In Francia la violenza ha il volto dell’immigrazione
Paese che vai, usanza che trovi recita il detto. E questo vale sia nel bene che nel male. Occorre bilanciarlo con il proverbio opposto che insegna che “tutto il mondo è paese”. Ovvero, ci sono sia differenze che somiglianze tra nazioni, popoli e culture diverse.
Da noi in Italia la violenza sociale e politica è, almeno dal 1968, sinonimo di sinistra. Sinistra estrema, sinistra comunista, sinistra anarchica, sinistra rivoluzionaria, sinistra insurrezionalista. Comunque sinistra. Dalle Brigate Rosse al temutissimo servizio d’ordine del Partito Comunista Italiano (e perfino dello stesso Partito socialista!), da Lotta Continua a Potere Operaio, da Democrazia Proletaria sino ai centri (a)sociali di più recente memoria… E’ una lista lunga, troppo lunga per essere falsa. E la storia della Repubblica, dal dopoguerra ad oggi, non ha una linea rossa così continua di violenza e di sangue sparso come quella che ha nel comunismo storico la propria fonte ideologica e il suo simbolo più noto. Certo, si è sparato anche in nome di altri simboli e di altre logiche (basti pensare a mafia e camorra, sino al teppismo negli stadi), ma i numeri della violenza pendono piuttosto da un lato preciso. Nessun paese europeo del resto ha conosciuto una scia di sangue paragonabile a quella che in Italia arrivò al rapimento e all’uccisione di un capo del governo (Aldo Moro, sequestrato il 16 marzo 1978 e ucciso il maggio dello stesso anno).
Nella vicina e confinante Francia, c’è una violenza sociale montante, di ben altra natura, che si percepisce per la strada e che forse non ha uguale in Occidente. Nelle metropolitane di Parigi, negli stadi di Marsiglia e di Lione, nelle immense periferie urbane di molte città anche di media grandezza, si avverte un senso di insicurezza e di pericolo che è difficile rendere a chi non ne ha avuto diretta esperienza.
Oggi, il Ministero degli interni francese, ha confermato che nella sola notte di capodanno sono state date alle fiamme, senza alcuna ragione apparente, oltre 1000 automobili, esattamente 1031. Con più di 500 fermi nella lunghissima giornata-nottata di san Silvestro. In Francia tutti conoscono, anche chi finge di ignorarlo, la parte preponderante che hanno i giovani figli dell’immigrazione in queste violenze assurde e irrazionali.
Ancora più oscena è stata la violenza di gruppo, datata sempre 31.12, contro due militari a Champigny sur Marne. I due agenti erano intervenuti proprio per sedare una rissa scoppiata nei pressi di una festa di fatto riservata quasi interamente ad africani ed arabi, come ben si vede dalle immagini e dai video che girano in rete. Avvicinatisi ai luoghi della rissa, i due poliziotti, un capitano di 37 anni e una giovane collaboratrice di 25, si sono presto imbattuti in una massa inferocita di belve assetate di sangue. Il poliziotto, più esperto, è riuscito a trovare una via di fuga, anche perché ha estratto l’arma di ordinanza davanti ai teppisti. La giovane poliziotta, Laurie, è stata invece tartassata per 5 minuti, come si vede benissimo in alcuni spezzoni ripresi da un cellulare e messi sul web. Decine di ragazzi, di evidente estrazione ‘etnica’, la hanno buttata per terra, presa a calci e malmenata, fino a causarle diversi traumi. E questo, in Francia e in Belgio, ma anche in Germania e in America, capita sempre più spesso. C’è qualcosa che ricorda le violenza pseudo-rivoluzionarie dei vari gruppi eversivi degli anni ’70. Ma molto di più c’è lo sfogo e la rabbia di giovani mai cresciuti e tirati su da non-famiglie e da non-scuole: senza regole, disciplina e rispetto degli altri. Tali giovani sbandati, a volte con l’aggravante della droga, di una sessualità deviante e dell’alcolismo precoce, sono un problema sociale minimizzato da molti, ma al contrario da ben monitorare, per evitare che si allarghi a macchia d’olio.
La notizia della barbara violenza sugli agenti era stata dapprima taciuta dalle agenzie di stampa, forse per l’origine degli aggressori e per non alimentare il razzismo (secondo la logica dei benpensanti). Ma i siti della re-informazione, come vengono chiamati in Francia (tipo fdesouche, lesalonbeige, etc.), hanno fatto esplodere il caso, già nelle prime ore del 2 gennaio scorso. Così lo stesso presidente Macron ha dedicato un tweet alla vicenda, parlando di “linciaggio vile e criminale” e assicurando che gli assalitori degli agenti di sicurezza, saranno perseguiti e condannati severamente… Ciò che dicevano già François Hollande e Nicolas Sarkozy prima di lui, senza grossi risultati.
Lo stesso giorno una piccola delegazione del sindacato di polizia, vicino a Marine Le Pen, ha manifestato nelle cittadina di Champigny, per protestare contro le violenze urbane, sempre più numerose e incontenibili. E contro la magistratura, a dir poco lassista, nei confronti di certi crimini.
Cosa trarre da queste storie, ormai sempre più frequenti nell’intero Occidente? Almeno tre cose. Anzitutto, il vuoto dei giovani, stranieri o autoctoni, è abissale e senza valori si arriva alla violenza e alla trasgressione per sentirsi vivi e diventare protagonisti, in un mondo che confonde il web con un palcoscenico, e la realtà con il virtuale. Poi che il lassismo non paga, e la sicurezza è la prima libertà dell’onesto cittadino. Infine, che l’immigrazione, per non diventare una tragedia di immani proporzioni, deve essere regolamentata, controllata e gestita. Anche con il bando e l’esilio per i non assimilabili, i delinquenti e i parassiti.
Antonio Fiori