La fragilità di un essere umano è innegabile, chissà quante persone se ne sono rese conto, vivendo sulla propria pelle le tragiche morti di amici e parenti, in questi anni di estrema crisi economica: molti sono stati i suicidi per disperazione, infatti.
Forse i giovani sono i più fragili, coloro che avrebbero sperato, dopo anni di studi, di trovare finalmente il meritato impiego, quello che avrebbe fatto esplodere la loro carriera.
Invece, i licenziamenti, con o senza giusta causa, sono stati i protagonisti degli ultimi anni, sulla scena della nostra storia economico-politica: in tanti non ne hanno sopportato l’onta.
Quella bellissima e giovane ragazza che vedete nella foto si è tolta la vita, gettandosi sotto un treno, il 4 Ottobre del 2013: aveva appena perso, improvvisamente, la sua occupazione da stagista, presso un’azienda!
Sua madre Isabella, un insegnante, perché nessuno dimentichi quei tragici e evitabilissimi eventi, che hanno sottratto la vita a sua figlia, in un momento di estremo avvilimento in cui avrà, forse, pensato che vivere non fosse più un dono, ha voluto inviare una lettera ai vincitori della borsa di studio “Il Sorriso di Francesca”.
Il concorso è stato organizzato dal liceo classico “Stelluti” di Fabriano, che la giovane aveva frequentato, e mira a supportare i neodiplomati, che si affacciano al mondo del lavoro.
“Nessuna morte deve andare dispersa. Sono trascorsi quattro anni dal giorno in cui Francesca ci ha lasciati: il tempo accentua il vuoto irreparabile della sua assenza. La rivedo gioiosa, solare, aperta al dialogo seppur mite e riservata, rispettosa e educata con tutti. Un percorso scolastico proficuo, dalla maturità classica conseguita in questo Liceo, fino alla laurea in giurisprudenza, presso l’Università di Perugia, sempre con lo stesso profondo e innato interesse per lo studio.”.
“Nel mondo del lavoro non è stata per niente fortunata, pur avendo un ottimo curriculum, una sicura padronanza della lingua inglese; curriculum che ha sempre cercato di arricchire fino all’ultimo stage aziendale che l’ha portata, invece, alla morte. Certo, cominciava ad essere stanca e sfiduciata, viveva un momento delicatissimo, psicologicamente e fisicamente. Essersi sentita chiedere, quel 3 ottobre, perché non rendesse sul lavoro come prima e, alla sua risposta “Non mi sento bene”, la replica “Allora ti dobbiamo sostituire, perché abbiamo una fiera da fare” non l’hanno certo aiutata.”.
Le parole di mamma Isabella spiegano un po’ meglio l’accaduto: Francesca stava per
cedere e non ha trovato, nel suo datore di lavoro, qualcuno che potesse comprendere i suoi sforzi e assicurarle un lavoro, in un momento di impasse, che può capitare a tutti.
“La sincera e buona umanità di Francesca, la sua bella giovinezza, unite ad una seria professionalità lavorativa, sono state schiacciate sotto il peso di quelle parole: la logica del profitto e del guadagno hanno ancora una volta prevalso sul rispetto della persona. Quel giorno era tanto indignata, arrabbiata, umiliata.”.
Le domande che ci facciamo sono sempre le stesse, di fronte ad un fatto del genere: come può una società preferire il rendimento all’impegno? Dove vorrà mai dirigersi se non ad aumentare le fila dei seguaci del Dio denaro?
Ed è così che la persona diviene meno importante dei frutti che produce, il prestigio di un’azienda più rilevante della vita del lavoratore.
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