Sta andando in scena in queste ore un duro braccio di ferro tra Francia e Turchia. Protagonisti, il presidente francese Macron e il turco Erdogan.
In gioco ci sono forti interessi geopolitici, legati a Grecia, Armenia e Libia. I fronti caldi, infatti, sono molti. La Turchia vuole espandersi nel Mediterraneo Orientale, e la Francia sostiene la Grecia che gli si oppone.
Come accade anche in Armenia, dove i francesi sostengono gli armeni mentre la Turchia appoggia gli avversari azeri. Lo stesso in Libia, dove il presidente francese Macron sta con il generale Khalifa Haftar che ha subito l’intervento dei militari turchi.
Lo scontro però, a prima vista, avviene sul piano di religione. La verità, però, è che l’islam e il dibattito sulla libertà religiosa non è altro che un pretesto per mire di potere e ambizione. Tuttavia la questione chiama in causa anche la laicità della Francia, e in particolare la distanza da una realtà come quella dell’islam politico e fondamentalista che ben poco hanno a che fare con le storia e la tradizione europea, e l’idea di Europa che si vuole portare avanti nei prossimi anni.
La tensione tra i due Paesi è esplosa dopo che Macron ha pronunciato il discorso di commemorazione del professor Samuel Paty, decapitato da un terrorista ceceno dopo avere mostrato in classe una vignetta satirica contro l’islam.
“Non rinunceremo alle vignette, anche se altri indietreggiano, perchè in Francia i Lumi non si spengono, la nostra è una storia di lotta contro tirannie e fanatismi. Andremo avanti”, ha detto Macron.
La risposta di Erdogan è stata ben pesante. L’aspirante neo-sultano ha consigliato al francese “cure psichiatriche per i suoi problemi mentali”. Nel frattempo, ha chiesto ai turchi di non comprare prodotti francesi. Non pago, Erdogan ha sostenuto con fare vittimistico che “i musulmani in Europa sono soggetti a una campagna di linciaggio come gli ebrei prima della Seconda guerra mondiale”.
La sostanza è che Erdogan accusa i governi europei di essere “fascisti” e “nazisti”, rei di propagare un’ostilità contro i musulmani ovunque. In conclusione, ha terminato il suo discorso parlando di “persecuzione dei musulmani in Francia”. Erdogan forse dimentica, o fa finta di dimenticare, le persecuzioni, quelle vere, subite dai cristiani in molti Paesi nel mondo.
I cristiani in Medio Oriente e in Africa, ad esempio, vengono messi alla gogna, a volte lapidati, altre torturate. Il caso di Asia Bibi in Pakistan è uno tra i tanti ma è esemplare. Quelle sono vere persecuzioni, mentre in realtà difficilmente in Europa un musulmano possa subire violenze che vadano oltre una vignetta satirica e irriverente, ma tutto sommato colorata e ironica.
Il professore francese è stato brutalmente decapitato per avere mostrato una di queste immagini. Erdogan avrebbe il coraggio di affermare che si tratta di un contesto in cui i musulmani sarebbero perseguitati? Il professore voleva parlare con i loro studenti di libertà. Ma è stato barbaramente ucciso.
A Parigi ci sono moltissime aree della periferia – la famosa “banlieues” – che ormai è fuori da ogni controllo da parte delle forze delle ordine. Ci sono interi quartieri e strade in cui la polizia francese fa addirittura fatica ad entrare. In queste zone della Francia, a volte, in segreto, si applica la sharia, la legge islamica centrata sulla violenza fisica verso gli “infedeli”.
Qualcosa, cioè, di totalmente estraneo alla democrazia di qualsiasi paese europeo, come anche alla cultura europea, che al contrario si fonda, come spiegava Ratzinger durante il famoso discorso di Ratisbona, sull’incontro tra cultura greca, diritto romano e fede cristiana.
Giovanni Bernardi
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