Una bellissima storia di fede, arriva dal giovane asso del Real Madrid che mostra con spontaneità di credere in Dio e nel valore della famiglia.
A dimostrazione, una volta di più, che il dorato mondo del pallone non è frequentato soltanto da divi capricciosi ma anche da chi non dimentica di ringraziare il Creatore e la sua Provvidenza.
Come pochi sport il calcio sa regalare momenti di assoluta imprevedibilità. Del resto la palla, strumento principe del football, è sì eterno simbolo di perfezione e compiutezza; ma è anche l’imprevedibilità stessa: rotolando a destra e a manca non si sa mai bene dove voglia andare a parare (o a farsi parare).
Basta un nonnulla impercettibile, infatti, per deviare anche il tiro tecnicamente più azzeccato, anche il capriccio di una zolla può trasformare la vittoria in una cocente delusione e viceversa. Come a ricordare a tutti i giocatori che, in fondo, la vittoria è pur sempre un dono divino e che la partita, come la vita, non è altro che un teo-dramma. Una storia scritta da Dio dove ognuno deve giocare nel ruolo che gli è stato assegnato: chi portiere, chi terzino, chi numero dieci, chi allenatore, ecc.
È anche vero che tutto ciò che fa da contorno oggi al mondo del calcio – business, profitti, pubblicità, competizione sfrenata, corruzione – trascina invece con forza verso la direzione opposta: quella dell’ego-dramma, dove è l’io a fare le parti di Dio decidendo da sé ruolo, schema, strategia per essere vincenti nelle vita.
Il calcio, un mondo pieno di sorprese e eccezioni
Inutile dire che a trionfare al giorno d’oggi è, almeno all’apparenza, il secondo dei due schemi. L’ego impazza ovunque e il mondo del calcio non fa certo eccezione a questa regola generale.
Ma la regola generale non sarebbe tale se non ci fossero, appunto, eccezioni alla regola. Non ne mancano di certo nel calcio e abbiamo più volte parlato di grandi campioni che non hanno mai nascosto la loro fede, a cominciare da Sinisa Mihajlovic e dai suoi grandi amici e ex compagni di squadra Roberto Mancini e Gianluca Vialli.
L’asso del Real che crede in Dio
Un altro campione abituato a seminare come birilli avversari e cliché è una delle frecce più letali nell’arco delle merengues. Nel 2022 un suo gol ha dato la vittoria ai Blancos nella finale di Champions League contro il Liverpool. E se quest’anno il Real Madrid ha saputo tenere testa – quantomeno all’andata – alla temibile corazzata del Manchester City è stato grazie a un suo destro fulminante che, almeno per poco, aveva illuso il Bernabeu.
Parliamo, avrete capito, del brasiliano Vinicius Junior. A dispetto dei suoi 22 anni è l’astro nascente e il trascinatore del Real. E molti segnali stanno lì ad indicarlo come colui che potrebbe prendere il posto lasciato vacante nel cuore dei tifosi madridisti dall’addio di Cristiano Ronaldo.
Ma le sorprese Vinicius non le riserva solo ai difensori delle squadre rivali, spesso frastornati dai suoi dribbling ubriacanti e dalla sua velocità. Già, perché il giovane asso carioca, cresciuto nella favela di Sao Gonçalo, una delle più povere e pericolose di Rio de Janeiro, non si è mai vergognato di essere stato educato nella fede cattolica.
Lo ha ricordato in una intervista rilasciata al quotidiano Marca dove, tra le altre cose, ha sottolineato di non essere superstizioso. Per il semplice motivo che lui, Vincius, crede in Dio. Per lui il Signore non è un optional: è «tutto», ha risposto al giornalista.
Un giovane campione che twitta pensieri controcorrente
Spesso sui social Vinicius ha citato la Bibbia per dare voce al suo stato d’animo in momenti particolari della sua ancor breve carriera. Così ad esempio quando un infortunio lo costrinse a stare lontano dai campi di gioco per due mesi pubblicò su Twitter un passo di Isaia: «Non ho timore, perché Io sono con te, non sia angustiato il tuo cuore perché io sono il tuo Dio. Ti fortifico, ti aiuto, ti sostengo con la mia destra vittoriosa».
In altre occasioni è stata la volta del libro di Giosuè: «Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non aver paura e non sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo Dio, è con te dovunque tu vada».
La giovane stella brasiliana ha ringraziato Dio, esprimendogli la propria gratitudine, anche in momenti più felici. Come in occasione della visita medica che suggellò il suo passaggio dal Flamengo al Real Madrid («Caro Dio, grazie per avermi ascoltato, per avermi protetto e perché fai di tutto per vedermi sorridere»). Ma anche davanti ai media, dopo essere ritornato al gol dopo diverso tempo: «Molto contento per il gol e per aver aiutato la squadra. Gloria a Dio per tutto!».
Il senso di Vinicius per la famiglia
Un altro pilastro di Vinicius – altro messaggio controcorrente rispetto agli idoli di oggi – è la sua famiglia. A trasmettergli la fede sono stati proprio i genitori, che lo hanno seguito a Madrid. È con loro, i suoi tre fratelli, la nipotina e lo zio che condivide la casa il talentuoso attaccante del Real Madrid.
Un bell’esempio quello di Vinicius Junior, che mostra come una fede ben radicata possa tenere lontani dagli scandali che non hanno mancato di coinvolgere anche stelle di primo piano del club madrileno.