I Frutti Visti a Medjugorje sono Miracoli Reali del nostro Tempo! 5° Giorno

Quinto giorno 28/5/2016: L’ultimo sabato di questo straordinario mese di maggio è iniziato con la visita alla Comunità Mariana Oasi della Pace di Medjugorje, che io conosco molto bene, dato che in Italia ho frequentato le comunità di Deliceto in Puglia, di Ossuna in Sardegna e la casa madre di Passo Corese in provincia di Rieti. Giunto in questo luogo autentico di pace, posto ai piedi del monte Krizevac in compagnia di altri pellegrini, una suora ci ha accolti con gioia e ci ha spiegato i vari carismi della comunità. “Nell’immaginario biblico, l’Oasi, dall’epoca dei patriarchi fino al tempo di Gesù, non è soltanto il luogo in cui il beduino faceva  sosta per attingere acqua e rinfrescarsi dalla calura del deserto circostante.”- ha cosi affermato la suora della comunità-“ Essa è anche la “dimora” (Is 32,18) in cui, a partire dal dono essenziale dell’acqua, rinasce la vita, la cultura, la stessa socialità umana. È questo l’ideale biblico che le nostre comunità, chiamate appunto “Oasi di pace”, cercano di incarnare: in esse la dimensione contemplativa permette a chiunque di attingere forza in Dio (cf. Ef 6,10), “sorgente d’Acqua viva” (Ger 2,13); di qui, però, nasce anche un clima di fraternità, uno dei maggiori carismi. Le nostre Oasi si compongono di fratelli e sorelle celibi e di fratelli presbiteri, tutti consacrati con i tradizionali voti di castità, povertà e obbedienza e con un quarto voto specifico di essere pace e di intercedere per la pace della Chiesa e dell’umanità. Condividiamo una vita semplice, scandita dalla preghiera, dall’adorazione del SS. Sacramento, dal lavoro, dallo studio, in uno spirito di famiglia. Prioritario, in forza del voto di intercessione per la pace, è il ruolo della preghiera personale e comunitaria. La pace è pienezza, è relazione adeguata con noi stessi e con quanto ci circonda, è l’armonia necessaria. Ma la pace è anzitutto riconciliazione con Dio: Gesù, il Crocifisso-Risorto, “è la nostra pace” (Ef 2,14), poiché ci ha arricchiti del sapore di una pace diversa da quella che il mondo può offrire (Gv 14,27). È questa la pace che vogliamo implorare, costruire, diffondere.  Per questo ci impegniamo primariamente nell’intercessione per la pace, facendo della nostra stessa vita, nella sua ordinarietà, un luogo di impetrazione, di riconciliazione, di gioiosa penitenza, di solidarietà con chi soffre, inconsapevole, la lontananza dal Dio della Pace (Gdc 6,24).  Implorato e sofferto, il dono della pace va anche condiviso, per rimanere tale, puramente dono. La pace si traduce allora in un cuore che accoglie, maternamente, le povertà spirituali del nostro tempo e se ne fa carico, oppure le raggiunge attraverso alcuni gesti espliciti di missionarietà, di testimonianza, di evangelizzazione. L’intercessione, l’espiazione e l’accoglienza costituiscono così l’abc del nostro carisma, lo definiscono appieno come partecipazione alla sollecitudine materna di Maria per un mondo bisognoso di pace, di vino nuovo, di una rinnovata Pentecoste. Il lavoro, concepito come fattiva collaborazione con la Divina Provvidenza (Mt 6,24-34), si esprime tanto sul piano manuale che intellettuale. Avvertiamo tuttavia come impegno primario quello dell’accoglienza e dell’accompagnamento di quanti giungono alle nostri Oasi, moderni beduini del deserto del mondo, in cerca di pace, di se stessi, di Dio. Siamo una comunità la cui vocazione è vivere il ministero e il voto di intercessione per la Pace per il rinnovamento spirituale della Chiesa e la conversione e la riconciliazione di ogni uomo con Dio. Il nostro ministero di intercessione richiede di essere comunità gradite a Dio allo scopo di poter stare in mezzo tra Dio e l’umanità e cosi ottenere da Lui le grazie necessarie per la salvezza e la pace del mondo. La nostra vita comunitaria si fonda sull’intensa comunione che nasce e si rinnova continuamente nell’Eucaristia, celebrata e adorata, che fa di ogni nostra casa, oltre che un tabernacolo vivente, anche una continuazione del primitivo cenacolo di Gerusalemme, guidato da Maria, in attesa di una rinnovata Pentecoste.
Lo spirito contemplativo custodito dal clima di silenzio, la celebrazione del Sacrificio Eucaristico e della Liturgia delle Ore, la preghiera comunitaria che si prolunga nell’adorazione personale al SS. Sacramento e nella meditazione delle Sacre Scritture diventano educazione alla conoscenza profonda e viva di Cristo e di Maria, come pure cammino di intimità e di unione personale con Dio e di amore alla Chiesa (cf RG 225).Maestra di vita spirituale, educatrice alla preghiera del cuore è Maria, la madre di Gesù. Da lei apprendiamo il silenzio, che impregnava le sue giornate nella casa di Nazareth; da lei e con lei apprendiamo la profondità della contemplazione, per implorare il dono dello Spirito, il dono della pace, come fece la prima comunità cristiana radunata intorno a lei nella “stanza superiore” (At 2,13), il cenacolo di Gerusalemme. Da lei apprendiamo incessantemente quelle virtù che fanno di ogni nostra Oasi un autentico spazio di incontro, di comunione, di vita fraterna. A lei vogliamo sempre più conformarci: Maria, infatti, è per noi irrinunciabile punto di riferimento per l’intera nostra esistenza. Maria, che presso la Croce di Gesù è diventata Mare della Chiesa e Madre dell’umanità, chiede la nostra collaborazione per salvare tanti fratelli e sorelle in cerca di Pace. Abbandonandoci a Lei, non vogliamo trattenere per noi il dono ricevuto. Con gioia dichiariamo la nostra disponibilità totale perché la Regina della pace ci usi come suoi strumenti per il compimento del Piano salvifico del Padre, con la testimonianza e il sacrificio delle nostre vite per la salvezza del mondo.  All’origine della nostra storia stanno gli eventi della nota cittadina bosniaca di Medjugorje. Toccati dall’incontro con la Regina della pace, alcuni giovani vollero tradurre in uno stile di vita consacrata il messaggio di preghiera, di penitenza, di conversione, il messaggio di semplicità e di pace che “la Gospa” andava ripetendo nelle sue apparizioni. Maria, per così dire, “li aveva incontrati” ad un crocicchio della vita e li aveva portati all’autore della pace, Gesù vivo nella sua Chiesa. Era l’anno 1987. Le aspirazioni dei primi fratelli e delle prime sorelle furono raccolte dal sacerdote passionista p. Gianni Sgreva. Così, il 25 marzo 1987, la Comunità Mariana – Oasi della Pace divenne una realtà giuridica. La prima casa fu aperta il 18 maggio dello stesso anno a Priabona (Vicenza – Italia). Presso la diocesi di Sabina-Poggio Mirteto (Rieti – Italia) si ottenne il primo riconoscimento ecclesiastico (25 dicembre 1990), sancito in modo definitivo il 5 febbraio 1999 con l’erezione della stessa comunità ad Associazione Pubblica di fedeli in vista di divenire Istituto di Vita Consacrata. Composta da fratelli e sorelle di ogni parte del mondo, la comunità è oggi presente in Italia, Camerun e Brasile. Inserita nel contesto diocesano, ogni singola Oasi è centro di spiritualità e di cultura”. Nel concludere il suo interessante discorso sulla comunità, la suora ha fatto infine riferimento alla straordinaria opera d Gesu’ in croce e sofferente, donata alla comunità da parte dell’artista olandese Tony Grassen, il quale, dopo approfonditi studi realizzati sulla Sacra Sindone e sugli scritti di Maria Valtorta, ha riprodotto con realismo, mediante materiali particolari, l’immagine sfigurata di Cristo, a causa dei nostri innumerevoli peccati.

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Nel corso del pomeriggio, sempre con un gruppo di pellegrini proveniente da Napoli, ho visitato la comunità cenacolo di suor Elvira, uno dei frutti eccezionali e commoventi di Medjugorje. Grazie alla fede, al coraggio, all’audacia e all’impegno di questa umile “matita” di Dio, simile alla beata Teresa di Calcutta, che sarà canonizzata da Papa Francesco il prossimo 4 settembre 2016,  il Signore, per intercessione della sua Santissima Madre, ha salvato migliaia di giovani dal tunnel buio della droga, restituendo speranza e dignità a tutti loro. Ecco in sintesi la storia di questa meravigliosa comunità, uno dei capolavori di Dio in questo Paradiso, proiettata in uno splendido video prima delle testimonianze dei ragazzi, che mi ha particolarmente commosso. Il 16 luglio 1983, giorno in cui la Chiesa fa memoria della Madonna del Carmine, in una casa diroccata e abbandonata messa a disposizione dal Comune sulla collina di Saluzzo (CN), una cittadina in provincia di Cuneo (Piemonte), suor Elvira Petrozzi, conosciuta oggi come Madre Elvira, diede inizio alla Comunità Cenacolo. Fu una risposta della tenerezza di Dio all’urlo di disperazione di tanti giovani smarriti, ingannati e delusi, che cercavano la gioia di vivere e il vero senso dell’esistenza nelle false luci del mondo. Nacque cosi un luogo di accoglienza, di amore e di servizio alla vita che negli anni è divenuto fonte di speranza e di risurrezione per tante persone perse nel mondo delle tenebre, tristi, emarginate, disperate, drogate.  Madre Elvira inizio’ pensando di aprire una casa, ma come sempre i progetti del cuore di Dio si rivelarano più ampi di quelli degli uomini: i giovani giungevano da ogni parte chiedendo di essere accolti per risorgere a vita nuova, e così le case della Comunità Cenacolo, chiamate fraternità, negli anni si moltiplicarono prima in Italia, quindi in Europa e poi in altre terre. Attualmente sono 61, presenti in 18 paesi del mondo (Italia 21 fraternità; Austria 1; Bosnia Erzegovina 2; Croazia 8; Francia 4; Inghilterra 1; Irlanda 1; Polonia 3; Portogallo 1; Slovenia 1; Slovacchia 1; Spagna 2; Stati Uniti 4; Argentina 2; Brasile 5; Messico 1; Perù 2; Africa-Liberia 1).  Nelle fraternità dell’Europa e del Nord America sono accolte migliaia di persone, tra le quali molti giovani, spesso con alle spalle un profondo disagio esistenziale ma con nel cuore il desiderio di ritrovare la vita vera attraverso il cammino comunitario.  In America Latina la Comunità, oltre ad alcune comunità per i giovani disagiati, sono nate diverse missioni per l’accoglienza dei bambini di strada orfani e abbandonati.  In Africa è nata da qualche anno la nostra prima missione per bambini orfani in Liberia. Nei luoghi dove la mano della Divina Provvidenza ci guida desideriamo essere una piccola ma significativa luce nel mondo delle tenebre, una speranza che rinasce, una testimonianza vivente che la morte non ha l’ultima parola. Nel corso degli anni, affascinati dallo stile di vita, di fede, di condivisione e di servizio vissuti nella Comunità, si sono uniti a Madre Elvira giovani volontari, laici, famiglie, fratelli (tra i quali alcuni sacerdoti) e sorelle consacrate, che vivono e si dedicano a tempo pieno e nella totale gratuità a servizio di quest’opera, condividendo la loro vita insieme alle persone accolte, in un cammino fraterno “dalle tenebre alla Luce” che porta alla riscoperta della gioia della fede, della bellezza della vita e della vera libertà. La Comunità Cenacolo è stata riconosciuta nella Chiesa, presso il Pontificio Consiglio per i Laici, come Associazione Privata Internazionale di Fedeli. Madre Elvira ripete spesso che “… siamo noi i primi testimoni di un miracolo di Dio mai pensato né programmato a tavolino, che ci supera e ci sorprende, di cui per grazia siamo partecipi”.  La Comunità desidera non solo essere un luogo di recupero e di assistenza sociale, ma una “scuola di vita”, una “grande famiglia” dove la persona accolta possa sentirsi “a casa” e ritrovare così la propria dignità, la guarigione delle ferite, la pace nel cuore, la gioia di vivere e il desiderio di amare.  A coloro che bussano alle nostre porte viene proposto uno stile di vita comunitaria semplice e familiare: l’accoglienza gratuita come segno di amore vero; l’amicizia sincera come fondamento dei rapporti umani e dell’amore fraterno; la riscoperta del lavoro vissuto come dono e impegno per maturare nelle responsabilità della vita; la preghiera e la fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, come risposta al bisogno di amore infinito che abita il cuore umano. Crediamo che la vita cristiana, nella sua pienezza, sia la risposta vera ad ogni inquietudine del cuore, e che solo Colui che ha creato l’uomo può ricostruire il suo cuore smarrito e ferito da esperienze che lo hanno illuso, ingannato e deluso.  La vera forza della Comunità vuole essere l’Amore che si fa accoglienza gratuita, servizio gioioso, condivisione sincera, educazione esigente, quell’Amore che nasce dalla Croce di Cristo e che “dà la vita ai morti, la libertà ai prigionieri, la vista ai ciechi“.
Viviamo, fin dall’inizio, l’abbandono fiducioso alla Divina Provvidenza che si manifesta attraverso il nostro impegno quotidiano e mediante piccoli e grandi gesti di bontà e di generosità di tante persone che credono nella nostra proposta di vita e di fede. 
Dopo aver visionato questo esaustivo e meraviglioso video sulla Comunità Cenacolo, ho ascoltato due commoventi testimonianze di due ragazzi che, grazie all’aiuto di Dio e della sua Santissima Madre, attraverso la fede e il coraggio di suor Elvira, hanno riscoperto la bellezza della vita.”Al’età di 18 anni, iniziai a drogarmi”- ha cosi affermato Lorenzo-“nella droga, avevo trovato un amico, che mi faceva dimenticare tutto. In casa, non vi era un clima di serenità e tutto cio’ determino’ la mia dipendenza dalla droga. Non volevo soffrire nella mia vita. Ho rubato e spacciato. Il male mi aveva reso schiavo. Ora posso dire con certezza che non bisogna mai perdere la speranza. Non volevo assolutamente entrare in comunità, in quanto lo ritenevo il luogo dei falliti. Avevo tutto, ma in realtà non avevo niente. Una volta giunto in comunità, sono scappato tre  volte, in quanto non volevo assolutamente diventare un uomo. Molti ragazzi della comunità hanno pregato di notte per la mia conversione ed è avvenuto il miracolo, grazie alla potenza dell’adorazione notturna”. “La mia vita è stata una disgrazia.”- ha cosi invece sottolineato Alfredo, un altro giovane della comunità-“Sin da bambino, ho frequentato ambienti camorristici. Fin dall’età di otto anni, facevo uso di cocaina, tanto da essere arrestato per ricettazione e spaccio e trascorsi quindi due anni in riformatorio. Da quel luogo, usci’ piu’ cattivo di prima. Non volevo stare con mia madre e, quindi, decisi di scappare da casa e iniziai a girare il mondo. Scelsi addirittura di convertirmi all’induismo. Giunsi a pesare 40 kg, ero la morte che camminava. E’ veramente un miracolo che sono ancora vivo. Uscire dalla dipendenza dall’eroina è stato difficilissimo. Le crisi di astinenza sono state terribili. Ho avuto tre figli meravigliosi da tossico. Il Signore e’ veramente misericordioso e considera il bene che potrai fare, al di là del male che hai commesso. In seguito, ebbi un segnale da parte di uno dei miei tre figli di lasciare la mia casa, in quanto non portavo serenità e pace nelle loro vite. Arrivai quindi alla comunità cenacolo, dove la mia vita è cambiata radicalmente. Una donna straordinaria come suor Elvira ha contribuito a dare la svolta positiva alla mia esistenza.  Gesu’ ha salvato la mia vita dalle tenebre della morte”.

Gianluca Martone

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