Il Papa ha rilasciato numerose intervista a giornali mondani a inizio anno. Molti si chiedono la ragione di queste intervista, e qualcuno guarda anche ai rischi.
Il Papa in pochi giorni ha parlato con giornali su cui in passato mai si sarebbe pensato di vedere in copertina un volto come quello del Pontefice, la guida della Chiesa cattolica e vicario di Cristo. Prima La Gazzetta dello Sport, il più noto giornale sportivo in Italia che ha pubblicato nel suo settimanale Sportweek l’intervista a Bergoglio in cui si parla di valori e sport, tema a lui molto caro.
Poi la “strana” copertina su Vanity Fair, strana per la semplice ragione che non è da tutti i giorni vedere un Papa nella prima pagina di una rivista di moda, fashion, insomma il centro della mondanità e del consumismo che Francesco, il papa venuto dal terzo mondo, critica con grande fervore.
D’altronde l’avevamo già visto, Bergoglio, persino su Rolling Stone, il magazine della musica “ribelle”. Infine, l’ultimo suo intervento riguarda Canale 5, emittente privata ma non certo nota per la sua programmazione particolarmente cattolica, tra Gabibbo, Veline e attacchi ai sacerdoti sul programma di Barbara D’Urso, per non parlare del varietà che comprende reality come il Grande Fratello.
Ci si chiede, quindi, il perché di tutto questo. La volontà di Francesco è quella di costruire una comunità di pace, di fraternità, di amicizia, che includa tutti, e che coinvolga quante più persone possibili attorno al messaggio evangelico e ai valori che incarna. La sua ultima enciclica, intitolata Fratelli tutti, è un messaggio più che chiaro in questa direzione.
Tuttavia, dietro questo stile comunicativo eccessivamente disinvolto, secondo alcuni audace, secondo altri al limite della spregiudicatezza, c’è chi mette in guardia da un grave rischio. Quello cioè di annacquare il messaggio senza tempo di Cristo. Che certamente non ha bisogno di adeguarsi al mondo e alle sue logiche, tutt’altro.
Dice infatti Cristo nel Vangelo di Giovanni (15,18-21): “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”.
Tuttavia il messaggio che Francesco ha voluto dare all’interno di queste intervista molto “sui generis”, è stato al contrario piuttosto chiaro. Non si supera questo duro periodo di pandemia, ha detto il Papa, avanzando da soli. Ma aprendosi all’altro. Solo così, tutti insieme, si potrà uscire migliori da questa crisi. Solo così la cultura dello scarto, dell’indifferenza, della mancata apertura al prossimo e all’Altro, con la maiuscola, potrà essere archiviata.
Parte probabilmente da questo presupposto la volontà, di certo non casuale ma sicuramente ben riflettuta, di non nominare ad esempio mai la parola Cristo all’interno della lunga intervista concessa al Tg5. Ovvero di rivolgersi non solo ai membri della Chiesa, ai credenti o ai simpatizzanti, ma proprio a tutti gli uomini di questa terra. Il suo discorso quindi si è udito che non parla di Cristo, ma che è invece impregnato di Cristo, del suo messaggio, della sua presenza.
Per questa ragione, a risuonare nello stile comunicativo di Francesco sono invece le parole di Gesù in Matteo 11:28-30. “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.
Francesco Gnagni
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