L’eccesso di zelo nei controlli ha portato nelle scorse settimane a fatti inaccettabili, come le intromissioni in diverse chiese italiane. Anche nei funerali.
Comportamenti che tuttavia, stridono pesantemente con notizie come quelle di Campobasso, in cui una famiglia rom ha celebrato un funerali con decine di partecipanti che si consolavano abbracciandosi, facendo purtroppo tragicamente ripartire il numero dei contagi.
La legge non è uguale per tutti?
Il sospetto è che talvolta ci sia una disparità di trattamento, che insomma la legge, in fondo, non è proprio uguale per tutti. L’ultima notizia ad esempio arriva da Lecce, emblema di come di fronte alla misure di sicurezza si decida in maniera spesso arbitraria, e talvolta ingiustificata, di fermare chi ci aggrada di fermare.
Nella città salentina una vigilessa ha fatto irruzione all’improvviso in una chiesa mentre si stava celebrando il funerale di una donna di 32 anni, chiedendo, in maniera oltre che altamente volgare anche illegittima, i nomi dei partecipanti. Un fatto che ha dell’incredibile ma che è accaduto veramente, scatenando la furia dei parenti e degli amici della ragazza defunta.
La rabbia della mamma della ragazza defunta
La madre della trentaduenne lo ha gridato a gran voce: “inaccettabile persecuzione”. Così la donna ha deciso anche di scrivere una lettera di fuoco al sindaco di Lecce. “Non è accettabile che avvenga tutta questa persecuzione durante la celebrazione della messa del funerale di mia figlia Silvia che ha già dovuto sopportare in vita atroci sofferenze e non trovare pace nemmeno nel cimitero durante il suo ultimo saluto da parte dei congiunti “, ha scritto la donna.
“Che educatamente erano a 3-4 metri uno dall’altro all’aperto. Continuare imperterrita a disturbare per chiedere nome e cognome col taccuino in mano mentre il dolore per la perdita della figlia ti attanaglia è veramente deplorevole e squallido”.
Funerali e irruzioni. La lettera inviata al sindaco
Una situazione che ha mandato su tutte le furie la mamma che voleva dare in santa pace il suo ultimo saluto alla figlia defunta, e si è vista interrotta da un’azione arbitraria di una vigilessa che si è sentita di fare rispettare la giustizia alla sua maniera.
“Vengo dal cimitero di Bologna dove mia figlia è morta e nonostante si celebrassero i funerali nessun vigile a Bologna si è mai permesso di assumere atteggiamenti da campo di concentramento, anzi se si avvicinavano era solo per dare le condoglianze e ricordare le distanze”, scrive ancora la mamma.
Nemmeno questione di regole, ma di educazione
“Allora credo signor Sindaco che la prima cosa che manca a questa vigilessa non sono l’apprendimento delle regole del Decreto, ma le basi più elementari della buona educazione, del rispetto del dolore atroce per la perdita di una figlia, del rispetto per la celebrazione funebre e poi non può avere libero arbitrio di modificare le regole a suo piacimento”, è la conclusione della lettera.
Una considerazione perciò che si pone ogni cittadino di buon senso, vista la disparità di trattamento che troppo spesso abbiamo visto sulle cronache di tutti i giorni. Differenze di ogni genere, tra categorie di persone, di lavoratori, di attività. Spesso tra le regioni, tra le città, le zone d’Italia. In maniera del tutto arbitraria allo scopo di fare rispettare regole scritte male e, inevitabilmente, comprese ancora peggio.
Se la pandemia fosse stata al sud, sarebbe stato lo stesso?
A questo proposito, è illuminante il commento della giornalista Selvaggia Lucarelli, che ha affidato al social network Twitter. “Credo si possa dire con un certo margine di sicurezza che se i contagi fossero rimasti alti in Molise e in Basilicata anziché in Lombardia e in Piemonte, col cavolo che il resto d’Italia sarebbe rimasto bloccato ad aspettarli”, ha scritto in maniera pungente, commentando le norme scelte dal governo per la fase due.
Tutto ciò perché quando le regole sono scritte male, in maniera confusa, arbitraria, e per niente chiara, inevitabilmente saranno applicate ancora peggio. E allora si crea un pesante problema di giustizia, in cui uno non vale uno, ma le sanzioni, i controlli e le punizioni verranno applicate in base all’arbitrio dei controllori.
Per cui un funerale va bene e un’altro no, una regione deve chiudere sia se è in pericolo sia se non lo è. Un medico viene multato ma uno spacciatore può fare quello che vuole. Questa non è giustizia, ma una sua vergognosa degenerazione.
Giovanni Bernardi
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