messaggio: il vento della guerra non può distruggere i sogni dei più piccoli. La voglia di non sentirsi isolati dal mondo è più forte di chi sta distruggendo i loro sogni.
I bambini hanno diritto di imparare, di conoscere, di studiare. Ma non in tutte le parti del mondo è così.
Da una semplice fotografia possiamo trarne tantissime conclusioni. Questa invece ne ha soltanto una: quella di un bambino che, nonostante la guerra, vuole ricominciare a vivere, a sognare, a guardare al suo futuro, diverso dal mondo che lo circonda e con quel qualcosa in più che lo spinge a vedere anche al di là dei suoi occhi.
Un libro può aiutarlo a fare tutto questo. La foto di cui vi stiamo parlando è quella scattata dall’ingegnere libanese Rodrigues Mghames. Ritrae un bambino siriano profugo che legge il suo libro seduto su di un bidone della spazzatura.
Il piccolo si chiama Hussein, ha 10 anni ed è un profugo. Ha gli abiti sporchi e la sua condizione di vita in un Paese in guerra non gli permette di avere altro. Ma, grazie a questa foto, oggi Hussein lo conoscono tutti e in tutto il mondo.
Lui è lì, seduto su quel bidone, con la testa immersa nel suo libro. Sta volando con la fantasia, sta immaginando un mondo diverso da quello che gli è attorno ed è giusto non disturbarlo. Ma l’ingegnere libanese ha voluto, con la sua macchina fotografica, cogliere proprio quell’istante. Perché tutti i bambini del mondo hanno diritto a sognare, ad imparare, a leggere.
L’ingegnere l’ha fotografato così, per caso, appena uscito dal suo ufficio. Vede questo bambino così assorto, così immerso in quella lettura, non curante che forse quello è il posto meno “adatto” per leggere. Ma Hussein è più forte, sta più in alto di tutti. Vuole leggere, vuole sapere, vuole allontanarsi per un attimo da quel mondo crudele che gli è attorno e che l’ha costretto a fuggire dalla sua terra.
La sua storia è quella di un bambino che, attraverso il suo frugare nella spazzatura, raccatta plastica e rottami e, insieme a qualche spicciolo, aiuta la sua famiglia ad andare avanti. Forse quel libro l’ha trovato proprio scavando in quel cassonetto.
Qualcuno che non apprezza la cultura l’ha gettato via, e chi invece non può permettersela la va a cercare anche nei posti più impensati. In molte parti del mondo, la cultura è da molti rigettata: c’è chi dice che “lo studio non porta a nulla”, che “con la cultura non si va da nessuna parte”.
Ed invece, guardando attentamente la foto di questo bambino, dovremmo pensare che tutti i bambini hanno il diritto di guardare avanti, di sognare e di essere felici. Gli occhi di Hussein sono immersi nella lettura e non si sono nemmeno accorti di chi lo sta fotografando.
Forse ha voluto esser lontano dalla sua quotidianità e da quella vita povera che gli si presente e che qualcun altro ha voluto per lui. Ma non in quei minuti: ha voluto essere come tutti gli altri bambini del mondo: lontano, felice, immerso nei suoi sogni e nei suoi pensieri.
Un messaggio che serve a scuotere le coscienze di ciascuno di noi.
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